Il Sistema Italia perde i pezzi: dopo Isagro e Cedacri, è la volta di Cerved

- di: Stefania Assogna
 
Due colpi (uno messo a segno, un altro in arrivo) e Andrea Pignataro, bolognese, ma da decenni trapiantato a Londra, a dispetto del basso profilo che ha sempre tenuto, è arrivato al centro dell'attenzione del mondo finanziario italiano (dove peraltro era già presente), lui che da tempo si muove con grande fiuto in quello mondiale. Il primo colpo riguarda l'acquisizione di Cedacri (società italiana specializzata in servizi di outsourcing informatico per il comparto bancario), sulla quale Ion Investment, creatura di Piagnataro, punta con decisione per farla crescere, ma anche per farne un elemento importante nelle sinergie del gruppo. Il secondo colpo in arrivo riguarda l'opa lanciata su Cerved, società che opera nel settore delle informazioni finanziarie. A lanciarla (9,5 euro per azione) è stata Castor, che fa capo a Pignataro. All'operazione partecipano anche, con una quota del 10 per cento, Gic, il Fondo sovrano di Singapore, mentre Fsi di Maurizio Tamagnini (già al fianco di Ion Investment in Cedacri) si è impegnato a partecipare per altri 150 milioni.

Due operazioni - Cedacri e Cerved - che arrivano ad appena qualche qualche giorno dal passaggio di mano di Isagro (società quotata alla Borsa di Milano) che opera in tutto il mondo nel settore degli agrofarmaci. L'americana Gowan ha rilevato il 99 per cento del capitale di Piemme che controllava indirettamente Isagro. Gowan controllerà l’intero capitale sociale di Piemme, che a sua volta detiene il 51% di Holdisa, che controlla Isagro col il 53,7% delle azioni. Quelli che potrebbero essere ritenuti semplici spostamenti nello scacchiere finanziario mondiale sembrano potere penalizzare il Paese, tra società che passano di mano e altre che avranno pure braccia e cuore in Italia, ma il cervello altrove. Insomma, quanto sta accadendo negli ultimi giorni sembra essere un segnale di come le componenti più redditizie del Sistema Italia siano appetibili e, per accaparrarsele, c'è chi è disposto a sborsare somme ingenti.

Pignataro, cinquantenne, ha fondato 22 anni fa Ion Investment Group, dopo essere stato in Salomon Brothers. Un grande lavoratore, viene descritto, mosso da forti motivazioni che lo hanno portato a ritagliarsi un ruolo molto importante nel mondo della grande finanza. Molto coinvolto in importanti operazioni immobiliari (come quello che lo vedrebbe impegnato in importanti progetti a Canouan, nei Caraibi), non è certo uno sconosciuto in Italia dove, grazie ad una società con sede a Dublino, la Kojima Limited, costituita con Conor Clinch e Ashley Woods, manager di Ion Investment, ha rilevato il 58,5% di Macron. È l’azienda bolognese di abbigliamento sportivo che ha, nel suo portafoglio di sponsorizzazioni tecniche, molte squadre di primo livello, nel campionato di calcio di Serie A (Lazio, Bologna, Hellas Verona, Sampdoria e Udinese), del massimo torneo portoghese (Sporting Lisbona), delle rappresentative nazionali di rugby di Italia e Galles, fornendo le divise degli arbitri Uefa.

Lo spessore di Ion Investment Group, che ha sede a Londra ed è specializzato in software, dati e analisi per istituzioni finanziarie, è notevole, secondo quanto ha scritto il giornalista Carlo Festa: dal 2004 ha condotto 26 acquisizioni per un enterprise value complessivo di 10 miliardi di dollari. Tra le maggiori acquisizioni quella di Acuris (2019), mentre insieme a Carlyle (nel 2017) ha ricapitalizzato Dealogic, specializzata nelle informazioni sul mercato internazionale delle fusioni e delle acquisizioni. Ion Investment, scrive ancora Festa, a differenza dei private equity, investe nelle proprie partecipate con “trasformazioni profonde in modo tale da permettere di ripensare il modello di business e il portafoglio prodotti delle società per essere meglio posizionate a cogliere le opportunità offerte dalla progressiva digitalizzazione dell’economia”. Nel 2019 Ion Investment, che ha più di 7.500 clienti, secondo Mf ha generato un fatturato di oltre 1,9 miliardi di dollari.
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