Filosa corregge le previsioni sull'EV, punta su ibrido, Ram e Jeep e prepara il maxi piano 2026.
Stellantis entra in una nuova fase. L’amministratore delegato Antonio Filosa ha tracciato davanti alla
platea della Goldman Sachs 17th Annual Industrials & Autos Week un quadro netto: i conti sono
allineati agli obiettivi, la strategia sull’elettrico va corretta, il baricentro del gruppo si sposta ancora di più
sugli Stati Uniti e un nuovo piano strategico sarà presentato entro metà 2026. Sullo sfondo, le
nuove norme Usa su consumi ed emissioni volute da Donald Trump che allentano la pressione sull’elettrico
e offrono ai costruttori generalisti – Stellantis in testa – un margine di manovra che fino a pochi mesi fa era impensabile.
Conti in ordine e piano strategico entro metà 2026
Filosa ha ribadito che Stellantis sta rispettando la guidance 2025 e che gli ultimi mesi dell’anno
confermano la traiettoria imboccata. Il manager ha evitato numeri di dettaglio – siamo alla chiusura dell’esercizio –
ma ha insistito su un concetto: il gruppo è in linea con i target comunicati al mercato e continuerà a lavorare
su miglioramento della redditività e generazione di cassa trimestre dopo trimestre.
L’appuntamento chiave sarà un Capital Market Day atteso entro la metà del primo semestre 2026,
quando verrà svelato il nuovo piano strategico. In quell’occasione verrà ridefinito il posizionamento dei brand del
gruppo e chiarita la mappa degli investimenti sui vari mercati. Filosa ha anticipato soltanto un principio di fondo:
ogni marchio Stellantis dovrà valorizzare il proprio “superpotere”, cioè la combinazione unica di storia, clientela
e prodotto su cui costruire i margini del futuro.
Il messaggio agli investitori è semplice e perentorio: nessuna smobilitazione, ma una ricalibrazione.
A partire dal tema che in questo momento pesa di più sul settore: l’auto elettrica.
Elettrico sotto le attese: Stellantis riscrive la strategia
Al centro dell’intervento c’è l’ammissione di errore sulle previsioni EV. Filosa ha spiegato che
Stellantis, come gran parte dell’industria, aveva costruito piani industriali sull’ipotesi di una quota di
auto 100% elettriche molto più alta di quella che si vede oggi sul mercato.
Negli Stati Uniti, dove si ipotizzava una penetrazione dei veicoli elettrici a batteria attorno
al 50% entro il 2030, la realtà è ben diversa: le immatricolazioni EV sono ancora sotto la soglia di un numero
a una cifra, e Filosa ha quantificato in meno del 6% la quota attuale. Una distanza abissale rispetto alle curve
tracciate nei business plan di pochi anni fa, che costringe il gruppo a rivedere produzione, investimenti e gamma.
Anche in Europa le vendite full electric non hanno tenuto il passo delle attese, frenate da
prezzi ancora elevati, infrastrutture di ricarica a macchia di leopardo e incertezza normativa.
Da qui la scelta di Stellantis di rallentare l’acceleratore sull’elettrico puro e di rilanciare
con forza ibridi e plug-in, considerati dal gruppo la tecnologia più adatta a traghettare una
larga fascia di clienti verso la transizione.
Il cambio di passo non significa abbandonare il percorso verso le emissioni ridotte, ma
ridisegnarne tempi e traiettoria. Filosa chiede apertamente ai regolatori europei di rivedere
il quadro normativo, puntando a una transizione più graduale che tenga insieme tre pilastri:
ambiente, lavoro e accessibilità economica.
Europa, norme troppo rigide: la critica frontale di Filosa
Il ceo di Stellantis non usa giri di parole nel giudicare l’attuale impianto normativo europeo
sulla transizione energetica dell’auto. Secondo Filosa, le regole fissate negli ultimi anni
hanno spinto i costruttori a investimenti massicci sull’elettrico, senza però garantire
condizioni realistiche di domanda e senza proteggere a sufficienza
occupazione e competitività industriale.
La richiesta è chiara: un nuovo quadro regolatorio che, pur mantenendo gli obiettivi climatici,
consenta una transizione meno brusca, accompagnando i clienti con incentivi più
mirati e tempi più lunghi. In quest’ottica Filosa guarda con favore all’idea di misure europee
a sostegno della rottamazione del parco più inquinante, purché l’accesso ai bonus sia esteso
anche a chi sceglie ibridi efficienti e non soltanto EV puri.
Usa più “amici” del mercato: cosa cambia con le nuove regole di Trump
Se l’Europa viene descritta come una corsa a ostacoli, gli Stati Uniti oggi appaiono a Stellantis
come il campo di gioco più favorevole. Il motivo è l’offensiva regolatoria di Trump, che ha
deciso di smontare una parte consistente degli standard su consumi ed emissioni introdotti dall’amministrazione Biden.
Il nuovo schema proposto da Washington abbassa in modo sensibile i target di consumo medio per
le auto nuove entro il 2031, alleggerendo la pressione sui costruttori per quanto riguarda la vendita di veicoli
a benzina e diesel. Per la Casa Bianca si tratta di una misura che deve riportare i prezzi delle vetture su livelli
più sopportabili per la classe media, dopo anni di rincari importanti.
Per Stellantis, invece, è soprattutto una finestra di opportunità industriale. Regole più
flessibili permettono al gruppo di continuare a vendere in volumi rilevanti i modelli più redditizi – in primis
i pick-up e i suv – senza l’obbligo di compensare aggressivamente con EV per rientrare nei limiti. Non a caso,
i titoli dei grandi costruttori europei sono schizzati in Borsa dopo l’annuncio, con Stellantis tra i più premiati.
