Weekend di scontri, 37 agenti feriti nelle piazze italiane: tensione alta tra Milano, Roma e Torino
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il bilancio diffuso dal Viminale mostra un’escalation di violenza nei cortei. Sassi, bastoni, bombe carta: le forze dell’ordine finiscono nel mirino. Ma la politica si divide sulle responsabilità. Cosa sta accadendo nelle strade del dissenso.
Una fine settimana di rabbia e manganelli
Trentasette agenti feriti in pochi giorni. È questo il dato che riaccende il dibattito sulla gestione dell’ordine pubblico in Italia. Milano, Roma, Torino: tre città simbolo, teatro di manifestazioni che si sono trasformate in scontri, corse, lancio di oggetti e cariche. I dati sono stati resi noti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e confermano una tendenza che si sta consolidando: piazze sempre più radicalizzate, tensione crescente tra manifestanti e forze dell’ordine, una catena di provocazioni e reazioni che sembra difficile da spezzare.
Milano: la guerriglia contro la sede Rai e le proteste studentesche
Nel capoluogo lombardo, l’epicentro è stato un corteo studentesco in parte non autorizzato. La manifestazione, in origine pacifica, si è trasformata in un fronte di scontro quando un gruppo ha cercato di raggiungere la sede della Rai. Barricate improvvisate, lanci di bottiglie e petardi, vetrine infrante: la situazione è degenerata rapidamente. Le forze dell’ordine hanno risposto con cariche di alleggerimento. Diversi agenti sono stati colpiti da oggetti contundenti, tre di loro hanno riportato ferite giudicate gravi. Le immagini, circolate sui social, mostrano scene da guerriglia urbana, con volti coperti e slogan radicali.
Roma: corteo spezzato e scontri sotto al Ministero dell’Istruzione
Nella capitale, l’appuntamento era sotto al Ministero dell’Istruzione, dove si sono radunati studenti e militanti di collettivi universitari. La tensione è esplosa quando una parte del corteo ha tentato di oltrepassare il cordone di polizia. Ne è seguito uno scontro fisico violento, con manganellate, corse e feriti. Secondo il bollettino, sono otto gli agenti colpiti a Roma, alcuni dei quali finiti al pronto soccorso per contusioni alla testa e agli arti. Le testimonianze parlano di “clima pesante, di una rabbia che non si vedeva da tempo”. Sullo sfondo, la protesta contro i tagli all’istruzione e il caro affitti, ma anche la presenza visibile di frange antagoniste ben organizzate.
Torino: tensioni al corteo per la Palestina, polizia accerchiata
Nel capoluogo piemontese, il contesto era diverso ma ugualmente teso: una manifestazione a sostegno della popolazione palestinese ha registrato momenti di alta tensione. Alcuni manifestanti hanno cercato di deviare dal percorso autorizzato per dirigersi verso la sede di un’azienda accusata di collaborazioni militari con Israele. Quando la polizia ha bloccato l’avanzata, è partita la contestazione, seguita dal lancio di oggetti e dal tentativo di accerchiamento di alcuni mezzi delle forze dell’ordine. Il bilancio finale parla di sei agenti feriti, oltre a due manifestanti fermati per resistenza.
Il Viminale monitora, ma cresce la pressione sulle forze dell’ordine
Il Ministero dell’Interno segue con attenzione l’evolversi della situazione. Il bilancio diffuso è accompagnato da un messaggio di solidarietà ai reparti impegnati. “Massimo rispetto per chi difende la sicurezza nelle piazze”, ha dichiarato il ministro Piantedosi. Ma tra le righe emerge una preoccupazione crescente: la capacità delle forze dell’ordine di contenere proteste sempre più frequenti, dure, imprevedibili. Il timore è che si stia tornando a un clima da anni Settanta, dove ogni piazza può trasformarsi in un campo di battaglia.
La politica si divide: repressione o legittima difesa?
Le reazioni politiche sono immediate e opposte. La destra parla di “intollerabile violenza contro lo Stato”, chiede pene severe per chi aggredisce agenti in servizio e invoca il pugno duro contro chi strumentalizza le piazze. Il centrosinistra invita invece alla riflessione: “La repressione non può essere la risposta alla rabbia sociale. Serve dialogo, non manganelli”. I sindacati di polizia, intanto, denunciano il sovraccarico operativo e chiedono più tutele. La frattura tra istituzioni e manifestanti si allarga, mentre l’opinione pubblica si interroga: la piazza è ancora luogo di democrazia o sta diventando un fronte permanente?