Si è svolto ieri a Parigi, nella sede Unesco, l’evento “Work inclusion: Talents and Skills in Italian Cuisine”, promosso dal ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli. Una serata dedicata alla cucina, ma soprattutto al lavoro come strumento di dignità. «Abbiamo celebrato l’eccellenza dei talenti e delle competenze nella cucina italiana – ha spiegato il ministro – e valorizzato uno dei simboli più autentici del nostro Paese: un linguaggio universale che racconta persone, territori e valori come passione, creatività e accoglienza».
Parigi, l’Italia dell’inclusione arriva all’Unesco
L’iniziativa ha visto la partecipazione di ventisette associazioni provenienti da tutta Italia, impegnate quotidianamente nell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Oltre duecento tra ragazzi, educatori e accompagnatori hanno partecipato non come ospiti, ma come protagonisti: hanno cucinato, servito ai tavoli, accolto i presenti. L’evento si è trasformato così in una dimostrazione concreta di cosa significhi “capacità” quando esiste la possibilità di esercitarla.
Non una cena, ma un modello di società
Per Locatelli «non è stata semplicemente una cena», ma la rappresentazione di ciò che può nascere quando si crea spazio per tutti: «Bellezza, condivisione e amicizia». Il ministro ha ringraziato le associazioni, le famiglie, gli educatori e i volontari, riconoscendo che ogni passo avanti nell’inclusione non è merito di un singolo progetto, ma di una rete che regge e accompagna.
Il ruolo degli chef e della filiera solidale
Un ringraziamento particolare è andato agli chef della Federazione Italiana Cuochi, che hanno lavorato fianco a fianco con i ragazzi. Non come “figure di supporto”, ma come maestri e compagni di brigata, dimostrando che la formazione passa anche dalla condivisione reale degli spazi di lavoro. Qui il talento non è esibito: è riconosciuto.
La sfida: costruire comunità, non eventi
Nel suo intervento conclusivo, Locatelli ha ricordato che l’inclusione è un investimento sul tessuto sociale, non un gesto simbolico. «Se diamo occasioni e offriamo opportunità, diamo valore a ciascuno», ha detto. «Ed è questa la sfida per il futuro: costruire comunità più attente, forti e coese».
In un contesto internazionale come quello dell’Unesco, l’Italia ha scelto di presentarsi non con una narrazione astratta, ma con persone in carne e ossa, mostrando che la vera eccellenza non è solo nei piatti che arrivano in tavola, ma nella dignità di chi li prepara.