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Apertura Borse: Milano cala per stacco dividendi, Europa riparte

- di: Matteo Borrelli
 
Apertura Borse: Milano cala per stacco dividendi, Europa riparte
Apertura Borse: Milano affonda per stacco dividendi, Europa riparte
Effetto cedole a Piazza Affari, upgrade Moody’s sull’Italia e tech che tira il fiato: un mix per un’apertura contrastata ma densa di spunti.

Alla riapertura dei mercati europei nella mattina di oggi 24 novembre 2025 la borsa di Milano mostra un avvio in moderato calo, mentre a livello continentale si registrano segnali di ripresa. Nello specifico, l’indice di riferimento della piazza milanese, il FTSE MIB, evidenzia un decremento dello 0,26%. Il dato appare fortemente condizionato dall’effetto tecnico di uno stacco cedole stimato intorno all’1,13% che grava sull’indice.     

Al contrario, i listini europei aprono con un rossore che si scioglie velocemente: Parigi segna +0,50%, Francoforte +0,83%, Amsterdam +0,53%.

Stacco cedole: il peso tecnico dietro la debolezza di Milano

La giornata si annuncia intensa anche sul fronte delle distribuzioni: sono infatti dodici le big italiane del listino principale che stamattina staccano cedola. Questo fenomeno tecnico contribuisce a una perdita “automatica” stimata dell’1,13% sul FTSE MIB, cifra che spiega buona parte della flessione iniziale. Il mercato sembra dunque maggiormente influenzato da ragioni di calendario che da una reale discesa di fiducia.

In aggiunta, il settore tecnologico evidenza qualche cedimento: dopo una settimana debole, il titolo STMicroelectronics rimbalza mediamente del 2,2%, ma ciò non basta ancora a invertire la tendenza complessiva del comparto tech.     

Europa in ripresa e occhi puntati sull’Italia

La ripresa nei listini continentali trova sostegno da più fronti. Uno è l’aspettativa favorevole per un potenziale piano di pace per la Ucraina, che attenua i timori geopolitici e alleggerisce la componente rischio. In particolare, il futuro sull’EuroStoxx avanza dello 0,78% e quello sul Ftse MIB dello 0,38%.

Altro elemento chiave è l’upgrade da parte di Moody’s sul rating sovrano italiano: l’agenzia ha innalzato il giudizio da Baa3 a Baa2, con outlook stabilizzato su “stable”, segnando così la prima promozione per l’Italia in 23 anni.     

Da Roma arriva un commento ufficiale del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Questa decisione segnala un rinnovato livello di fiducia nel nostro Paese”.     

Cambi, materie prime e titoli di Stato: lo sfondo tecnico

Sul fronte valutario, l’euro si muove in moderata stabilità: quota 1,1518 dollari e circa 180,55 yen. Il dollaro/yen si attesta intorno a 156,75. Il petrolio rimane poco mosso: WTI vicino a 58 $ al barile, Brent del Mare del Nord attorno a 62,58 $. L’oro registra un lieve calo (-0,28%) a 4.053,685 $ l’oncia spot. Il gas europeo cede lo 0,8% a 29,94 €/MWh.

Da segnalare il mercato obbligazionario italiano: l’upgrade Moody’s ha favorito un rientro dello spread e una maggiore attenzione verso il comparto bancario e assicurativo, che detengono rilevanti portafogli di titoli statali.

Quali rischi restano sul piatto?

Nonostante gli elementi favorevoli, il quadro resta fragile. Il mercato tecnologico ha vissuto una settimana difficile, penalizzato dalle preoccupazioni sulla formazione di una possibile bolla nell’AI. Inoltre è sospesa l’anticipazione sulle decisioni della Federal Reserve in tema tassi: il presidente della Fed di New York, John Williams, ha aperto all’ipotesi di un taglio a dicembre, alimentando le aspettative di riduzione dei tassi.

Infine, per l’Italia restano in agenda le sfide strutturali: debito pubblico elevato, bassa crescita, e dipendenza dalle politiche monetarie esterne. Nonostante l’upgrade, Moody’s mette in evidenza che la sostenibilità della finanza pubblica sarà valutata anche nei prossimi anni.     

Il quadro in sintesi

La mattina di oggi si apre con un quadro misto: la borsa di Milano risente di un impatto tecnico rilevante legato allo stacco cedole, mentre l’Europa cerca il rimbalzo su basi più solide grazie all’upgrade del rating italiano e alla leva geopolitica. Rimane tuttavia alta la posta in gioco: tra tech traballanti, tassi incerti e una economia italiana ancora sotto esame, occorre muoversi con prudenza.

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