L’arte sotto l’albero. Quattro appuntamenti nel weekend di Natale

- di: Samantha De Martin
 
Il fascino dell’impero bizantino, tutto argenti e oreficerie, si intreccia alle infinite narrazioni che, nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi, Olafur Eliasson tesse sovvertendo la percezione dello spazio. È ricca l’agenda dell’arte in questo weekend di Natale dove protagonista è la luce. Ecco, da nord a sud, gli appuntamenti da non perdere.

Dopo il botto. Zerocalcare conquista Milano

La frammentazione sociale all'indomani della pandemia, le paure all'epoca di una crisi globale e di un conflitto nel cuore dell'Europa, l’isolamento forzato, la politica, le resistenze. Sono i temi che uniscono le oltre 500 tavole originali di Zerocalcare (Michele Rech), il fumettista al centro di una grande mostra personale in corso fino al 23 aprile a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore. Zerocalcare. Dopo il botto - questo il titolo del percorso ideato da Silvia Barbagallo, prodotto da Arthemisia e curato da Giulia Ferracci - proietta il visitatore in una città immaginifica e post-apocalittica con una strada posta al centro della scena, circondata da palazzi disegnati dall’autore.
Le facciate degli edifici colpiti da un cataclisma planetario stimolano inevitabilmente a una riflessione su quanto le nostre vite private e il nostro contribuito nella dimensione collettiva siano mutati in seguito alla pandemia. Le porte tombate delle case nascondono gli occhi di chi cerca fughe di sopravvivenza, mentre tentacoli di animali mostruosi tentano il largo. La mostra resterà aperta anche sabato 24 dicembre dalle 9.30 alle 17.30, e domenica 25 dicembre dalle 15 alle 21.

A Firenze le infinite narrazioni di Olafur Eliasson

Per l’intero periodo delle festività, tutti i giorni dalle 10 alle 20, ogni giovedì dalle 10 alle 23 Palazzo Strozzi si accende con la mostra di Olafur Eliasson, risultato del lavoro diretto dell’artista danese di origini islandesi sugli spazi del palazzo rinascimentale, con installazioni storiche e nuove produzioni che ne sovvertono la percezione, impiegando l’edificio stesso come strumento per creare arte. Il palazzo storico si trasforma così in un corpo dinamico dove gli elementi architettonici come le finestre, le pareti, i soffitti diventano protagonisti attraverso un trionfo di luci, schermi, specchi o filtri colorati. Il pubblico è invitato dunque a perdersi in questa pluralità di possibili narrazioni, acquistando una nuova consapevolezza dello spazio.

L’arte salvata dalla guerra si svela alle Scuderie del Quirinale

Tra il 1937 e il 1947 numerosi soprintendenti e funzionari dell’amministrazione delle Belle Arti - talvolta messi forzatamente a riposo dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò - aiutati da storici dell’arte e rappresentanti delle gerarchie vaticane, si resero interpreti di una grande impresa di salvaguardia del patrimonio artistico-culturale. A rendere omaggio alle donne e agli uomini che, nella drammatica contingenza bellica, hanno interpretato la propria professione all’insegna di un interesse comune, consapevoli dell’universalità del patrimonio da salvare, è, fino al 10 aprile, una mostra intitolata Arte liberata. 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, curata da Luigi Gallo e Raffaella Morselli e organizzata dalle Scuderie in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Marche, l’ICCD – Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione e l’Archivio Luce – Cinecittà. Se tra le figure-chiave di questa sezione spicca la figura di Pasquale Rotondi - il giovane soprintendente delle Marche che mise in salvo nei depositi di Sassocorvaro e Carpegna capolavori provenienti da Venezia, Milano, Urbino e Roma, per un totale di circa diecimila opere - tra i capolavori da non perdere figurano il Discobolo Lancellotti, la Danae di Tiziano Vecellio, i celebri ritratti di Alessandro Manzoni di Francesco Hayez e di Enrico VIII di Hans Holbein il Giovane accanto a numerosi capolavori custoditi nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, come la straordinaria Madonna di Senigallia di Piero della Francesca.

A Napoli arrivano i Bizantini

Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma che racconta, in una grande mostra, i mille anni di un impero. Napoli bizantina è il filo conduttore di un percorso che, fino al 13 febbraio, racconta un intreccio di destini tra la città e l'impero dopo la sottomissione alla Città eterna. Curata da Federico Marazzi l’esposizione dal titolo Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario ripercorre in quindici sezioni le fasi storiche successive all’impero Romano d’Occidente, con un focus dedicato a Napoli (città “bizantina” per circa sei secoli, dopo la conquista da parte di Belisario e le sue armate nel 536 d.C.) e approfondendo i legami fra Grecia e Italia meridionale. Dalla struttura del potere e dello Stato agli scambi culturali, dalla religiosità alle arti, i Bizantini si raccontano al Museo Archeologico nazionale di Napoli attraverso oltre quattrocento opere provenienti dalle collezioni del MANN e da prestiti concessi da 57 musei e istituzioni che custodiscono in Italia e in Grecia materiali bizantini. Grazie alla prestigiosa collaborazione con il Ministero Ellenico della Cultura, molti dei materiali esposti saranno visibili per la prima volta.

Nella foto: "Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario", Allestimento | Courtesy MANN
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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