Il 4 aprile è stato approvato il nuovo Decreto Sicurezza. Due settimane dopo, il 15 aprile, è diventato legge. Una corsa rapida, come succede con le misure che il governo considera “urgenze nazionali”. Dentro il testo, ci sono 14 nuovi reati.
Decreto Sicurezza, cambia il codice penale: ecco i 14 nuovi reati che entrano nella legge italiana
Non modifiche minime, non aggiustamenti tecnici. Reati veri e propri, nuovi articoli di codice penale, nuove condotte punibili con carcere e sanzioni pesanti. La fotografia è quella di un Paese che reagisce al disagio con la stretta, e che alza nuovi muri normativi davanti a chi protesta, a chi occupa, a chi scavalca.
Nel provvedimento c'è tutto: sicurezza urbana, cybercriminalità, terrorismo, reati ambientali, occupazioni, ma anche la ridefinizione dell’ex abuso d’ufficio. È stato cancellato. Al suo posto nasce un nuovo reato: indebita destinazione di denaro o cose mobili. Stesso campo d’azione, ma con paletti più stretti e pene potenzialmente più severe. Chi usa fondi pubblici per fini personali rischia grosso, ma questa volta l’intento è quello di avere una norma più "difendibile" nei tribunali, dopo anni di assoluzioni e archiviazioni per il vecchio abuso d’ufficio.
Un altro dei punti caldi è l’occupazione abusiva di immobili. Chi prende possesso di un edificio pubblico o privato senza titolo può finire in carcere per un massimo di sette anni. Il reato si applica anche agli attivisti che occupano case sfitte o centri sociali. In parallelo, arriva il reato di blocco delle infrastrutture critiche: binari ferroviari, strade, autostrade, anche con una catena o un sit-in. Fino a due anni di reclusione per chi ferma anche solo per poco un servizio pubblico “strategico”.
La parte più pesante è quella che riguarda il terrorismo. Tre nuovi reati: diffusione di messaggi incitanti alla violenza, addestramento a fini terroristici e finanziamento del terrorismo. Le norme non si limitano al contesto jihadista, ma comprendono anche le organizzazioni di estrema destra e sinistra. Il campo si allarga anche alla rete: una condivisione social può diventare prova di istigazione, una chat criptata può essere usata per incastrare chi riceve istruzioni su armi, esplosivi, tattiche.
Poi ci sono i reati più classici, ma riscritti o inaspriti. Partecipazione a gruppi sovversivi ritorna con più forza, insieme a nuove misure contro il traffico illecito di armi, la tratta di esseri umani, la prostituzione minorile, la contraffazione documentale. E c’è un nuovo blocco che riguarda il cybercrime, con norme specifiche per proteggere infrastrutture digitali, banche dati, portali governativi. Gli attacchi informatici diventano oggetto di reato autonomo, con aggravanti specifiche se colpiscono la sicurezza nazionale.
Il pacchetto prevede anche un intervento su corruzione e reati ambientali. In entrambi i casi, l’obiettivo dichiarato è alzare l’asticella della deterrenza. Nei fatti, si introducono nuove modalità di tracciamento e aggravanti. Per i reati contro l’ambiente, si parla di reclusione anche per i responsabili aziendali che non adottano misure di prevenzione, se l’inquinamento è causato da negligenza sistemica.
È una mappa nuova, un sistema che si riscrive. Nelle intenzioni, il governo vuole rafforzare le difese del Paese. Ma in questa mappa non tutti leggono le stesse strade: dove c’è chi vede sicurezza, altri leggono il ritorno del codice penale come strumento politico. Le reazioni dei giuristi sono divise. Le piazze si preparano a rispondere. E il confine tra ordine e conflitto continua a spostarsi.