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Roccella contro gite ad Auschwitz: bufera politica e sdegno di Segre

- di: Jole Rosati
 
Roccella contro gite ad Auschwitz: bufera politica e sdegno di Segre
Auschwitz usato come bersaglio: bufera su Roccella
Segre insorge: “La memoria fa male solo a chi ha scheletri negli armadi”. L’opposizione parla di “insulto alla memoria”. La ministra attacca anche gli atenei: “Luoghi di non riflessione”.

Nel cuore di Roma, durante un incontro pubblico, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha messo nel mirino i viaggi della memoria. Secondo la titolare del dicastero, le visite scolastiche ad Auschwitz sarebbero state incoraggiate e valorizzate perché funzionali a fissare l’idea che l’antisemitismo fosse una questione fascista e basta, collocata in un tempo passato e in una “precisa area”.

Cosa ha detto la ministra

Le frasi hanno immediatamente acceso la miccia. Nel ragionamento della ministra, le scuole avrebbero usato quei viaggi per “ripetere” una lettura parziale dell’antisemitismo. Un giudizio che ha trasformato una riflessione sulla memoria in un caso politico nazionale, con reazioni a catena dal mondo istituzionale e accademico.

La replica di Segre

La più netta è stata Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah: “Stento a credere che una ministra della Repubblica abbia definito ‘gite’ i viaggi ad Auschwitz e che sostenga siano serviti a incentivare l’antifascismo”. E ancora: “La formazione dei nostri figli deve partire dalla storia, e la memoria fa male solo a chi ha scheletri nell’armadio”. Le sue parole hanno dato una direzione morale al dibattito, ricordando che la memoria non è un rito, ma un metodo di conoscenza.

L’attacco agli atenei

Nel medesimo intervento la ministra ha allargato il tiro alle università, definite “fra i peggiori luoghi di non riflessione”. Un passaggio che ha irritato il mondo accademico e che aggiunge un ulteriore fronte allo scontro: quello sulla libertà del dibattito dentro le aule e sulle responsabilità educative di docenti e studenti nel pieno di una stagione internazionale tesa.

Le reazioni politiche

Dal fronte dell’opposizione si è levata una condanna compatta. Il Partito democratico ha parlato di manipolazione della storia e ha chiesto una presa di distanza della premier. Da Verdi–Sinistra è arrivato l’affondo: “Oggi le gite andrebbero fatte a Gaza per mostrare cos’è un massacro nel terzo millennio”, ha detto Angelo Bonelli. Per Più Europa, proprio i viaggi nei luoghi della Shoah hanno contribuito a formare una coscienza civica nelle giovani generazioni.

La controreplica di Roccella

Roccella ha respinto le accuse di strumentalizzazione e ha rovesciato la critica: “La sinistra fa finta di non capire e cerca di strumentalizzare le parole altrui”. Un rilancio che lascia intravedere uno scontro destinato a proseguire, anche alla luce dei recenti cortei e delle polemiche nelle università.

Il nodo storico e pedagogico

Al di là del botta e risposta, resta una domanda: a cosa servono i viaggi ad Auschwitz nel 2025? Gli studiosi dell’educazione ricordano che non si tratta di “gite”, ma di un percorso didattico che unisce studio dei documenti, testimonianze e visita dei luoghi. L’obiettivo non è fissare colpe in un passato remoto, ma riconoscere i meccanismi — disumanizzazione, propaganda, burocrazia della violenza — che, in forme diverse, possono riemergere.

Il contesto del convegno

L’incontro pubblico da cui è deflagrato il caso nasceva proprio per indagare le derive negazioniste e le nuove espressioni di antisemitismo emerse negli ultimi anni. L’uscita della ministra ha spostato il baricentro del dibattito, riportandolo alla domanda centrale: come usare la memoria in una democrazia che vuole rimanere vigile. 

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