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Svolta storica: Tokyo spinge su esportazione armi e aumenta la difesa

- di: Bruno Legni
 
Svolta storica: Tokyo spinge su esportazione armi e aumenta la difesa

(Foto: il nuovo primo ministro giapponese Takaichi Sanae).

Una svolta che cambia i connotati geopolitici del Paese

Tokyo spinge sull’acceleratore e il Giappone entra in una fase nuova, più assertiva, forse meno timida. Cresce la cooperazione con Washington, aumentano i fondi destinati alla Difesa e si rivedono persino le regole sull’esportazione di armamenti. Una pagina storica che potrebbe ridisegnare l’identità stessa del Paese del Sol Levante.

Spesa militare al 2% del Pil — e possibilità di arrivare al 3,5%

Il governo giapponese ha deciso di anticipare al 2025 l’innalzamento della spesa militare al 2% del Pil. Sul tavolo resta anche l’ipotesi di un ulteriore incremento fino al 3,5%, una prospettiva che segnerebbe un cambio di rotta profondo rispetto al passato pacifista post-bellico.

Koizumi a Washington: alleanza più stretta e cooperazione industriale

Il ministro della Difesa Shinjiro Koizumi si prepara alla sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti. In agenda, un confronto diretto con l’omologo americano Pete Hegseth su produzione congiunta di missili, manutenzione di flotte e una cooperazione sempre più integrata. Il segnale politico è chiaro: l’asse Tokyo-Washington torna centrale, e lo fa con un piglio nuovo.

Verso l’abolizione dei limiti all’export di armamenti

Il Giappone sta valutando una revisione dei Tre Principi sul trasferimento di tecnologie e armamenti, che finora limitavano la vendita di equipaggiamenti bellici e consideravano “non offensivi” solo soccorso, trasporto e sorveglianza. L’obiettivo è rendere possibile l’esportazione di armamenti pesanti — come cacciatorpediniere — a Paesi alleati, rilanciando un’industria militare che nel tempo ha perso competitività.

Opposizioni contrarie: la svolta divide la società giapponese

La prospettiva di esportare armi letali accende il dibattito interno. Partiti d’opposizione, associazioni civiche e pacifisti temono che la nuova policy possa portare armamenti giapponesi in territori di guerra o in mani terze, violando lo spirito dell’articolo 9 della Costituzione e l’identità pacifista del Paese.

Il partito Nippon Ishin spinge per una deregulation rapida, mentre la storica influenza moderatrice del Komeito si affievolisce dopo la rottura della vecchia coalizione. La discussione rischia così di correre più veloce delle valutazioni strategiche.

Un Giappone che cambia pelle

La domanda ora è una sola: il Paese è pronto a diventare un attore militare pienamente riconosciuto nello scacchiere internazionale? Perché una rivoluzione senza dibattito, senza consenso parlamentare e senza controllo pubblico può trasformarsi da svolta in frattura. 

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