Alla Casa Bianca, Filosa si è schierato apertamente a favore di un approccio che coniughi
tutela ambientale e libertà di scelta dei clienti, rivendicando al tempo stesso l’impegno
del gruppo a investire negli Stati Uniti in nuovi modelli e capacità produttiva.
Ram, Jeep e il peso crescente del Nord America
L’altra faccia della strategia è la centralità del Nord America. Già i risultati del
terzo trimestre 2025 mostrano una Stellantis trainata dagli Stati Uniti, con
ricavi e consegne in crescita di circa il 13% su base annua e una quota di mercato mensile
che a settembre ha sfiorato il 9%, il livello più alto degli ultimi quindici mesi.
A spingere sono soprattutto i marchi Ram e Jeep, i più profittevoli del portafoglio americano
del gruppo, affiancati da Chrysler e Dodge. Stellantis ha già annunciato investimenti per oltre
13 miliardi di dollari negli Usa nei prossimi anni, legati all’espansione produttiva e all’aggiornamento
della gamma, con la prospettiva di aumentare significativamente i volumi e creare migliaia di nuovi posti di lavoro.
Filosa ha ricordato che nel terzo trimestre la quota di mercato negli Usa si è consolidata attorno
all’8% e che l’obiettivo è di crescerla ulteriormente, sfruttando sia i nuovi prodotti sia il quadro regolatorio
più favorevole. Sul piano industriale, la parola d’ordine è “mix”: spingere i modelli ad alto margine – pick-up,
suv, versioni top di gamma – senza abbandonare l’ibrido come strumento di transizione.
Un tassello simbolico sarà il rilancio della nuova Jeep Cherokee, modello iconico che torna con
una generazione rivista in chiave più efficiente, ma sempre fedele al dna del marchio. Filosa conta su questo
lancio per rafforzare ulteriormente la presenza di Jeep in un segmento che negli Stati Uniti resta strategico.
Ibrido protagonista: la nuova ricetta tecnologica
Il quadro che emerge è inequivocabile: nel breve-medio periodo Stellantis non giocherà la partita soltanto
sull’elettrico puro, ma su un mix calibrato dove l’ibrido diventa protagonista. Negli Stati Uniti
il gruppo ha appena lanciato nuove varianti ibride dei modelli di punta, riscontrando un immediato aumento degli ordini.
La logica è industriale e commerciale allo stesso tempo. L’ibrido:
- richiede investimenti meno radicali rispetto alle piattaforme full electric;
- può essere integrato su linee produttive già esistenti, riducendo i rischi di capacità inutilizzata;
- offre al cliente un passaggio meno traumatico rispetto al salto diretto all’elettrico;
- permette di migliorare consumi ed emissioni, contribuendo comunque agli obiettivi climatici;
- resta compatibile con le nuove regole americane, che non penalizzano pesantemente i powertrain tradizionali.
Sul medio periodo, il gruppo continuerà a sviluppare piattaforme dedicate all’elettrico e tecnologie software-defined,
ma con un passo più aderente alla domanda reale e non soltanto alle curve teoriche immaginate dai
regolatori. È questa, nella visione di Filosa, la chiave per tenere insieme obiettivi ambientali e sostenibilità economica.
Mercati finanziari: fiducia condizionata, ma in rialzo
Le parole del ceo arrivano in un momento in cui il titolo Stellantis è tornato al centro dell’attenzione
sui mercati. L’annuncio della revisione degli standard sui consumi negli Usa ha spinto al rialzo l’intero comparto
auto europeo, con rialzi a due cifre per alcuni gruppi e una progressione significativa anche per Stellantis,
reduce da un forte recupero nelle ultime settimane.
Gli investitori apprezzano tre elementi: la trasparenza sull’errore commesso sull’elettrico, la
scelta di correggere il tiro prima che gli impianti siano sovradimensionati rispetto alla domanda e la
scommessa sul mercato americano, oggi il più redditizio per i costruttori generalisti in grado di
presidiare i segmenti chiave con un mix di motorizzazioni.
Resta, naturalmente, una dose di cautela legata al quadro macroeconomico, ai rischi geopolitici e alla velocità con
cui i governi potrebbero nuovamente cambiare le regole del gioco. Ma il messaggio che filtra dalle sale operative è
chiaro: Stellantis, pur in un contesto complesso, viene percepita come uno dei gruppi meglio posizionati per
sfruttare la nuova fase di transizione “raffreddata”.
Che cosa aspettarsi da qui a un anno
Filosa ha scherzato dicendo di sperare che “tra un anno il ceo di Stellantis non sia cambiato”. Dietro la battuta,
però, c’è una roadmap precisa. Tra dodici mesi il gruppo punta a presentarsi con:
- conti in ulteriore miglioramento sul fronte di cassa e redditività;
- una quota di mercato Usa più alta, spinta da Ram, Jeep e dagli ibridi;
- un piano strategico dettagliato su brand, piattaforme e investimenti fino al 2030;
- una strategia EV più prudente ma più solida, basata su numeri osservabili e non su scenari ipertrofici;
- un dialogo aperto con Bruxelles per rimodulare tempi e modalità della transizione energetica in Europa.
La scommessa è netta: guidare il cambiamento, ma dettare – per quanto possibile – anche il ritmo.
Il gruppo non intende restare spettatore delle scelte dei regolatori, bensì interlocutore attivo che rivendica
la necessità di una transizione sostenibile per ambiente, industria e consumatori.