L’Australia vieta DeepSeek sui dispositivi governativi: rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

L’Australia ha deciso di vietare l’uso di DeepSeek, un’applicazione di intelligenza artificiale sviluppata in Cina, su tutti i dispositivi governativi, definendola un “rischio inaccettabile” per la sicurezza nazionale. La decisione arriva in un contesto di crescente preoccupazione internazionale per la protezione dei dati sensibili e per le potenziali vulnerabilità legate all’uso di tecnologie sviluppate in paesi considerati rivali strategici.

L’Australia vieta DeepSeek sui dispositivi governativi: rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale

Il divieto è stato annunciato dal governo australiano, che ha espresso preoccupazioni riguardo alla protezione delle informazioni riservate gestite dalle istituzioni pubbliche. DeepSeek, sviluppata da un’azienda cinese specializzata in intelligenza artificiale, è un’applicazione avanzata progettata per generare testo, analizzare dati e interagire con gli utenti in modo simile a chatbot come ChatGPT. Tuttavia, l’introduzione di tale tecnologia nei dispositivi governativi ha sollevato interrogativi sulla possibilità che i dati elaborati possano essere accessibili da entità straniere.

Secondo le autorità australiane, l’applicazione potrebbe rappresentare un punto di vulnerabilità per la cybersicurezza del paese, poiché non si può escludere che le informazioni fornite dagli utenti possano essere archiviate o condivise con terze parti, compreso il governo cinese. Questo timore è in linea con le preoccupazioni già espresse da altri paesi occidentali in merito alle applicazioni sviluppate da aziende cinesi, che in alcuni casi sono state accusate di avere legami con Pechino.

Il divieto di DeepSeek si inserisce in una più ampia strategia australiana di protezione delle infrastrutture digitali e della sicurezza nazionale, già messa in atto con misure restrittive contro altre applicazioni e dispositivi tecnologici di provenienza cinese. In particolare, negli ultimi anni l’Australia ha imposto restrizioni su piattaforme come TikTok e ha escluso aziende cinesi come Huawei e ZTE dalle proprie reti di telecomunicazione 5G, temendo possibili minacce alla sicurezza.

Un precedente che segue altre restrizioni su tecnologia cinese
Non è la prima volta che l’Australia prende provvedimenti del genere. Negli ultimi anni, diversi paesi occidentali hanno adottato misure restrittive nei confronti di software e dispositivi tecnologici prodotti da aziende cinesi. Le tensioni tra Australia e Cina sono aumentate soprattutto dopo la decisione di Canberra di escludere Huawei dal proprio mercato delle telecomunicazioni nel 2018, una scelta che ha portato a una serie di ritorsioni commerciali da parte di Pechino.

In questo contesto, il governo australiano ha adottato un approccio sempre più prudente rispetto all’integrazione di tecnologie straniere nei propri sistemi informatici, specialmente quando si tratta di settori sensibili come quello governativo. Anche altri paesi, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada, hanno recentemente introdotto restrizioni su software e dispositivi sviluppati in Cina, citando rischi simili legati alla cybersicurezza e alla protezione dei dati.

Implicazioni geopolitiche e tensioni con la Cina
La decisione dell’Australia potrebbe aumentare le tensioni diplomatiche con la Cina, in un periodo in cui le relazioni bilaterali sono già tese a causa di dispute commerciali, divergenze politiche e questioni strategiche nella regione dell’Indo-Pacifico. Pechino non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla questione, ma in passato ha sempre respinto le accuse di spionaggio nei confronti delle sue aziende tecnologiche, definendo le restrizioni occidentali come misure discriminatorie e protezionistiche.

L’episodio riflette inoltre l’escalation della competizione tecnologica tra Occidente e Cina, con i governi sempre più attenti a regolamentare l’uso delle nuove tecnologie per proteggere le proprie infrastrutture digitali. Il caso di DeepSeek potrebbe rappresentare un ulteriore punto di attrito nelle già delicate relazioni tra Australia e Cina, con possibili ripercussioni anche su altri settori della cooperazione bilaterale.

Il futuro della cybersicurezza in Australia
Il divieto di DeepSeek è solo una delle misure che il governo australiano sta considerando per rafforzare la propria strategia di cybersicurezza. Non è ancora chiaro se il divieto verrà esteso anche ai dispositivi personali dei dipendenti pubblici, ma le autorità stanno monitorando attentamente lo sviluppo delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e il loro impatto sulla sicurezza nazionale.

Nel frattempo, l’Australia sta investendo in programmi di sicurezza informatica per ridurre la dipendenza da tecnologie straniere e sviluppare soluzioni nazionali affidabili. Questo approccio è in linea con quello adottato da altri paesi occidentali, che stanno cercando di creare un ecosistema tecnologico più sicuro e indipendente, riducendo l’influenza di aziende cinesi nei settori strategici.

Il caso DeepSeek evidenzia come la sicurezza informatica sia diventata un elemento sempre più centrale nelle relazioni internazionali, con i governi chiamati a trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e protezione dei dati sensibili. Il futuro della governance digitale sarà probabilmente segnato da un crescente controllo sull’uso delle tecnologie emergenti, con implicazioni significative per la geopolitica globale.

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