Oli usati, CONOU: Italia al top nella raccolta e rigenerazione

- di: Barbara Leone
 
Italia al primo posto nella raccolta e rigenerazione degli oli usati, con una filiera che raggiunge un tasso di circolarità quasi del 100%. A dirlo sono i dati diffusi dal rapporto di sostenibilità CONOU 2023 - Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati -, che ha lanciato il dossier nel suo 40esimo anniversario. Nel 2023, l'attività di rigenerazione degli oli usati gestita dal Consorzio ha infatti ottenuto risultati significativi sul piano ambientale ed economico. Oltre a evitare l'emissione di 127 mila tonnellate di CO2 equivalente, l'attività ha evidenziato una riduzione del 57% delle emissioni di gas serra rispetto alla produzione di lubrificanti vergini, diesel e prodotti bituminosi, contribuendo in modo rilevante alla lotta contro il cambiamento climatico.

Oli usati, CONOU: Italia al top nella raccolta e rigenerazione

Il processo di rigenerazione ha permesso di risparmiare una quantità significativa di risorse naturali, evitando il consumo di circa 7 milioni di GJ (Gigajoule) di combustibili fossili, una quantità equivalente all'energia contenuta in migliaia di tonnellate di petrolio. A questo si aggiunge il risparmio di circa 60 milioni di metri cubi di acqua, una risorsa sempre più preziosa e critica in molte regioni del mondo, soprattutto in Italia, dove la siccità è una problematica crescente. La rigenerazione dell'olio usato non solo evita l'inquinamento derivante dalla sua dispersione nell'ambiente, ma riduce anche la necessità di estrarre nuove risorse fossili, creando un ciclo virtuoso che combina sostenibilità e risparmio energetico. Il sistema di raccolta e trattamento si basa su un approccio circolare, recuperando oli esausti per la loro trasformazione in nuovi prodotti utili, minimizzando così gli sprechi e l'impatto ambientale.

Dal punto di vista produttivo, nel 2023 il CONOU ha ricavato 120 mila tonnellate di nuove basi lubrificanti, con una resa stabile del 66,5% rispetto al 2022. Oltre alle basi lubrificanti, il processo di rigenerazione ha prodotto altri sottoprodotti importanti, come 26 mila tonnellate di bitume, un materiale fondamentale per le costruzioni stradali, 22 mila tonnellate di acqua e sottoprodotti leggeri e 12 mila tonnellate di gasolio. Questi materiali, recuperati attraverso la rigenerazione, contribuiscono a ridurre ulteriormente la domanda di risorse vergini e i costi associati alla loro estrazione e produzione. L'impatto economico della rigenerazione degli oli usati non si limita solo ai risparmi ambientali. Secondo il rapporto del CONOU, l'attività ha generato un impatto economico complessivo pari a 81,3 milioni di euro, con un incremento del 12% rispetto all'anno precedente. Questo risultato dimostra come l'economia circolare applicata alla gestione degli oli usati non solo sia sostenibile, ma anche vantaggiosa per l'intero sistema economico.

Un altro dato rilevante riguarda l'occupazione: nel 2023, l'industria della raccolta e rigenerazione ha dato lavoro a 1.857 persone, generando opportunità lavorative dirette e indirette in un settore altamente specializzato. Il risparmio per lo Stato, derivante dalla riduzione della domanda di materie prime fossili importate, è stato stimato in 105 milioni di euro, evidenziando come questa attività contribuisca anche a ridurre la dipendenza energetica del paese. Oltre ai benefici economici e ambientali, la rigenerazione degli oli usati è strettamente legata anche alla salute pubblica. Come sottolineato da Riccardo Piunti, Presidente del CONOU, “parlare di ambiente significa anche parlare di salute”. In particolare, Piunti ha fatto riferimento alla questione dei PFAS, sostanze chimiche perfluoroalchiliche estremamente difficili da rimuovere dalle acque e dai tessuti umani. Sebbene i PFAS lambiscano solo marginalmente le attività del consorzio attraverso le acque delle emulsioni oleose, queste sostanze rappresentano una seria minaccia per la salute e l'ambiente. “Tra i PFAS e la rigenerazione degli oli c'è una connessione indiretta, ma i danni sono evidenti in certe aree, come il Veneto, dove queste sostanze hanno contaminato le acque e le persone”, ha spiegato Piunti. Per questo motivo, il CONOU ha avviato ulteriori studi nel 2023 per capire come rilevare la presenza di PFAS all'interno delle matrici di acqua e olio, con l'obiettivo di affrontare meglio questa problematica nel prossimo futuro. Le attuali metodologie di scissione e combustione utilizzate a 800°C non consentono ancora di attaccare efficacemente i PFAS, il che rende difficoltosa la loro misurazione. Tuttavia, Piunti ha annunciato che nel corso del 2024 ci saranno importanti aggiornamenti sugli studi in corso, volti a migliorare il monitoraggio e la gestione di queste sostanze chimiche.

La rigenerazione degli oli usati, oltre a confermare il proprio ruolo centrale nella tutela ambientale, si profila dunque come un settore strategico per l'economia circolare e per la riduzione della dipendenza dalle risorse fossili. Con il miglioramento delle tecnologie di monitoraggio, l'attenzione alla salute pubblica e un impatto crescente sull'occupazione, l'attività del CONOU si conferma una componente essenziale per lo sviluppo sostenibile del paese. L'attenzione crescente verso il tema dei PFAS e altre sostanze tossiche suggerisce che, nel prossimo futuro, la rigenerazione degli oli usati potrà giocare un ruolo ancora più cruciale nel garantire la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini, attraverso un maggiore controllo delle sostanze pericolose e un ulteriore rafforzamento delle pratiche sostenibili.

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