Ddl Zan: hanno perso tutti, anche coloro che esultano

- di: Redazione
 
Nei giochi in cui non è contemplata l'ipotesi di un pareggio, alla fine c'è sempre chi festeggia e chi invece impreca, e, quando non si tratta di cricket o polo, la possibilità che la vittoria venga celebrata in sguaiatezza è sempre in agguato. Prendiamo l'esito al Senato della votazione sul ddl Zan, finita come tutti sanno, con il disegno di legge bloccato a conclusione di uno scrutinio a voto segreto che ha mostrato alcune determinanti defezioni tra le file della ''maggioranza'' (ma possiamo ancora chiamarla così?).

Il Senato blocca il ddl Zan: una sconfitta per tutti, anche per chi ha esultato

Alla fine, quando il voto è stato ufficializzato, tappi di champagne che volavano nel centrodestra e alti lai degli sconfitti.
Il tema del ddl è delicato - quello della omotransfobia -, come lo sono tutti quelli che riguardano la tutela dei diritti una parte della popolazione. Ma il punto su cui è forse necessario soffermarsi è che un argomento che, per qualcuno, ha significato e significa quotidianamente una lesione del proprio diritto a esistere, è stato trattato come tutto gli altri, come se il senato della repubblica fosse stato chiamato a pronunciarsi su una (ipotetica) legge a tutela dei suonatori di ocarina o per la promozione della raccolta delle more in altra montagna.

Qui la logica degli schieramenti ha prevalso sulla ragione di discutere di questo problema, magari anche stravolgendo il ddl Zan, ma con l'obiettivo di varare un provvedimento di tutela che per più d'uno significa uscire da un ghetto in cui una certa morale l'ha relegato. La cosa su cui, a nostro avviso, occorrerebbe riflettere è che su questo disegno di legge si è giocata una partita più ampia che qualcuno ha voluto radicalizzare, facendone terreno di una battaglia che si è dimostrata disastrosa. Quando si parla di diritti di cosiddette ''minoranza'' le antenne si alzano, non sempre a buon motivo. Che ci sia un problema legato alla percezione dell'omosessualità è evidente, se solo si riflette quali siano le derive ideologiche che connotano i nostri politici. Ed è altrettanto evidente che in realtà della ''materia'' della legge poco ha importato se non il fatto che potesse segnare la vittoria o la sconfitta di uno degli schieramenti.

Quindi, alla fine, a decidere tutto non è stata la considerazione della condizione di quelli che la legge voleva tutelare, ma se bloccarla poteva rappresentare un ''modello'' per importanti votazioni future oppure, di converso, per sancire la morte in culla di un progetto - il nuovo Ulivo - in cui non tutti credono.
I contrari al ddl hanno eccepito che le leggi già tutelano omosessuali e trans come persone e non come ''minoranza''. E questo è vero perché un complesso di leggi, quali quelli che si dà uno Stato, non possono cadere in categorizzazioni, essendo tutti i cittadini eguali. Quindi, le leggi a tutela di omosessuali e trans ci sono, quelle che garantiscono i diritti di tutti. Ma col ddl si evidenziava un passaggio ulteriore, quanto evidente: l'odio verso persone con propri orientamenti sessuali spesso esce dal cervello e diventa azione, sia essa insulto o atto violento.

Ma se queste considerazioni vengono messe da parte per logiche solo politiche è una sconfitta per tutti. E, seguendo il solito canovaccio, ora è caccia al franco tiratore, al traditore. Ma verrebbe da dire che, se si sceglie la strada del voto segreto per raggiungere un risultato subito, si sa che il rischio è immanente nelle cose d'aula. Piangere oggi - per chi ha perso - non serve più, sapendo che in politica l'azzardo non sempre paga.
Allo stesso modo chi suona le trombe per celebrare il trionfo dovrebbe avere maggiore cautela: non tutte le leggi hanno a cuore persone su cui una certa cultura vuole stendere il velo dell'oblio.
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