Scalata Mps-Mediobanca, inchiesta e scontro politico.
Un’indagine giudiziaria, accuse di operazioni opache e una guerra a colpi di dichiarazioni. Il dossier Mps–Mediobanca non è più solo questione di finanza: ha travolto il dibattito politico, coinvolgendo il ruolo del Ministero dell’Economia e l’intero governo.
La procura di Milano indaga sulle modalità con cui Monte dei Paschi di Siena ha assunto il controllo del gruppo Mediobanca, denunciando ipotesi di concertazione occulta, aggiotaggio e omissione di informazioni alle autorità di vigilanza come Consob, BCE e Ivass.
I protagonisti nel mirino
Sotto accusa sono figure come l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, e gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri. Gli inquirenti sospettano che l’operazione sia stata orchestrata prima dell’annuncio pubblico dell’opa, senza trasparenza verso il mercato.
Al centro dell’attenzione anche il ruolo del Mef e del ministro Giancarlo Giorgetti. Alcune intercettazioni ed sms contenuti negli atti dell’inchiesta sembrano indicare un coinvolgimento del dicastero in fasi delicate dell’operazione.
Golden power e procedura d’infrazione europea
La vicenda si intreccia con un tema più ampio: l’uso del golden power sulle banche da parte dello Stato. Il 21 novembre 2025 la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, contestando un’applicazione troppo estesa e discrezionale dei poteri speciali nel settore creditizio.
Per Bruxelles, la normativa nazionale rischia di sovrapporsi alle competenze della vigilanza bancaria europea e di ostacolare la libera circolazione dei capitali.
Maggioranza compatta: protezione totale a Giorgetti
Le forze di governo — su tutte Forza Italia e Noi moderati — hanno blindato il ministro dell’Economia, definendo le accuse “strumentalizzazioni vergognose”. Il vicepremier Antonio Tajani ha dichiarato: “Ho la massima fiducia in Giorgetti: attaccarlo è fuori luogo”.
Anche Maurizio Lupi ha respinto le richieste di dimissioni: secondo lui, usare l’inchiesta per “colpire un ministro chiave” sarebbe inaccettabile.
Opposizione all’attacco: la parola d’ordine è “bancopoli”
Il Partito Democratico chiede una convocazione immediata del ministro in aula per chiarire “punto per punto”. Il M5S evoca il rischio di una nuova Bancopoli e accusa il governo di favorire “cordate amiche”.
+Europa chiede una indagine conoscitiva sul golden power, giudicandone arbitrario l’utilizzo nelle recenti operazioni bancarie.
Cosa può cambiare davvero
Oltre alle carte giudiziarie e alle tensioni politiche, la vicenda getta un’ombra sulle strategie di governance del settore bancario e sul ruolo dello Stato come azionista e regolatore. Se l’inchiesta dovesse ampliarsi, gli equilibri tra governo, mercato e vigilanza potrebbero cambiare radicalmente.
Per ora, la maggioranza fa quadrato. Ma il caso Mps–Mediobanca è già diventato simbolo di un modello di gestione del potere che intreccia finanza, politica e interessi privati: un terreno destinato a restare esplosivo per mesi.