FOTO: Angelo Accardi, Blend, 2018, Olio su tela, 100 x 70 cm | Courtesy Pop House Gallery
A Cortina va in scena la New York a cavallo degli anni Ottanta
A cavallo degli anni Ottanta numerosi artisti italiani e stranieri vissero a New York tra mondanità, trasgressione ed eccessi.
La loro storia si racconta fino al 14 settembre da Farsettiarte a Cortina d’Ampezzo attraverso la mostra “New York, New York. Back to the 80’s”. Maestri come Sandro Chia, Francesco Clemente, Nicola De Maria, Keith Haring, Carlo Maria Mariani, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Julian Schnabel, Jean-Michel Basquiat, Toxic e Andy Warhol, tra i protagonisti del percorso, hanno frequentato l’East Village newyorkese con i suoi night club e le serate al limite tra l’immaginario underground e la trasgressione. Nei ristoranti, nelle gallerie e nelle vie dell’East Village gli artisti si ritrovano a fraternizzare. Le gallerie, aperte straordinariamente anche il sabato e la domenica, attirano un gran numero di pubblico e curiosi. Punto di riferimento primario è proprio la Leo Castelli Gallery, come anche Patt Hearn, avvenente gallerista divenuta simbolo della donna di successo e che propone artisti promettenti come George Condo e Dan Flavin. A Leo Castelli si deve il primato di aver introdotto sul mercato gli artisti della cultura Pop e di averli proposti a illuminati collezionisti fino a istituzionalizzati nelle collezioni dei più grandi musei come il MoMA.
A questi nomi internazionali si affiancano anche italiani come il napoletano Francesco Clemente, che nel 1985 per primo espone in una mostra con tre sedi contemporanee - Sperone Westwater, Mary Boone e Leo Castelli - eguagliando Sandro Chia, che aveva ottenuto già un grandissimo successo esponendo nel 1983 al Guggenheim Museum e l’anno successivo al Metropolitan Museum of Modern Art.
Farsettiarte invita a esplorare l’arte a cavallo degli anni Ottanta in un decennio in cui essere artista in Italia poteva significare pranzare a Napoli con Warhol, conversare con Basquiat a Modena e trasferirsi da una città di provincia alla cosmopolita New York, per diventare protagonisti della scena artistica internazionale.
A Milano Valerio Berruti
A Palazzo Reale i bambini di Valerio Berruti raccontano una storia personale diventando simboli collettivi che consacrano l’infanzia a luogo di appartenenza, equiparandola a un futuro possibile e ancora da scrivere.
Fino al 2 novembre i lavori dell’artista di Alba invitano il pubblico ad attraversarle, abitarle. Un gruppo di bambini esorta a entrare in una dimensione sospesa, una bambina galleggia in acqua evocando la necessità di salvarsi, mentre grandi uccelli trasportano in volo chi sceglie di salire su una grande opera d’arte ispirata alle antiche giostre a carosello, in un equilibrio tra leggerezza apparente e forza naturale.
Curato da Nicolas Ballario, “More than kids” è un viaggio all’interno della poetica dell’artista attraverso opere cardine della sua produzione – tra queste la grande scultura-carosello con la musica appositamente realizzata da Ludovico Einaudi “La giostra di Nina” – e opere inedite presentate per la prima volta a Milano come “Don’t let me be wrong”, la scultura allestita nel cortile di Palazzo Reale musicata da Daddy G dei Massive Attack.
Attraverso l’antica tecnica dell’affresco le sculture monumentali, i disegni, i video e le installazioni, l’artista dà vita a un universo popolato da figure infantili sospese nel tempo.
Mario Mafai e Antonietta Raphaël: a Roma un’altra forma di amore
A cinquant’anni dalla scomparsa di Antonietta Raphaël e a sessanta da quella di Mario Mafai, Roma propone una nuova riflessione sui due artisti considerati tra i protagonisti delle vicende artistiche del Novecento.
Lo spunto è, fino al 2 novembre, la mostra “Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Un’altra forma di amore”. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata dal Centro Studi Mafai Raphaël e curata da Valerio Rivosecchi e da Serena De Dominicis, ripercorre una vicenda artistica, intellettuale e sentimentale al tempo stesso, basata sulle differenze, ma anche sugli scambi, le idee, le passioni comuni, attraverso opere pittoriche e scultoree provenienti dalle collezioni della Sovrintendenza Capitolina, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dai Musei Civici Fiorentini, dalle collezioni d’arte della Camera dei Deputati e della Banca d’Italia, da numerose collezioni private e dalle collezioni degli eredi dei due artisti.
Dai tardi anni Venti, caratterizzati dall’intensità espressiva culminata nel sodalizio definito da Roberto Longhi la “Scuola di via Cavour”, Mario e Antonietta seguono percorsi paralleli ma talvolta divergenti. Se Mario viene presto considerato un punto di riferimento indiscusso per l’ambiente artistico romano, Antonietta, lituana di origini ebraiche, esposta a pregiudizi di genere, costretta ad allontanarsi da Roma negli anni delle leggi razziali e della guerra, vivrà lunghi periodi di ricerca solitaria. La scoperta del suo talento avverrà solo a partire dagli anni Cinquanta.
Le oltre cento opere presentate - tra le quali alcune inedite e altre raramente esposte - si snodano sui due piani del Casino dei Principi lungo un percorso scandito in sette sezioni tematiche per offrire una panoramica sull’opera di entrambi gli artisti e un confronto ad evidenziarne le feconde differenze.
A Pontedera Banksy e gli artisti ribelli
Oltre settanta opere accomunate da uno spirito ribelle e da una volontà di rottura con i codici tradizionali dell’arte, si fanno spazio fino al 9 novembre al PALP – Palazzo Pretorio di Pontedera con la mostra “BANKSY & FRIENDS. Storie di artisti ribelli”. Il percorso invita il visitatore a interrogarsi sul ruolo dell’arte oggi, sulla sua capacità di raccontare, provocare, denunciare.
Cuore pulsante della mostra è Banksy, artista enigmatico e simbolo universale della street art e della
protesta visiva, circondato da autori che hanno saputo, ciascuno con la propria voce, raccontare il mondo con occhi nuovi: da TvBoy a Mario Schifano, da Andy Warhol a Damien Hirst, da David LaChapelle a Mr. Brainwash, Obey, Takashi Murakami, Liu Bolin e altri.
Il nucleo principale di questo viaggio a cura di Piernicola Maria Di Iorio proviene dalla collezione privata della Pop House Gallery, realtà che da anni si dedica alla promozione di linguaggi visivi innovativi e alla valorizzazione delle espressioni artistiche significative.
Il pubblico è invitato a unirsi a questo racconto corale, intessuto di storie “controcorrente” che parlano di vita e di morte, di ingiustizia sociale, di conflitti e identità, raccontate con toni che spaziano dal lirico al satirico, dall’intimo al politico.