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Scontro ad alta quota: la Cina blocca i Boeing, tregua sui dazi spinge le Borse

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Scontro ad alta quota: la Cina blocca i Boeing, tregua sui dazi spinge le Borse
La Cina ha ordinato alle proprie compagnie aeree di sospendere la ricezione di nuovi aerei Boeing e bloccare temporaneamente l’acquisto di componenti aeronautici statunitensi. Si tratta di una misura drastica, maturata in risposta all’inasprimento dei dazi varato dagli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump. L’annuncio, riportato da Bloomberg, agisce come detonatore in una tensione commerciale che sembrava destinata a rientrare, ma che invece mostra segni di ulteriore escalation. Lo stop colpisce direttamente uno dei simboli dell’industria americana, Boeing, già in difficoltà a causa di problemi strutturali e scandali legati alla sicurezza.

Trump spinge sui dazi, la Cina risponde col blocco

Il contesto è quello di un confronto a viso aperto tra le due superpotenze. Il presidente Trump ha deciso di alzare i dazi sull’importazione di beni made in China fino al 145%, in una mossa che secondo la Casa Bianca ha l’obiettivo di tutelare la produzione interna e riequilibrare la bilancia commerciale. Pechino ha risposto con la stessa moneta, colpendo un settore altamente simbolico e strategico come quello dell’aeronautica civile. L’ordine alle compagnie cinesi è chiaro: congelare ogni nuovo contratto con Boeing, azienda che rappresenta il 14% del mercato cinese dei jet commerciali.

Effetti immediati sui mercati: rimbalzo europeo e rally di Stellantis

Nonostante il gelo tra Washington e Pechino, i mercati hanno reagito con una certa fiducia. A favorire la ripresa è stata soprattutto la prospettiva, ventilata dalla Casa Bianca, di una tregua temporanea sui dazi nel settore automotive, particolarmente sensibile per le economie europee. A Milano si è registrato un balzo significativo per il titolo Stellantis, che ha trainato l’indice Ftse Mib. Anche le altre Borse europee hanno aperto in territorio positivo, seguendo l’andamento dei futures statunitensi, anch’essi in rialzo. Un effetto paradossale: la tensione resta alta, ma ogni accenno di distensione, anche minimo, viene premiato con slancio.

Il peso delle materie prime: petrolio e gas in salita, oro ancora forte

Nel frattempo, i mercati delle materie prime riflettono il nervosismo globale. Il prezzo del petrolio è tornato a salire, spinto anche dalle nuove tensioni in Medio Oriente e dalla domanda asiatica. Il gas naturale segue un trend simile, segno che le forniture restano vulnerabili. L’oro, come spesso accade nei momenti di incertezza, si conferma bene rifugio per eccellenza, toccando nuovi massimi. Gli investitori, pur mantenendo un certo ottimismo sulle azioni, continuano a cercare protezione dai rischi geopolitici.

Boeing in difficoltà: tra problemi interni e pressioni esterne

Il colosso americano Boeing si trova ora al centro di una tempesta perfetta. Da un lato i problemi tecnici irrisolti, come quelli relativi al modello 737 Max e alle recenti ispezioni di sicurezza richieste dalla FAA. Dall’altro la pressione geopolitica, che lo rende bersaglio privilegiato della risposta cinese alle politiche commerciali di Trump. La Cina rappresenta il secondo mercato mondiale per l’aviazione civile, e un congelamento prolungato potrebbe costare miliardi all’azienda. Le azioni Boeing hanno già subito contraccolpi nelle scorse settimane, e il blocco annunciato oggi rischia di peggiorare il quadro.

La strategia cinese: colpire simboli, evitare lo scontro frontale

Pechino ha scelto con attenzione il terreno dello scontro. Bloccare i Boeing non è solo una mossa economica, ma anche un segnale simbolico al governo statunitense. Evitando misure più estese – come il boicottaggio delle aziende tecnologiche o l’imposizione di dazi generalizzati – la Cina manda un messaggio: la guerra commerciale può essere gestita a colpi chirurgici. Un atteggiamento che lascia aperta la porta alla trattativa, ma intanto mostra i muscoli. Secondo alcuni analisti, il messaggio è rivolto direttamente a Trump: la Cina è disposta a dialogare, ma non a subire.

Il nodo dei dazi sulle auto: una tregua fragile

Uno dei fronti più delicati riguarda i dazi sulle auto, tema centrale per l’industria europea. Trump ha annunciato l’intenzione di sospendere temporaneamente l’entrata in vigore di nuove tariffe su veicoli e componenti importati dall’UE, un gesto interpretato come segnale distensivo nei confronti di Bruxelles. Ma la misura ha validità limitata e potrebbe essere revocata in qualsiasi momento. Per ora, l’annuncio ha dato fiato ai mercati, ma la sensazione è che ci si trovi ancora in una fase di tatticismo, dove ogni concessione è parte di un più ampio gioco di posizionamento.

Il ruolo dell’Europa tra due fuochi

L’Unione Europea, come spesso accade, si trova tra due fronti. Da un lato dipende fortemente dagli scambi con la Cina, soprattutto per quanto riguarda le forniture industriali e tecnologiche. Dall’altro è legata agli Stati Uniti per motivi strategici e commerciali. La decisione di Trump di allentare la pressione sui dazi automobilistici è stata accolta con sollievo, ma non ha cancellato l’incertezza di fondo. La guerra commerciale tra Washington e Pechino rischia di trasformarsi in una spirale che finisce per coinvolgere anche gli alleati. E l’Europa, in questo scenario, appare ancora una volta più spettatrice che protagonista.
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