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Trump si autocelebra: “l’Europa mi vuole”. Ma i dati lo gelano

- di: Vittorio Massi
 
Trump si autocelebra: “l’Europa mi vuole”. Ma i dati lo gelano
Trump si autocelebra: “l’Europa mi vuole”. I dati lo gelano

Dal salone delle feste di Washington alla realtà dei sondaggi europei: la distanza tra propaganda e percezione è abissale. 

La scena: sorrisi, applausi e un’Europa immaginaria

Donald Trump lo ha detto con il sorriso di chi è convinto di raccontare una verità autoevidente: “le nazioni europee dicono che potrei essere il loro leader”. La frase è arrivata durante il Congressional Ball, evento mondano-politico a Washington, ed è stata rilanciata dalle agenzie l’11 dicembre 2025.

Nel racconto trumpiano, l’Europa ascolta, rispetta, ammira. Finalmente. Dopo anni in cui – parole sue – gli Stati Uniti sarebbero stati “truffati” dagli alleati, ora il mondo, Europa inclusa, riconoscerebbe l’autorità americana incarnata dal suo presidente.

È una narrazione lineare, potente, rassicurante per il suo pubblico interno. Peccato che fuori dalla sala da ballo la realtà appaia radicalmente diversa. 

I numeri contro la retorica

Quando si passa dalle frasi ai dati, l’Europa evocata da Trump evapora. Le principali rilevazioni internazionali del 2025 mostrano una diffidenza diffusa, spesso una vera e propria ostilità, nei confronti del presidente americano.

YouGov: giudizi negativi maggioritari

Il tracker europeo di YouGov, aggiornato al 1° dicembre 2025, segnala che in gran parte dei Paesi monitorati le opinioni sfavorevoli su Trump superano nettamente quelle favorevoli. Regno Unito, Francia, Germania e Italia rientrano in questo schema.

Non c’è traccia di un entusiasmo collettivo, né tantomeno di una disponibilità a riconoscergli un ruolo guida simbolico o politico. 

Le Grand Continent: “nemico” per un europeo su due

Ancora più netto il quadro offerto dal sondaggio realizzato per Le Grand Continent e rilanciato. In media, circa il 50% degli intervistati nei Paesi europei coinvolti considera Trump un “nemico”.

Un termine pesante, che va ben oltre la semplice antipatia personale e indica una percezione di conflitto politico e valoriale. Altro che incoronazione informale. 

Pew Research: fiducia bassa negli Stati Uniti di Trump

Il problema non riguarda solo Trump come individuo, ma l’immagine complessiva degli Stati Uniti sotto la sua leadership. Il Pew Research Center, in un rapporto pubblicato l’11 giugno 2025, registra un calo dell’immagine americana in numerosi Paesi e una fiducia limitata nella capacità di Trump di gestire gli affari globali.

Il messaggio è chiaro: l’America non è più percepita automaticamente come modello o garante, e Trump non viene visto come il leader capace di ricucire questa frattura. 

Perché Trump insiste: la politica come autosuggestione

L’autocelebrazione non è un incidente di percorso, ma un elemento strutturale della comunicazione trumpiana. Dire che “l’Europa mi vuole” serve a tre obiettivi precisi:

Rafforzare la leadership interna, mostrando un presidente temuto e rispettato.
Rovesciare le critiche, trasformando l’ostilità in presunta ammirazione.
Semplificare il mondo, dividendo tra chi “rispetta” e chi “truffa”.

È una narrazione che funziona bene nei comizi e nelle cerimonie, molto meno quando incontra il filtro dei dati verificabili.

Italia ed Europa: fine del mito americano

Anche in Italia il clima è cambiato. Il Rapporto Censis 2025, presentato il 5 dicembre 2025, descrive una società più disincantata e meno incline a considerare l’America un modello indiscutibile.

La cifra spesso citata del 77% di giudizi negativi sull’America contemporanea circola nel dibattito pubblico, ma al di là del numero esatto, la tendenza è chiara: il mito si è incrinato. Trump non è la causa unica, ma ne è il simbolo più visibile. 

Applausi immaginari, realtà ostinata

Trump può continuare a raccontare un’Europa affascinata dalla sua leadership. È coerente con il suo stile e con il suo bisogno costante di auto-legittimazione. Ma i dati disponibili raccontano un’altra storia: un continente spesso critico, talvolta apertamente ostile, e sempre più distante dall’America trumpiana.

In questo scarto tra narrazione e realtà sta il cuore della vicenda. Non è l’Europa a volere Trump. È Trump ad aver bisogno di un’Europa che lo voglia. 

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