Magistrati contro la riforma: proteste e sciopero contro la separazione delle carriere

- di: Jole Rosati
 

La tensione sale nel dibattito sulla riforma della giustizia voluta dal centrodestra. Magistrati in toga con coccarde tricolori annunciano una mobilitazione simbolica e sostanziale: lasceranno l’Aula durante l’intervento del ministro Carlo Nordio all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario e si preparano a uno sciopero nazionale il prossimo 27 febbraio. L’iniziativa, decisa dal Consiglio Direttivo Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati (Anm), rappresenta un chiaro segnale di opposizione alla separazione delle carriere, una riforma che ha già ottenuto il primo via libera alla Camera.

Un testo controverso
La riforma proposta mira a modificare il Titolo IV della Costituzione, separando le carriere di giudici e pubblici ministeri per rafforzare la terzietà del giudice. Secondo Giuseppe Santalucia, presidente uscente dell’Anm, si tratta di un provvedimento che non garantisce miglioramenti per la giustizia e che mette a rischio l'indipendenza dei magistrati. “Non c’è nessuna forma di ribellismo istituzionale”, ha dichiarato Santalucia, “ma sentiamo il dovere di spiegare ai cittadini le ragioni del nostro dissenso”.
Il presidente dell’Anm ha definito la riforma “blindata”, lamentando l’assenza di un dialogo costruttivo con il governo. La separazione delle carriere, secondo l’Associazione, rischia di compromettere il principio di autonomia e indipendenza della magistratura, valore cardine della Costituzione italiana. “È un testo che andrebbe eliminato”, ha affermato Santalucia, sottolineando come questa modifica istituzionale sia percepita come un colpo ai diritti dei cittadini.

Le accuse di politicizzazione

Critiche sono arrivate anche da Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm, che ha dichiarato: “Questa riforma tutela più i potenti che i cittadini, poiché attrarrà il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo”. Casciaro teme che il nuovo assetto porterà a una minore imparzialità nelle indagini più delicate. “È un controllo politico sul pm che finirà per rendere impossibile sottoporre certe indagini a un giudice terzo e imparziale”, ha aggiunto.
Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo politico. Enrico Costa, deputato di Forza Italia, ha criticato duramente la posizione dell’Anm, accusandola di essere guidata da interessi corporativi. “È l’ennesima levata di scudi di un’Associazione che terrorizza l’opinione pubblica per difendere il proprio potere”, ha dichiarato Costa, ribadendo che il Parlamento ha tutto il diritto di portare avanti le sue decisioni.

Un percorso verso il referendum
In risposta alle critiche, l'Anm ha annunciato l’intenzione di portare la questione al vaglio dei cittadini con un referendum. “Ci impegneremo a spiegare in tutte le sedi possibili le ragioni della nostra contrarietà”, ha sottolineato Santalucia. L’obiettivo è evitare che il referendum diventi un’occasione per una semplificazione del dibattito pubblico.

Una mobilitazione simbolica
Tra le iniziative simboliche della protesta, i magistrati si riuniranno fuori dalle aule prima dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, esponendo cartelli con citazioni sul valore della Costituzione. Anche questa scelta riflette un intento didattico, piuttosto che puramente oppositivo.
Non amo la parola protesta, preferisco proposta”, ha concluso Santalucia, “ma questa riforma non offre margini di miglioramento: va ripensata completamente”.

Un dibattito acceso
Il confronto tra magistratura e politica sembra destinato a inasprirsi nelle prossime settimane, con una posta in gioco che coinvolge direttamente i cittadini. Il futuro della giustizia italiana è al centro di una battaglia che va ben oltre i confini delle aule di tribunale.


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