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Confindustria, Bonomi: "Manovra importante: servono 10 miliardi sul cuneo fiscale"

- di: Daniele Minuti
 
Confindustria, Bonomi: 'Manovra importante: servono 10 miliardi sul cuneo fiscale'
Il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha parlato in un'intervista rilasciata a Federico Fubini del Corriere della Sera, commentato il Documento programmatico di bilancio del Governo. Sottolineando l'importanza della legge di bilancio, specialmente per il momento storico in cui arriva.

Bonomi (Confindustria): "La manovra è importante, servono misure sul cuneo fiscale"

"Abbiamo davvero un’occasione storica" - spiega Bonomi - "Questa legge di bilancio è importante, aldilà del contenuto numerico, perché dovrebbe essere il primo mattone di un percorso diverso. La sensazione è che ancora oggi i partiti non abbiano capito che bisogna concentrare le risorse sulla crescita e sulla produttività. Stanno dando l’assalto alla diligenza com’è successo in tutte le manovre finanziarie precedenti, in cui ognuno di solito fa la battaglia per la sua bandierina. Un partito fa la battaglia per le pensioni, un altro per il reddito di cittadinanza, un terzo per un altro tema ancora. Non capiscono che ora bisogna concentrare le risorse su una visione d’insieme, che anteponga a tutto misure a maggior impatto sul PIL. Invece ho l’impressione che non venga permesso al governo Draghi di fare quello che il premier ha sempre detto che serve all’Italia: tecnologia, produttività e crescita. Noi siamo sicuri che il governo sappia bene ciò che va fatto ma i partiti lo assediano".

Il Presidente di Confindustria
però rinnova una necessità, ribadita con la proposta già fatta in precedente: "Ciò che occorre è un grande intervento coraggioso sul cuneo fiscale. Non lo dico solo io. L’Ocse ci sta dicendo che abbiamo il quinto livello di oneri contributivi tra i Paesi avanzati che non entrano in busta paga, perché diventano prelievo. Si parla di 7-8 miliardi di riduzione del fisco. Ma non è chiaro su cosa. Non si parla invece di tagli al cuneo fiscale, che si calcola non sulle tasse ma sui contributi dovuti per ogni posto di lavoro, contributi di cui due terzi sono a carico delle imprese. Meno oneri contributivi significa più retribuzione lorda che resta in tasca al dipendente, e imprese più competitive se un taglio della quota contributiva riguarda anche loro".

Bonomi ha chiarito che per la misura del taglio del cuneo fiscale c'è bisogno almeno di 10 miliardi di dollari, come dimostrato dai diversi interventi fatti in precedenza con un ammontare minore e che non hanno avuto risultati tangibili. In seguito è stata ribadita la critica al Reddito di Cittadinanza ("Va cambiato perché non intercetta gli indigenti del Nord ed è un disincentivo per tanti anche al Sud a cercare lavoro nell’economia ufficiale") e l'opinione su Quota 100 ("Ci avevano raccontato che per ogni nuovo pensionato ci sarebbero state tre nuove assunzioni. Risultato, ne sono stati assunti 0,4 per ogni prepensionato. Vogliamo continuare a mettere soldi lì? È una scelta che prende a schiaffi i giovani").

Bonomi ha parlato della fiducia al Premier, Mario Draghi, e al ministro Franco: "Credo che entrambi abbiano chiaro cosa fare, al contrario dei partiti: ci hanno sempre raccontato che noi le riforme non le potevamo fare perché non avevamo le risorse. Ma oggi le risorse ci sono, quindi non ci sono più scuse. E le riforme vanno fatte. L’anno scorso ci siamo trovati con un milione di poveri in più, c’è un forte disagio sociale a cui si può rispondere solo facendo crescere bene il Paese, altrimenti nel 2024 saremo di nuovo con un tasso di sviluppo sotto al 2% che non ci permetterà di gestire il debito".

Infine, il Presidente ha chiuso toccando il tema della sicurezza sul lavoro ("Inaccettabile si muoia lavorando") e parlato del problema dei salari: "Occupiamoci delle basse retribuzioni concentrate nei settori dove non c’è contrattazione collettiva, dunque non nell’industria. In questi casi, i bassi salari non sono accettabili, non si può far finta di non vedere. Infine, c’è un problema di ingresso nel mondo del lavoro: troppi stage, troppi tirocini. Possiamo tornare allo spirito del ‘93, con dei contratti di formazione lavoro aggiornati".
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