Capolavoro del Sansovino, mai più visto dal Cinquecento, sarà esposto per dieci anni. Un frammento di potere e mito etrusco riemerge nella Toscana medicea.
Un re, un frammento e mezzo millennio d’attesa
Era dal Rinascimento che nessuno la vedeva più. Cinque secoli dopo, Montepulciano riabbraccia la testa di Re Porsenna: una scultura monumentale in terracotta dipinta attribuita ad Andrea Sansovino, risalente ai primi decenni del Cinquecento, e pensata per incarnare l’origine mitica della cittadina senese.
Dal 10 luglio 2025, questo frammento straordinario torna visibile al pubblico grazie a una mostra al Museo Civico Pinacoteca Crociani intitolata “Porsenna tra storia e leggenda”, in collaborazione con la Fondazione Musei Senesi.
Un ritorno carico di simboli e risonanze storiche, che cade non per caso nell’anno di Valdichiana 2025 – Capitale toscana della Cultura. Per festeggiare l’evento, il Comune ha annunciato l’ingresso gratuito al museo per tutti i residenti fino al 12 luglio.
Un capolavoro disperso, riscoperto e finalmente restituito
Della gigantesca statua alta tre metri che doveva raffigurare il leggendario sovrano etrusco di Chiusi, oggi resta solo la testa, ma basta questo frammento per evocare la potenza dell’immaginario rinascimentale.
La scultura fu commissionata tra il 1518 e il 1528 al Sansovino, nome d’arte di Andrea Contucci, da una committenza probabilmente legata all’ambiente mediceo.
Giorgio Vasari la definì “una cosa singulare”. La sua funzione era duplice: da un lato affermare la continuità tra l’antica regalità etrusca e il potere dei Medici; dall’altro legittimare la centralità di Montepulciano, “mons Politicus”, come erede dell’antica Chiusi.
La testa riemerse nel 1836 in una collezione privata, ma da allora è stata raramente mostrata. Ora resterà in esposizione per un decennio. “Restituisce al territorio un tassello fondamentale della propria identità simbolica”, ha dichiarato l’assessore alla cultura di Montepulciano.
Sansovino e la Toscana del mito etrusco
Il legame tra l’opera e il potere politico è diretto: nel XVI secolo, i Medici riscoprirono e reinventarono le origini etrusche della Toscana come strumento di legittimazione dinastica. L’idea che la loro stirpe discendesse da re antichi – come il misterioso Porsenna – offriva uno sfondo mitico alla loro ascesa.
Secondo una cronaca del 1641 di Spinello Benci, Porsenna, in fuga da Chiusi, si sarebbe rifugiato sul mons Mercurii, poi diventato Montepulciano. È questa narrazione a ispirare l’opera del Sansovino, che doveva troneggiare come simbolo di origine, protezione e autorità.
Terracotta, colore e grandezza perduta
Realizzata in terracotta dipinta, la statua era destinata a un luogo pubblico o cerimoniale. Oggi sopravvive solo la testa, ma i restauri ne hanno evidenziato la qualità formale: lineamenti potenti, occhi profondi, barba scolpita con vigore.
Un volto che – come ha dichiarato la storica dell’arte Claudia Cinquemani – “parla con la voce della propaganda rinascimentale, ma conserva l’enigma del passato etrusco”.
Il restauro conservativo, curato dal Laboratorio regionale delle Gallerie fiorentine, ha mantenuto visibili le tracce del tempo. Il pezzo sarà esposto con un’installazione immersiva che ne rievoca le proporzioni originali.
Cultura come motore identitario
La riapertura della testa di Porsenna non è solo un evento museale: è un’operazione culturale e politica, che rilancia l’immagine di Montepulciano come crocevia tra antichità e Rinascimento.
“Questa testa è un simbolo di continuità culturale e di appartenenza storica”, ha sottolineato il sindaco Michele Angiolini, “ma anche un segnale di come l’investimento in cultura possa generare sviluppo e coesione”.
L’iniziativa punta a fare del patrimonio artistico un attrattore stabile di turismo e ricerca. Parallelamente, sono in corso nuovi scavi etruschi nei pressi di Chianciano e Sarteano.
Una figura tra leggenda e propaganda
Porsenna, figura semi-mitica, è da secoli crocevia tra verità storica e fantasia politica. È stato interpretato come nemico, eroe, fondatore. E proprio questa ambivalenza ha affascinato i Medici, che ne fecero un’icona del loro potere assoluto.
La testa del Sansovino restituisce questa complessità: è arte, documento, manifesto.
La mostra sarà corredata da un catalogo scientifico curato da Giovanni Agosti, che riunisce fonti e immagini dell’opera, inclusi schizzi settecenteschi della Biblioteca Laurenziana. Previsti anche cicli di conferenze e visite guidate.
Una storia che ricomincia
Dopo cinquecento anni, il volto di re Porsenna torna a guardare Montepulciano. Non come un sovrano di guerra, ma come simbolo di identità e memoria condivisa.
In un’epoca di disgregazione culturale e omologazione, questa riscoperta invita a una riflessione: senza memoria, non c’è comunità. E senza comunità, non c’è futuro.