Commissione pronta a indagare: merita verifiche nonostante la fiducia negli enti.
(Foto: fotomontaggio).
Un caso che scuote la percezione pubblica
La vicenda dell’Hotel Garibaldi, confiscato alla mafia nel 2020 e affidato alla Cribea Srl, società fondata nel 2018 da Giorgio Cristiano, nipote dell’ex boss Giovanni Brusca, ha scatenato un immediato allarme istituzionale. Il tribunale di Palermo nel 2021 ha proceduto all’assegnazione, con pareri favorevoli da parte della Procura, della Questura e dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati.
L’inchiesta giornalistica ha rivelato i dettagli del giro societario attorno alla famiglia Cristiano, sottolineando che Cristiano, a soli 29 anni, con un capitale sociale iniziale di 10.000 € e l’esperienza nella gestione del "Ruggiero Settimo Room", ha ottenuto l'affidamento dell’hotel Garibaldi, situato in piazza Politeama, cuore di Palermo.
Interpellanze politiche e tono allarmato
Il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, ha definito la vicenda “segnali destabilizzanti” che rischiano di vanificare decenni di lotta mafiosa, mentre Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Antimafia, ha sollecitato “immediati chiarimenti”.
Dal versante della Commissione parlamentare antimafia, il vice presidente Mauro D’Attis (Forza Italia) ha inaugurato un approccio cauto ma fermo:
“Fermo restando la piena fiducia negli organismi deputati all’iter di assegnazione… credo che un caso come questo meriti un approfondimento. […] ogni elemento va segnalato e non va mai sottovalutato” – Mauro D’Attis.
Le ragioni formali dell'assegnazione
Secondo il tribunale di Palermo, l’affitto dell’albergo è stato proposto dall’amministratore giudiziario incaricato dei beni sequestrati al costruttore mafioso Francesco Paolo Sbeglia. Cristiano aveva manifestato l’intenzione di subentrare nella gestione dell’impresa, stipulando un contratto di locazione con la società Cedam Srl, coinvolta nel sequestro, dopo aver risolto le pendenze tramite una transazione.
Il tribunale ha introdotto una clausola risolutiva: il contratto poteva essere revocato qualora emergessero collegamenti tra Cristiano e ambienti mafiosi. Parallelamente è emerso che il padre di Cristiano, Salvatore, era stato oggetto di un procedimento patrimoniale conclusosi senza conseguenze e non risultato prestanome di Brusca.
Perché vale la pena approfondire
- Il cognome pesa: il legame con Giovanni Brusca – uomo chiave nella strage di Capaci e responsabile dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo – è sufficiente a suscitare sospetti e richieste di trasparenza.
- Precedenti altre strutture: altri due alberghi a Palermo — l’Hotel Borgo Vecchio e l’Astoria Palace — sarebbero collegati al patrimonio della famiglia Brusca, tramite Cribea Srl e Shc Srl, gestita da Salvatore Cristiano, cognato di Brusca. Entrambi furono sequestrati nel 2015 e restituiti nel 2016 ai legittimi proprietari, senza emergere prove di legami mafiosi con Sbeglia.
- Il ruolo politico-istituzionale: la Commissione Antimafia ha poteri d’inchiesta analoghi alla magistratura: può raccogliere documenti, audire testimoni, segnalare anomalie. Se attivata, farà luce sui criteri applicati all’assegnazione e sui controlli effettuati.
Non solo cronaca
La vicenda dell’Hotel Garibaldi non è solo cronaca: è sintomo di limiti e fragilità nel sistema di affidamento dei beni confiscati, dove anche il rispetto formale delle regole può risultare inefficiente se percepito come lontano dalla sensibilità civica. La Commissione Antimafia ha tutte le carte in regola per accendere un faro su questo caso, a tutela della memoria delle vittime e della credibilità dello Stato.