La Bce si smarca dalla Fed e rivendica le sue scelte future sui tassi

- di: Redazione
 
''Siamo dipendenti dai dati, non dalla Fed'': la frase pronunciata ieri dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che apparentemente sottolinea qualcosa che potrebbe sembrare scontata - ovvero l'indipendenza delle decisioni dell'istituto di Francoforte -, è molto importante dal momento che segna plasticamente la determinazione di adottare tutte le misure che si ritengono necessarie sulla scorta di quel che accade in Europa, senza che le valutazioni fatte dal'altro lato dell'oceano siano condizionanti, oltre il normale.
Una ''dichiarazione d'indipendenza'' della politica monetaria del Vecchio continente che suona come una risposta alle perplessità che, in Europa, si sono manifestate negli ultimi mesi in ordine alle scelte della Bce, viste come troppo sovrapponibili a quelle della Federal Reserve.

La Bce si smarca dalla Fed e rivendica le sue scelte future sui tassi

Partendo dall'assunto che per Fed e Bce il nemico ha le stesse fattezze - l'inflazione che in passato ha toccato picchi insostenibili - è evidente che, se inizialmente i due istituti sono andati di pari passo nelle scelte per raffreddare la corsa dei prezzi, oggi Stati Uniti ed eurozona vivono condizioni diverse e che quindi necessitano o addirittura impongono che ciascuno prenda le decisioni più funzionali al proprio territorio.
Che la Bce intenda andare avanti verso un taglio dei tassi, che potrebbe arrivare a breve, è stato visto positivamente dagli analisti, che hanno sostanzialmente condiviso come Lagarde abbia voluto ''smarcarsi'' dall'ingombrante costante accostamento delle sue politiche a quella della Fed, che vive con cautela la situazione dell'economia statunitense.

L'economia americana lancia, infatti, segnali contrastanti, tra centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e l'ombra di dinamiche salariali che tornino a giustificare fiammate dei prezzi che sono alla base delle rilevazioni e degli indici maggiormente considerati dal ''circolo'' guidato da Jerome Powell.
D'altra parte, semmai serviva chiarezza nel ribadire la totale autonomia di analisi della Bce, Christine Lagarde è stata oltremodo esplicita. Partendo dalla consapevolezza che l'economia americana vive condizioni particolari (è in buona salute), Lagarde ha detto di non pensare che ''si possano trarre conclusioni'', dal momento che le due inflazioni non sono affatto la stessa cosa.

Certo la Bce non può non considerare che in genere è la banca centrale statunitense a dare il tono ai mercati finanziari globali, ma questo deve fermarsi lì, senza pensare che la Bce ''debba'' e non ''pensi'' di assumere decisioni simili a quelli della Fed. Anche perché, come detto, le situazioni di Stati Uniti ed Europa comunitaria sono diverse, a cominciare dai rispettivi mercati del lavoro e, quindi, dalle ricadute in termini di crescita dei salari, che la Bce ritiene essere la principale minaccia inflazionistica.
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