Bruxelles approva misure contro le tariffe Usa ma apre alla trattativa. Von der Leyen: “Pronti a sospenderli per un’intesa equa” L’Unione europea ha acceso la miccia dei controdazi contro l’America di Donald Trump.
Con 26 voti favorevoli su 27 – unica contraria l’Ungheria di Viktor Orbán – Bruxelles ha dato il via libera a misure tariffarie per un valore complessivo di 21 miliardi di euro, in risposta diretta ai dazi americani su acciaio e alluminio. Il messaggio è chiaro: l’Europa non resta a guardare, ma rilancia con una strategia che non esclude il negoziato. “Siamo pronti a congelare i dazi se ci sarà una trattativa equa”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, parlando ai membri della Camera di commercio americana riuniti nella capitale belga.
Tre fasi per un messaggio politico
Le contromisure entreranno in vigore in tre fasi distinte: la prima scatterà il 15 aprile, la seconda il 16 maggio, la terza il 1 dicembre. Non un colpo di teatro, ma un piano calibrato per tenere aperti gli spazi di manovra. I dazi colpiranno beni iconici made in USA come motociclette Harley-Davidson, jeans Levi’s, burro di arachidi, sigarette, tabacco da masticare, mirtilli rossi, mais dolce. L’obiettivo è colpire simboli e settori ad alta visibilità politica negli Stati Uniti, ma evitando escalation incontrollate. La Commissione ha mantenuto fede a un principio cardine: difendere il mercato unico europeo senza chiudere la porta al dialogo. “Nessuna chiusura, ma una posizione ferma per trattare alla pari”, spiegano fonti comunitarie. L’architettura della risposta europea è stata definita in sede tecnica, attraverso la cosiddetta “comitatologia”, ma il voto ha avuto un significato tutto politico.
E se Orbán ha accusato Bruxelles di “peggiorare la situazione”, l’isolamento dell’Ungheria è apparso evidente.
La mossa di Trump e il bluff dello stop
Le contromisure Ue arrivano dopo settimane di provocazioni verbali e gesti unilaterali da parte di Trump. Il presidente americano, in un tweet del 2 aprile, aveva annunciato la sospensione temporanea (90 giorni) di una parte dei dazi, presentandola come “un gesto di buona volontà”. Ma a Bruxelles nessuno ha abboccato. La Casa Bianca non ha toccato le tariffe settoriali già in vigore, e il nuovo “stop” è stato letto come una manovra tattica priva di sostanza. “Non possiamo costruire una strategia commerciale su colpi di scena quotidiani”, ha dichiarato un diplomatico europeo a Politico Europe. La scelta di procedere lo stesso con le misure era dunque inevitabile. Von der Leyen non ha mai nascosto il suo obiettivo: “Dimostrare che l’Europa è un partner affidabile. Gli Stati Uniti, oggi, no”.
La partita è globale: non c’è solo l’Ue
Nel frattempo anche la Cina ha alzato il tiro: Pechino ha annunciato dazi fino all’84% su alcune importazioni americane, compreso il mais, una mossa letta come risposta sia alle tariffe Usa che al clima di sfida aperta sul fronte tecnologico. Per Xi Jinping, l’Europa che si muove da sola può essere un alleato utile o almeno un contrappeso al protezionismo statunitense. In questo scenario, la possibilità di una nuova alleanza commerciale euroasiatica torna sul tavolo.
Von der Leyen tenta il rilancio: “Investite in Europa”
Dietro la facciata dei dazi, Bruxelles manda un secondo segnale – forse ancor più rilevante – agli investitori internazionali. La presidente della Commissione ha incontrato a Bruxelles una delegazione di imprenditori americani, rilanciando il mercato unico come “spazio aperto, regolato e trasparente”. “Stiamo semplificando le regole e ampliando le opportunità”, ha detto. “Non è tempo di muri, ma di ponti”. L’intento è duplice: sottrarre aziende americane al clima ostile creato da Trump e blindare la fiducia nel modello europeo, proprio mentre le democrazie liberali vengono messe sotto pressione.
Una battaglia che è anche politica
Non si tratta solo di commercio. Il conflitto tra Bruxelles e Washington assume, sempre più, i contorni di uno scontro di modelli. Da un lato un’America instabile e protezionista, dall’altro un’Unione Europea che si propone come garante di regole e prevedibilità. Non a caso, fonti diplomatiche tedesche parlano di “momento spartiacque”, in cui “l’Ue ha deciso di comportarsi da potenza matura”. Ma la domanda resta aperta: fino a che punto Trump sarà disposto a negoziare? E l’Europa riuscirà a restare unita anche quando si passerà dalle tariffe alle vere trattative?