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Violenza sulle donne, la Camera approva all’unanimità la riforma sul consenso: ora il testo passa al Senato

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Violenza sulle donne, la Camera approva all’unanimità la riforma sul consenso: ora il testo passa al Senato

La Camera ha votato all’unanimità la proposta di legge che interviene sul codice penale ridefinendo il reato di violenza sessuale alla luce del principio cardine «solo sì è sì». Un passaggio parlamentare che, per la sua compattezza, non ha precedenti recenti su un tema così sensibile e che riflette la pressione pubblica, sociale e istituzionale a rendere più chiara e certa la disciplina del consenso. Tutti i gruppi, nessuno escluso, hanno scelto la via dell'approvazione immediata, senza ricorrere alle astensioni tattiche che spesso accompagnano testi ad alto impatto etico.

Violenza sulle donne, la Camera approva riforma sul consenso

La riforma inserisce nel codice penale un criterio di definizione del consenso più esplicito rispetto alla disciplina attuale. Non si modifica soltanto la dinamica probatoria, ma la stessa struttura del reato, poiché la condotta illecita non sarà più limitata ai casi di coercizione fisica, violenza o minaccia. La norma introduce la centralità della volontarietà manifestata, sciogliendo quelle ambiguità interpretative che spesso hanno alimentato rallentamenti procedurali, archiviazioni o assoluzioni fondate sulla presunta «mancanza di resistenza». È un passaggio che mira a svuotare la zona grigia in cui, a volte, finivano le testimonianze delle vittime costrette alla paralisi, allo shock, o all’incapacità di opporsi.

Un cambio di paradigma giuridico
La modifica appare rilevante non solo sul piano simbolico. Nei lavori preparatori delle commissioni è emerso più volte che il nodo principale non era tanto aumentare le pene, quanto rendere più efficace l’impianto di tutela. Le magistrature requirenti, intervenute nelle audizioni, hanno sottolineato come la giurisprudenza viva da anni su un equilibrio instabile tra norme scritte in un'altra epoca e comportamenti sociali radicalmente cambiati. Il nuovo testo, pur mantenendo la struttura del reato, introduce una cornice più coerente con gli standard europei: la riforma infatti si ispira ai modelli già adottati da Spagna, Svezia e Paesi Bassi, dove il criterio del consenso espresso ha semplificato le istruttorie e aumentato la capacità di accertamento.

L’effetto sociale e politico

Il voto unanime dell’aula è anche un segnale in un momento in cui il Paese vive un picco di attenzione verso il tema della violenza di genere. I dati delle procure mostrano un incremento delle denunce e un aggravarsi degli episodi di violenza domestica, mentre l’opinione pubblica continua a interrogarsi su come migliorare prevenzione, formazione e sistemi di protezione. Approvare un testo così delicato senza fratture politiche è stato letto da molti deputati come un atto di responsabilità collettiva, e nelle dichiarazioni di voto i capigruppo hanno insistito sull’idea che «non si tratta di una legge di parte, ma di civiltà».

Il passaggio al Senato

Ora il provvedimento passa a Palazzo Madama per la seconda lettura. Lì potrebbe essere confermato senza modifiche e approvato in via definitiva entro poche settimane, perché il clima politico sembra favorevole alla rapida conclusione. Tuttavia non si esclude che i senatori possano intervenire su alcune sfumature tecniche: in particolare sulla definizione delle circostanze aggravanti, sul coordinamento con le norme che disciplinano l’incapacità di intendere e di volere e sulla tutela delle vittime in fase dibattimentale. Se il Senato introdurrà modifiche, il testo dovrà tornare di nuovo alla Camera. L’obiettivo dichiarato dai relatori è arrivare all'approvazione finale entro la fine della legislatura, evitando che un eventuale scioglimento anticipato delle Camere lasci la riforma a metà del guado.

Una norma che cambia la cultura giudiziaria
Il vero impatto della riforma si misurerà però nel tempo, quando procure, giudici e avvocati dovranno tradurre la nuova definizione di consenso nelle prassi processuali. La dottrina penalistica, negli ultimi anni, ha discusso a lungo sulla necessità di aggiornare strumenti interpretativi e protocolli di ascolto delle vittime. Con la nuova norma sarà inevitabile un percorso di adeguamento formativo, perché la valutazione degli elementi di prova richiederà maggiore attenzione alle dinamiche psicologiche e relazionali. Da qui la richiesta, avanzata anche dalle associazioni dei magistrati, di investire su formazione, risorse e strutture specializzate.

Il segnale del Parlamento
Al netto delle possibili limature al Senato, il voto unanime della Camera rappresenta un punto fermo. Non chiude la questione della violenza di genere – che richiede politiche di lungo periodo su scuola, welfare, forze dell’ordine e giustizia – ma offre una base normativa più moderna. L'approvazione di oggi, come hanno ricordato più deputati in aula, «non è un traguardo, è un inizio». Ed è un inizio che il Paese aspettava da tempo, in un contesto in cui la fiducia delle vittime nelle istituzioni si gioca anche sulla capacità dello Stato di chiamare le cose con il loro nome.

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