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Putin apre alla pace? La Casa Bianca lancia il segnale, Lavrov gela l’entusiasmo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Putin apre alla pace? La Casa Bianca lancia il segnale, Lavrov gela l’entusiasmo
È stato Michael Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca, a rivelare in un’intervista andata in onda su Fox News che il presidente russo Vladimir Putin sarebbe disposto a valutare un “accordo di pace permanente” con l’Ucraina. La dichiarazione arriva dopo un incontro diretto tra Witkoff e il leader del Cremlino, e rappresenta uno dei segnali più espliciti degli ultimi mesi su una possibile svolta diplomatica nel conflitto in corso dal 2022. Secondo Witkoff, i colloqui si sono concentrati su una serie di punti sensibili, a partire dalla questione dei cinque territori contesi, ma anche su aspetti più ampi legati alla sicurezza globale e al ruolo della NATO.

I cinque territori e le clausole da trattare

La chiave, ha spiegato l’inviato americano, riguarda “i cosiddetti cinque territori”, con ogni probabilità le aree già occupate e in parte annesse dalla Russia: Donetsk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhia e la Crimea. Ma Witkoff ha precisato che la trattativa non si esaurisce lì: “Ci sono protocolli di sicurezza, questioni legate alla struttura della NATO, all’esclusione dell’articolo 5 e molti dettagli da definire”. Dietro le quinte, il quadro appare quindi complesso, con Mosca che ambisce a una pace che cristallizzi i guadagni territoriali e garantisca una fascia di sicurezza duratura ai propri confini.

Lavrov smorza l’entusiasmo: “Non è facile”

Ma a Mosca, poche ore dopo la diffusione dell’intervista, è stato il ministro degli Esteri Sergey Lavrov a intervenire per frenare ogni euforia prematura. “Non è facile concordare gli elementi chiave di un accordo”, ha dichiarato, sottolineando le divergenze ancora aperte con la parte ucraina e i suoi alleati. Nessuna conferma ufficiale è arrivata dal Cremlino, che si è limitato a ribadire che “ogni proposta di pace deve tenere conto delle condizioni maturate sul terreno”.

La strategia americana e il contesto di Trump

Le dichiarazioni di Witkoff devono essere lette nel nuovo contesto strategico imposto dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente americano ha più volte affermato di voler “chiudere la guerra entro 24 ore”, una formula diventata slogan, ma che inizia a prendere una forma concreta. La sua amministrazione si muove con l’intenzione di ridisegnare gli equilibri globali, anche a costo di scelte non allineate con le posizioni storiche della NATO. La mossa di rendere pubblici i colloqui con Putin può rappresentare un segnale distensivo, ma anche un modo per testare la reazione interna e internazionale a una possibile accelerazione verso la tregua.

Silenzio da Kiev, ma cresce la pressione

Volodymyr Zelensky, per ora, ha scelto di non commentare. La posizione ucraina resta quella di sempre: nessuna cessione territoriale, né trattative che riconoscano in qualsiasi forma l’occupazione russa. Tuttavia, la situazione sul campo si fa più difficile. I ritardi negli aiuti militari, la carenza di munizioni e l’incertezza sulla linea futura degli alleati stanno aumentando la pressione su Kiev. Non è escluso che, dietro le quinte, le diplomazie occidentali stiano sondando la disponibilità ucraina ad almeno sedersi a un tavolo, senza pregiudicare gli obiettivi dichiarati.

La diplomazia cinese e il ruolo di mediazione

Anche Pechino osserva con attenzione. La Cina, che ha mantenuto un dialogo costante con Mosca e Kiev, potrebbe cogliere questa apertura per rilanciare la sua proposta di mediazione. Il ministro degli Esteri cinese ha già dichiarato che “ogni tentativo realistico di avvicinamento deve essere sostenuto”, ma ha anche precisato che la sovranità ucraina non può essere violata. La Cina vede nella stabilità dell’area euroasiatica un interesse strategico, e potrebbe proporsi come arbitro in un negoziato multilaterale, accanto alla Turchia e ad altri attori regionali.

L’Europa si interroga e si divide

Nel vecchio continente, la reazione è variegata. I Paesi dell’Est Europa restano ostili a ogni ipotesi di compromesso che non preveda la completa liberazione del territorio ucraino. Al contrario, Francia e Germania sembrano più disposte a considerare vie negoziali, pur sempre nel rispetto dei principi di diritto internazionale. A Bruxelles, il dibattito è aperto: alcuni osservatori vedono nell’apertura di Putin una trappola, un modo per congelare il conflitto e guadagnare tempo, altri la considerano un’opportunità che l’Europa non può permettersi di ignorare.

Tra reale apertura e mossa tattica

La domanda che aleggia, dunque, è se davvero Putin intenda porre fine alla guerra o se si tratti di una mossa tattica. Witkoff, nell’intervista, ha parlato di un “Putin lucido e determinato”, ma l’ambiguità fa parte da sempre del linguaggio diplomatico russo. Fonti interne all’intelligence americana non escludono che Mosca voglia semplicemente sondare il terreno, creare divisioni tra gli alleati occidentali e alimentare l’idea che l’ostacolo alla pace sia Kiev, non il Cremlino. In questo senso, l’uscita pubblica dell’inviato americano potrebbe anche essere un’azione preventiva, utile a indirizzare la narrativa su scala globale.
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