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Riforma dell’edilizia, il Codice delle costruzioni arriva sul tavolo del governo

- di: Alberto Venturi
 
Riforma dell’edilizia, il Codice delle costruzioni arriva sul tavolo del governo

Il nuovo perimetro dell’edilizia italiana prende forma oggi, quando il disegno di legge delega per la riscrittura del Testo Unico approderà in Consiglio dei ministri. Un passaggio atteso e carico di implicazioni: l’esecutivo punta a ridisegnare l’intero impianto normativo, convinto che regole ormai stratificate abbiano trasformato ogni pratica in un percorso a ostacoli. Il Codice delle costruzioni sarà il contenitore unico dove far convergere obblighi, definizioni e procedure, con l’ambizione di dare finalmente un ordine a un sistema spesso caotico.

Riforma dell’edilizia, il Codice delle costruzioni arriva sul tavolo del governo

La delega nasce per sciogliere nodi che negli anni si sono sedimentati in modo disordinato. Le norme, sparse tra leggi e circolari, hanno creato una sorta di labirinto: territori con interpretazioni divergenti, regole applicate con rigore variabile, adempimenti che cambiano da Comune a Comune. Il governo vuole archiviare questa frammentazione costruendo una cornice nazionale chiara, più fluida e più prevedibile.
La digitalizzazione sarà un cardine della riforma. Tutto dovrà viaggiare su piattaforme unificate, con modulistica nazionale e tracciabilità obbligatoria. Una rete che dovrà ridurre tempi morti e margini di discrezionalità, offrendo percorsi standardizzati per cittadini e professionisti.

Abusi storici, verso una sanatoria più agile
Il capitolo più sensibile è quello degli abusi edilizi risalenti nel tempo. Non un condono, puntualizza più volte l’esecutivo, ma una revisione del modo in cui vengono trattate le difformità datate, spesso frutto di errori formali o di minime variazioni non sostanziali.
La riforma dovrebbe introdurre strumenti più rapidi per riallineare stato di fatto e documenti. Molti immobili presentano differenze millimetriche o modifiche interne non registrate, sufficienti però a bloccare vendite, mutui, ristrutturazioni. L’intenzione è isolare le irregolarità che non impattano davvero sul territorio e permettere una regolarizzazione semplificata, basata su verifiche tecniche e costi proporzionati.
Una linea che potrebbe incidere sul mercato immobiliare, sbloccando situazioni ferme da anni.

Silenzio-assenso come leva contro la burocrazia
Altro tassello cruciale: l’estensione del silenzio-assenso. Se l’amministrazione non risponderà entro i termini, la richiesta si intenderà accolta. Un cambio di passo che ribalta il rapporto tradizionale tra cittadino e ufficio tecnico, spostando il baricentro sulla responsabilità della Pa.
Il meccanismo non sarà però universale. Per gli immobili vincolati e per le aree di particolare pregio servirà comunque un via libera espresso, pena il rischio di interventi incompatibili con vincoli storici o paesaggistici. Ma l’esecutivo vuole imprimere una spinta per ridurre tempi d'attesa che, in molte zone, superano ampiamente i limiti previsti.

Controlli più mirati per tutelare il territorio

La semplificazione non si tradurrà in un arretramento della vigilanza. Il governo punta a costruire un sistema di controlli più mirati, fondati sull’analisi del rischio e sul confronto dei dati digitali. L’obiettivo è spostare l’attenzione sugli interventi realmente critici, distinguendoli da quelli che presentano solo difformità marginali.
Una rete di monitoraggio che dovrebbe funzionare meglio proprio grazie alla digitalizzazione: tracciature automatiche, documenti omogenei, scambi immediati tra uffici.

Rigenerazione urbana, la sfida oltre la norma
La riforma guarda anche al futuro delle città. Interventi di sostituzione edilizia, riqualificazione energetica e miglioramento sismico dovranno trovare procedure più lineari, soprattutto nei contesti degradati.
Il Governo vuole liberare il potenziale delle aree dismesse, spesso ingabbiato da norme rigide che non dialogano con le necessità dei progetti contemporanei. Il nuovo Codice dovrà diventare lo strumento per accompagnare la trasformazione del patrimonio edilizio, mettendo ordine dove, oggi, prevale l’incertezza.
Il passaggio in Consiglio dei ministri è solo il primo movimento di una partita complessa. Ma la direzione è tracciata: un sistema edilizio più snello, più leggibile, più capace di rispondere ai bisogni reali del territorio.

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