Davos tra crisi e disordine: il mondo guarda al ritorno di Trump
- di: Bruno Coletta
Il World Economic Forum (Wef), che si terrà dal 20 al 24 gennaio a Davos, torna quest’anno in un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche, incognite economiche e il ritorno di Donald Trump sulla scena globale. La sua politica “America First”, che promette di rimettere in discussione il multilateralismo, aleggia sui corridoi del summit, suscitando divisioni tra i leader presenti.
Le nuove sfide globali: da TikTok ai dazi
La stretta sull’app cinese TikTok, paventata dagli Stati Uniti, sarà uno dei temi centrali del dibattito. Mentre Big Tech americana potrebbe trarne vantaggio, ciò solleva questioni più ampie sulla libertà digitale e sui precedenti che tale misura potrebbe creare. Altrettanto divisiva è la questione dei dazi commerciali. Nonostante le critiche di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), molte imprese continuano a cavalcare il protezionismo come una strategia di breve termine per consolidare i mercati interni.
Kristalina Georgieva, direttrice del FMI, ha sottolineato in un rapporto recente: “Un conflitto commerciale su vasta scala avrebbe conseguenze disastrose per l’economia globale”.
I grandi protagonisti e le assenze eccellenti
Tra i partecipanti spiccano nomi come Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e il vicepremier cinese Ding Xuexiang, mentre Giorgia Meloni ha declinato l’invito, preferendo un incontro a Washington. Il premier slovacco Robert Fico, criticato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sarà presente, ma le tensioni tra i due leader difficilmente si risolveranno durante il forum.
L’assenza di Elon Musk, che negli ultimi anni ha dominato il dibattito tecnologico, non passa inosservata. Tuttavia, rappresentanti di Amazon e Google saranno presenti per discutere di regolamentazione tecnologica e dei rischi legati alla disinformazione sui social media.
La crisi climatica e l’ombra degli Stati Uniti
Sul fronte climatico, il Wef ribadisce la necessità di azioni concrete contro il riscaldamento globale. Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), guiderà le discussioni sul ruolo delle istituzioni finanziarie, mentre il recente ritiro della Federal Reserve dalla coalizione delle banche centrali contro il cambiamento climatico ha destato preoccupazione.
Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “Non possiamo permettere che le ambizioni climatiche si arenino a causa di divisioni geopolitiche”.
Trump e il “nuovo disordine globale”
Il 23 gennaio Trump interverrà in videoconferenza con un discorso che potrebbe catalizzare il dibattito. La sua visione unilaterale e le critiche alle istituzioni multilaterali preoccupano molti leader. Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha dichiarato: “È fondamentale che Davos rimanga un luogo di dialogo e non diventi un campo di battaglia ideologico”.
Proteste e sfiducia
Le proteste contro il Wef, ormai un appuntamento fisso, sono attese anche quest’anno, con manifestanti che denunciano l’elitismo del forum e la mancanza di soluzioni reali alle disuguaglianze. Tuttavia, l’urgenza di affrontare temi come la regolamentazione tecnologica, il cambiamento climatico e il commercio globale potrebbe spingere i partecipanti a trovare un terreno comune, nonostante le divergenze.
Il futuro del Wef
In un momento storico segnato da polarizzazioni e incertezze, il Wef si trova a un bivio. Riuscirà Davos a riaffermarsi come luogo di cooperazione globale o diventerà uno specchio delle divisioni che segnano il mondo? Le risposte arriveranno dai leader e dalle loro scelte nei giorni cruciali del forum.