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La pizza regina d’Italia 2025: tra tradizione e business globale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La pizza regina d’Italia 2025: tra tradizione e business globale

In Italia la pizza non è mai solo un piatto. È un rito collettivo, un simbolo culturale e un motore economico. Ogni anno la classifica delle migliori pizzerie d’Italia diventa un evento capace di infiammare i social, attrarre turismo e persino orientare investimenti. L’edizione 2025 non fa eccezione: consacra talenti, conferma big, ma soprattutto racconta come questo prodotto popolare sia ormai un settore industriale di rilievo.

La pizza regina d’Italia 2025: tra tradizione e business globale

Secondo la Guida Pizzerie d’Italia 2025 del Gambero Rosso, il primo posto è ancora di Pepe in Grani a Caiazzo (Caserta), il regno di Franco Pepe, considerato un maestro della lievitazione: 97 punti su 100 che ne sanciscono la leadership. Poco sotto, con 96 punti, troviamo Renato Bosco Pizzeria, I Masanielli di Francesco Martucci e I Tigli di Simone Padoan.

Ma la 50 Top Pizza Italia 2025, l’altra guida di riferimento, rimescola le carte: incorona I Masanielli al vertice, seguiti da Confine di Milano e da Diego Vitagliano Pizzeria di Napoli, mentre Seu Pizza Illuminati di Roma conquista il terzo gradino del podio.

Le differenze tra le due classifiche dimostrano che la pizza italiana è un universo variegato, in cui contano non solo la qualità tecnica ma anche lo stile, l’interpretazione del territorio e la capacità di innovare.

Dal forno alla finanza
Dietro ogni impasto c’è un modello d’impresa. I grandi pizzaioli di oggi sono anche manager di brand: aprono sedi in Italia e all’estero, stringono partnership con aziende agroalimentari, attraggono investimenti e trasformano i loro locali in destinazioni turistiche.

Secondo dati di settore, entrare nella top ten nazionale porta un incremento medio del 30% nelle prenotazioni nei sei mesi successivi. Il riconoscimento diventa un volano per il business: consente di alzare il prezzo medio, ampliare l’offerta di vini e prodotti tipici, assumere nuovo personale e spingere l’export del “format italiano” all’estero.

A Milano e Roma si moltiplicano le insegne dei grandi nomi, mentre in Campania il turismo gastronomico alimenta un indotto che va dai produttori di farine e mozzarella di bufala alle strutture ricettive.

L’evoluzione di un’icona popolare

Pur trasformandosi in fenomeno globale, la pizza resta un piatto popolare. I maestri della nuova generazione, da Franco Pepe a Martucci, insistono sull’accessibilità: il prezzo deve rimanere democratico, anche se la qualità cresce.

La differenza la fanno la cura per l’impasto, la ricerca di farine locali, il rispetto delle filiere agricole e l’innovazione sulle farciture. L’Italia della pizza del 2025 è un mosaico: Napoli continua a essere la culla della tradizione, ma Milano si afferma come hub della pizza contemporanea, Roma sperimenta stili ibridi e il Sud custodisce l’identità storica.

Un settore da miliardi di euro
Il comparto della pizza in Italia muove oltre 15 miliardi di euro l’anno, tra consumo nei locali e delivery, e dà lavoro a circa 100 mila addetti. La consacrazione in una guida prestigiosa non è dunque solo una questione di prestigio gastronomico: incide sul fatturato delle imprese, sul turismo enogastronomico e sulla valorizzazione delle filiere locali.

L’impatto economico si misura anche all’estero: i format italiani, dai locali di Martucci in Europa alle collaborazioni di Pepe con chef stellati, rafforzano il marchio “Made in Italy” e attirano investimenti stranieri nel settore della ristorazione.

Cultura e identità nazionale
La pizza resta un elemento di identità culturale. In un Paese che ha fatto della cucina un pilastro del proprio soft power, l’evoluzione del settore testimonia come la tradizione possa diventare innovazione e impresa.

Dietro ogni riconoscimento c’è un messaggio: la qualità paga, l’innovazione è compatibile con la semplicità, e il cibo più amato al mondo continua a essere un ambasciatore dell’Italia.

La sfida è ormai globale: trasformare un piatto nato nei vicoli di Napoli in un volano per l’economia italiana, senza tradirne l’anima popolare. La pizza del 2025 è questo: tradizione e business, gusto e identità.

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