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Alitalia, in scadenza la cigs: rischio per 2.000 lavoratori. Il governo apre al Fondo del trasporto aereo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Alitalia, in scadenza la cigs: rischio per 2.000 lavoratori. Il governo apre al Fondo del trasporto aereo

La vertenza Alitalia entra in una fase cruciale. Con la scadenza del 31 ottobre 2025 terminerà anche la cassa integrazione straordinaria (cigs) concessa ai sensi dell’articolo 44 del decreto 109/2018. Senza un rinnovo, le società Alitalia SAI in a.s. e Cityliner in a.s. dovranno avviare le procedure di licenziamento collettivo, che potrebbero coinvolgere circa 2.000 lavoratori.

Alitalia, in scadenza la cigs: rischio per 2.000 lavoratori

L’ultimo tavolo di confronto, convocato ieri al Ministero del Lavoro, ha visto la partecipazione di istituzioni, Regioni, azienda e rappresentanti sindacali. L’incontro si è concluso con un verbale di mancato accordo, certificando l’impossibilità di prorogare la cassa integrazione straordinaria, che in questi anni ha garantito un sostegno a migliaia di famiglie.

Il cambio di fase
Dopo anni di ammortizzatori speciali, la linea adottata punta a favorire una transizione graduale verso il mercato del lavoro per le professionalità coinvolte. L’esecutivo ha proposto l’impiego delle risorse del Fondo di solidarietà per il trasporto aereo (FSTA), valutando anche un’estensione temporale oltre i due anni previsti dalla NASpI.

Questa soluzione – hanno spiegato dal Ministero – consentirebbe di sostenere il reddito durante il percorso di ricollocazione. Ma sarà necessaria la verifica dell’INPS, che dovrà garantire la sostenibilità contabile dell’intervento. È stato inoltre annunciato un nuovo tavolo tecnico con tutte le parti per definire tempi e modalità di accesso al Fondo.

La posizione dei sindacati
Le organizzazioni sindacali – Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto Aereo e Anpac – hanno espresso preoccupazione per la fine della cigs, ritenuta finora lo strumento più adeguato per proteggere i lavoratori in una fase di incertezza.

Hanno inoltre sollecitato un impegno concreto del governo nel dialogo con le compagnie aeree che già impiegano ex dipendenti Alitalia con contratti a termine, per accelerare i processi di stabilizzazione. Secondo i sindacati, in un comparto che torna a crescere, il reinserimento del personale potrebbe ridurre il ricorso agli ammortizzatori e limitare l’impatto sociale della crisi.

Una transizione delicata
Il caso Alitalia non è solo una vertenza aziendale: rappresenta un test per la gestione delle crisi industriali in settori strategici. Dopo la pandemia il trasporto aereo è tornato a espandersi, soprattutto grazie alle compagnie low-cost e all’aumento del traffico passeggeri. Questo offre opportunità occupazionali, ma richiede che le professionalità coinvolte vengano accompagnate con percorsi di formazione e riqualificazione mirati, per rispondere alle nuove esigenze delle imprese.

Secondo osservatori indipendenti, il ricorso al Fondo di solidarietà potrebbe ammortizzare l’impatto immediato della cessazione della cigs, ma la vera sfida sarà creare condizioni per un reimpiego stabile e duraturo, così da non disperdere competenze maturate in anni di attività.

Le prossime tappe
Entro il 31 ottobre, in assenza di accordi, le aziende in amministrazione straordinaria dovranno inviare le lettere di licenziamento collettivo. Il Ministero ha annunciato l’intenzione di avviare rapidamente il confronto tecnico per l’uso del Fondo e per esplorare forme aggiuntive di sostegno.

Parallelamente, sarà necessario costruire percorsi di matching tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto con le compagnie che stanno ampliando organici. In questo quadro, la capacità del sistema di mettere in campo politiche attive e di ricollocazione rapida sarà determinante per ridurre i tempi di transizione.

Una sfida per il sistema Paese
La vertenza Alitalia mostra come il Paese debba affrontare la gestione delle crisi in settori in trasformazione. La combinazione di ammortizzatori mirati, come il Fondo del trasporto aereo, e di strumenti di politica attiva, come la formazione e la riqualificazione, potrà fare la differenza nel trasformare un passaggio potenzialmente traumatico in un processo di ricollocazione e sviluppo.

Per l’Italia, l’esito di questa vicenda sarà un indicatore della capacità di coniugare protezione sociale e competitività, garantendo ai lavoratori tutele adeguate e al tempo stesso rispondendo alle esigenze di un comparto che, superata la fase pandemica, è tornato a essere un motore di crescita economica.

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