La nostra biblioteca - La tragedia delle foibe nei libri che la raccontano

- di: Diego Minuti
 
Le foibe, a decenni dalla scoperta dell'eccidio di migliaia di italiani per mano dei titini, sono un ricordo sempre vivo nella coscienza del Paese, anche se il ricordo di quei massacri è anche occasione di riflessioni che non sono univoche, pur nella consapevolezza dell'orrore di questa vicenda.

La nostra biblioteca - La tragedia delle foibe nei libri che la raccontano

Un sentimento che, forse colpevolmente, è stato quasi divisivo, come se le migliaia di uomini, donne, bambini gettati nelle cavità carsiche possano essere strumentalmente arruolati in questa o quella parte politica. Il dramma c'è e rimarrà nella memoria dell'Italia, anche se forse non con la stessa ottica. Di libri sulle foibe ne sono stati scritti a decine, a conferma di una ferita che resta aperta perché la maggioranza di quei morti erano innocenti. Colpevoli forse solo di essere ''italiani'' in una terra che non lo sarebbe più stata.

Molte opere, al di là del rigore della ricostruzione storica e della bravura di chi le ha scritte, sono famose, anche perché hanno saputo alimentare il dibattito. Ce ne sono però molte che meritano di essere ricordate, non fosse altro che per l'obiettivo che si pongono, quello di alimentare il ricordo, al di là delle finalità politiche o ideologiche che si portano dietro.
Come ''Una grande tragedia dimenticata. La vera storia delle foibe'', di Giuseppina Mellace, che, pur col rischio di apparire supponente, dicendo che quella che racconta è, appunto, la ''vera storia'', è interessante perché molto ''al femminile'', riferendo le circostanze che determinarono la morte violenta di Norma Cossetto, Mafalda Codan e le sorelle Radecchi, con la prima ormai assurta a simbolo ''politico'' delle donne infoibate per non avere voluto denunciare il loro trascorso fascista o, comunque, italiano. Al giornalista e saggista Gianni Oliva si deve ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria''. La cui genesi è spiegata dicendo che ''In una strategia mirata a colpire chiunque si opponesse all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del CLN, partigiani, comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni travolti dal clima di torbida violenza di quelle settimane.

Se nella Venezia Giulia le ferite sono rimaste aperte alimentando la memoria di quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli eccidi di Tito è gravato per oltre mezzo secolo un colpevole silenzio''. Agli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali, che molto si sono spesi nello studio di questo doloroso capitolo della storia nazionale, a partire dagli anni '80, si deve ''Foibe'', il cui obiettivo è fornire ''la documentazione necessaria al lettore per comprendere autonomamente i fatti e orientarsi nelle varie interpretazioni storiografiche'', a conferma che la complessità di quel periodo si è prestata a diverse interpretazioni non tutte immuni dal condizionamento ideologico. ''Un libro che non concede sconti e getta uno sguardo scomodo sugli avvenimenti seguiti al 1947 e al Trattato di pace di Parigi, nel tentativo di riannodare un filo spezzato dagli estremismi del secolo scorso dando voce a quanti soffrirono quei drammi, e nella speranza di far conoscere a tutti una materia spesso considerata d'altri'': così viene presentato ''I testimoni muti'' di Pietro Zandel. Accanto ai libri, che vogliono offrire un racconto storico delle foibe, ci sono romanzi che rappresentano la tragedia con opere di fantasia. Come ''Quando ci batteva forte il cuore'', di Stefano Zecchi, che racconta le vicissitudini di una famiglia italiana che, a Pola, si trova davanti alla violenza dei nuovi ''padroni''.
Tags: arte, libri
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