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Italia-Israele a Udine, tra tensioni e diplomazia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italia-Israele a Udine, tra tensioni e diplomazia
Italia-Israele a Udine, tra tensioni e diplomazia
Il sindaco chiede il rinvio, il Viminale conferma il match. Gattuso (foto): “Noi dobbiamo giocare”.

La sfida calcistica tra Italia e Israele, in programma il prossimo 14 ottobre allo stadio Friuli di Udine per le qualificazioni ai Mondiali, è diventata in pochi giorni un caso politico e diplomatico. Una partita che, sulla carta, avrebbe dovuto rappresentare un appuntamento sportivo di alto livello, si è trasformata in un tema di ordine pubblico e in un terreno di scontro tra istituzioni locali e governo centrale.

Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha chiesto formalmente il rinvio della partita, definendola “inopportuna” in questo momento storico. La sua preoccupazione è legata non solo ai possibili rischi di incidenti dentro e fuori lo stadio, ma anche alla delicata situazione internazionale. Il conflitto in Medio Oriente e la tensione intorno al ruolo di Israele, soprattutto dopo le polemiche legate alla cosiddetta Flotilla diretta a Gaza, hanno acceso i riflettori su un evento che rischia di trascendere i confini dello sport.

La posizione del Viminale

Nonostante le perplessità del sindaco, dal Ministero dell’Interno è arrivato l’ok definitivo al match. “Le misure di sicurezza saranno rafforzate e adeguate al contesto”, ha spiegato il Ministero dell’Interno, sottolineando che lo Stato è in grado di garantire l’ordine pubblico. Un segnale di fermezza che si inserisce in un contesto politico in cui l’Italia, pur mantenendo rapporti solidi con Israele, non può ignorare le tensioni diplomatiche e sociali che attraversano il Paese.

Il presidente della Figc e le autorità sportive si sono detti rassicurati dall’intervento del governo, ma sul territorio resta forte la preoccupazione. L’ombra di possibili manifestazioni e di contestazioni pro-Palestina incombe sulla città. Le forze dell’ordine, già allertate, stanno predisponendo piani straordinari di vigilanza che comprendono controlli intensivi, zone di rispetto intorno allo stadio e la possibilità di limitazioni al traffico cittadino.

Gattuso e la voce dello sport

Il commissario tecnico della Nazionale, Gennaro Gattuso, ha risposto alle polemiche con parole semplici ma nette: “Sono un uomo di pace, mi auguro che la pace ci sia in tutto il mondo, ma Israele è nel nostro girone e noi ci dobbiamo giocare”. Una dichiarazione che intende riportare l’attenzione sull’aspetto sportivo, anche se appare inevitabile che la sfida si carichi di significati ulteriori.

Gli Azzurri, reduci da un avvio di qualificazioni positivo, non vogliono che le tensioni esterne distraggano la squadra. Tuttavia, la consapevolezza che lo stadio di Udine possa diventare teatro di manifestazioni politiche è ben presente nello staff e nei giocatori. La Nazionale, ancora una volta, si trova a dover rappresentare molto più di un semplice gruppo sportivo: l’immagine dell’Italia nel mondo.

La Flotilla e le tensioni sul Mediterraneo

A rendere il quadro ancora più complesso è la vicenda della Global Sumud Flotilla, una flottiglia di attivisti che ha salpato da vari porti, tra cui quello di Genova, con l’obiettivo di portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza sfidando il blocco israeliano. Le autorità israeliane hanno già avvertito che gli attivisti a bordo saranno arrestati e trattati come “terroristi”. La portavoce italiana del movimento ha replicato che “non ci fermeremo”, annunciando l’intenzione di proseguire verso la Striscia.

Questo contesto esaspera ulteriormente la percezione pubblica della partita. Per alcuni, giocare contro Israele in questo momento rischia di essere interpretato come una legittimazione politica. Per altri, rinviare l’incontro significherebbe piegarsi alle pressioni internazionali e rinunciare a un principio di autonomia sportiva.

Udine città blindata

Nella città friulana, intanto, cresce l’ansia. Le associazioni locali si dividono tra chi invoca un rinvio per evitare rischi e chi ritiene che il calcio non debba essere ostaggio delle tensioni geopolitiche. Le strutture ricettive si preparano ad accogliere migliaia di tifosi, molti dei quali attesi anche da Israele. Sarà uno stress test importante per il sistema di sicurezza italiano e per la capacità di Udine di reggere un evento di tale portata sotto l’occhio attento dei media internazionali.

Il timore principale riguarda il possibile incontro tra tifoserie e gruppi di attivisti. Nonostante i piani delle forze dell’ordine, resta difficile prevedere eventuali episodi imprevisti. Lo stadio Friuli, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere solo il palcoscenico di una sfida sportiva, rischia così di diventare il riflesso delle tensioni che percorrono il Mediterraneo e l’Europa intera.

Un match che va oltre il calcio

Al di là del risultato sul campo, Italia-Israele appare già destinata a entrare nella storia come una partita simbolica. Un evento che misura la capacità delle istituzioni di gestire l’ordine pubblico, ma anche il grado di maturità di un Paese chiamato a distinguere tra sport e politica.

Per il sindaco De Toni la prudenza è d’obbligo, per il Viminale lo Stato deve mostrare di non temere le sfide. Per Gattuso e i suoi ragazzi, infine, si tratta di concentrarsi su ciò che sanno fare meglio: giocare a calcio. Il 14 ottobre a Udine non sarà solo una partita di qualificazione, ma un banco di prova per l’Italia intera.

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