Tra isole e castelli, le mostre del weekend

- di: Samantha De Martin
 
Isole che si risvegliano per accogliere l’estate. Castelli che celebrano la montagna attraverso l’occhio dei grandi fotografi Magnum, da Robert Capa a Steve Mc Curry. Vissute o abbandonate, divinizzate, sfruttate, amate o rinnegate le grandi cime hanno sempre qualcosa da raccontare affascinando l’umanità. Non a caso il poeta e pittore inglese William Blake scriveva “Grandi cose si compiono quando gli uomini e le montagne si incontrano”.  Dal Castello di Caldes, incastonato nella Val di Sole, alla frizzante Capri, ecco quattro tappe del nostro “andar per mostre”.

Uomini e montagne. Una mostra al Castello di Caldes

La montagna osservata, vissuta e raccontata dai grandi interpreti dell’Agenzia Magnum Photos, fondata nel 1947 e attiva ancora oggi, è il filo conduttore della mostra Vivere in alto. Uomini e montagne dai fotografi di Magnum. Da Robert Capa a Steve McCurry accolta fino al 9 ottobre nelle suggestive sale del Castello di Caldes. Nella cornice della Val di Sole (Trento) i visitatori potranno apprezzare circa cento fotografie che esplorano il rapporto uomo-natura nei suoi aspetti molteplici. Al centro del percorso il rapporto tra l’uomo e la montagna e le storie di chi ha scelto di vivere in quota, raccontate attraverso lo sguardo di fotografi come Steve McCurry, Inge Morath, Susan Meiselas, Ferdinando Scianna. Una seziona è dedicata al tema del turismo e ai suoi molteplici risvolti. Gli interventi dell’uomo sulla montagna passano attraverso gli scatti di Peter Marlow e Carl De Keyzer, mentre la dimensione spirituale filtra dagli scatti di Chris Steele-Perkins e Raghu Rai.

L’isola d’Elba tra Etruria e Oriente

Fino al 2 ottobre al Museo Archeologico del Distretto Minerario di Rio (Isola d’Elba) la mostra Il ferro e l’oro. Rotte mediterranee tra Etruria e Oriente, curata da Marco Firmati, racconta l’intenso rapporto commerciale e culturale instauratosi tra Etruria, Grecia e Vicino Oriente tra VIII e VII secolo a.C. All’origine del flusso di uomini e di merci sono i metalli della costa toscana e il ferro dell’Elba, mentre i pregiati manufatti d’importazione orientale tracciano la rotta verso i distretti minerari dell’Etruria. Tra gli oggetti da non perdere, conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze - parte dei sontuosi corredi funebri delle monumentali tombe gentilizie dell’Etruria mineraria - una collana d’oro con pendagli a testa femminile, proveniente da Tumulo della Pietrera, Vetulonia, risalente alla seconda metà del VII secolo a. C. e la meravigliosa Situla di Plikasna. Oltre agli ornamenti nobili che testimoniano il rigoglioso sviluppo dell’oreficeria etrusca, in mostra si fanno ammirare anche due porzioni di statue etrusche in pietra, rinvenute nell’imponente tumulo della Pietrera, a Vetulonia. Si tratta di una testa e di un busto femminile con braccia congiunte sul petto in atto di implorazione, ispirate al repertorio orientale.

Pompei by night

Al chiaro di luna Pompei si carica di magia. Dal 1° luglio al 26 agosto, tutti i venerdì sera dalle 20 alle 23 (ad eccezione di venerdì 12 agosto), sarà possibile passeggiare immersi tra suggestioni notturne, percorsi sonori e proiezioni artistiche.  L’accesso sarà consentito fino a un massimo di 1500 persone, e per questo si consiglia l’acquisto on-line sul sito di Ticketone. Da Porta Marina l’itinerario sotto le stelle conduce all’area monumentale del Foro Civile, accompagnati da un intervento artistico sonoro realizzato da Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi). Sulla parete interna laterale della Basilica sarà, invece, proiettato 79 d.C., un video dell’artista Giovanna Silva, in collaborazione con Giacomo Bianco.  Il percorso termina con la visita all’Antiquarium, edificio ottocentesco che ospita uno spazio museale dedicato all'esposizione permanente di reperti che ripercorrono la storia di Pompei. Il 16 Luglio è in programma anche un apertura straordinaria serale di Villa Regina. 

L’Homo aquaticus di Jan Fabre arriva a Capri

Sedici sculture in marmo di Carrara e marmo nero del Belgio sfilano nella Certosa di San Giacomo, la costruzione storica più antica di Capri. Simboleggiano il rapporto tra l’uomo e i misteriosi abissi marini, guardando all'acqua come a un elemento vitale e originario. Le sculture scandiscono la mostra inedita dal titolo Homo aquaticus and his planet che Jan Fabre regala alla Certosa di San Giacomo, a Capri, fino al 30 settembre. Le due figure in muta da subacqueo alludono al desiderio di conoscenza dell’essere umano, alla propensione verso quell’ignoto che ci induce da sempre a esplorare universi sconosciuti. Così dall’immaginazione di Fabre sbucano esseri ibridi con corpi da pesce e volti umani adagiati su cervelli scolpiti nel dettaglio. Sotto la lente dell’artista è proprio l’organo sede del pensiero che i due sub sembrano avere appena recuperato dalle profondità del mare.  L’Homo aquaticus riprende la visione del grande oceanografo francese Jacques Cousteau che aveva immaginato un’evoluzione volontaria dell’uomo verso la vita sott’acqua, in parte per adattamento naturale e in parte con l’intervento della tecnologia. In una natura di luce e di acqua l’installazione di Fabre ricorda all’osservatore che, in fondo, una persona che nuota sotto il mare torna un po’ da dove è partita, alle origini della sorgente della vita.

Nella foto: Edge of the Gobi Desert, Mongolia, 1964 © Philip Jones Griffiths / Magnum Photos
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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