Decreto Flussi: Emergency accusa il governo di ostacolare le tutele e il lavoro umanitario

- di: Barbara Leone
 
Il Decreto Flussi, attualmente in discussione alla Camera, sta sollevando forti critiche, in particolare da parte di Emergency, che denuncia un approccio punitivo e inadeguato alla gestione del fenomeno migratorio. In una nota, l’organizzazione non governativa accusa il governo di trattare la migrazione come un’emergenza da respingere piuttosto che come un fenomeno sociale strutturale da regolare in modo equo.

Emergency accusa il governo di ostacolare le tutele e il lavoro umanitario

“Il Decreto Flussi è l’ennesimo pessimo intervento sul tema”, afferma Emergency. Secondo l’Ong, il provvedimento, pur presentandosi come un tentativo di migliorare i meccanismi legati al “click day”, ai permessi per i lavoratori stranieri e alle procedure per la domanda di asilo, introduce misure che complicheranno ulteriormente il lavoro delle Ong impegnate nel Mediterraneo centrale nelle attività di ricerca e soccorso (SAR) e limiteranno le tutele per i migranti.

Tra le misure più controverse introdotte dal decreto, Emergency evidenzia innanzitutto l’obbligo per i richiedenti asilo di collaborare nell’accertamento della loro identità, con un conseguente irrigidimento delle procedure di identificazione. Ed ancora: la riduzione delle tempistiche per fare ricorso in caso di diniego della protezione internazionale, abbassando il limite da 60 a soli 10 giorni. Critiche anche sulle procedure accelerate di frontiera, che rendono più semplice il trattenimento dei richiedenti asilo, e sulle nuove norme che ostacolano i ricongiungimenti familiari. Una misura particolarmente preoccupante per Emergency riguarda poi la competenza sulla convalida del trattenimento dei migranti, che viene sottratta alle sezioni specializzate in immigrazione dei tribunali civili per essere affidata alle corti d’appello. Queste, già sovraccariche, rischiano secondo l’organizzazione di non garantire una gestione adeguata delle procedure, privando i richiedenti asilo di un’analisi specialistica.

Emergency stronca duramente anche le nuove norme che colpiscono direttamente il lavoro delle organizzazioni non governative. “La norma che riduce i tempi per il ricorso contro il fermo amministrativo delle navi da 60 a 10 giorni è chiaramente punitiva”, afferma l’organizzazione. Inoltre, con l’applicazione del decreto Piantedosi, le restrizioni vengono estese anche agli aerei delle Ong che pattugliano il Mediterraneo per segnalare le imbarcazioni in difficoltà. “Queste misure riducono le tutele per i migranti e ostacolano il lavoro umanitario, aumentando il rischio di naufragi e favorendo il traffico di esseri umani”, aggiunge Emergency.

Un altro punto critico è l’inserimento del Decreto Paesi Sicuri all’interno del provvedimento. Questa decisione, secondo Emergency, dimostra la volontà del governo di ridurre il confronto politico e di mantenere nella lista dei Paesi sicuri nazioni come Bangladesh, Egitto e Tunisia, che, secondo numerosi report delle Nazioni Unite, non possono essere considerati tali. L’Ong denuncia inoltre la segretazione degli appalti per la cessione di mezzi e materiali a Paesi terzi per il controllo delle frontiere. “Non sapere nulla sulle motovedette che cediamo a Libia o Tunisia è una decisione preoccupante e pericolosa”, si legge nella nota.

Le conseguenze di queste politiche si riflettono in un bilancio umanitario drammatico: secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dall’inizio dell’anno al 16 novembre, si contano almeno 515 morti e 830 dispersi nel Mediterraneo. Nonostante alcune eccezioni, come il permesso temporaneo concesso alle vittime di caporalato che denunciano, il decreto si inserisce in una logica che Emergency definisce “punitiva” nei confronti delle persone migranti e delle Ong. “Il risultato di questo provvedimento è di sicuro impatto positivo per la propaganda del governo, ma negativo per la vita delle persone in movimento”, conclude l’organizzazione sottolineando che “Le misure rischiano di ostacolare l’impegno umanitario e aumentare i guadagni dei trafficanti, aggravando una situazione già drammatica”. L’approccio del governo, secondo Emergency, richiederebbe dunque una profonda revisione per garantire un equilibrio tra sicurezza, rispetto dei diritti umani e impegno per la protezione delle vite in mare.

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