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L’escalation israeliana in Siria: solo protezione dei drusi?

- di: Marta Giannoni
 
L’escalation israeliana in Siria: solo protezione dei drusi?

Dietro ai bombardamenti sul palazzo presidenziale, strategie geopolitiche e il rapporto “fraterno” con i drusi israeliani.

(Foto: simulazione realizzata con l'IA del bombardamento del palazzo presidenziale di Damasco).

Perché Israele bombarda il palazzo presidenziale in Siria

Israele dice di difendere i drusi di Sweida, martellati da scontri sanguinosi con l’esercito siriano e tribù beduine. Ma non finisce qui: la mossa sembra una cartina tornasole di interessi strategici ben più ampi.

Protezione “fraterna”?

  • Razionalità ufficiale: secondo il ministero della Difesa, l’IDF agisce “vigorosamente” per dissuadere le forze di Damasco dall’aggressione ai drusi.
  • Forte pressione interna: i drusi israeliani, circa 120.000 e con rappresentanza militare, hanno fatto pesare sul governo la loro richiesta di intervento. Proteste in Israele invitano all’azione: “We will go ourselves”, dicono i manifestanti.

Una “zona cuscinetto” strategica

  • Israele punta a demilitarizzare il sud della Siria – Sweida, Quneitra, Daraa – per contenere eventuali minacce da Hezbollah o Iran.
  • Le incursioni sul palazzo presidenziale danneggiano la capacità di Damasco di riprendere il controllo anche politico: “messaggio chiaro al regime”, afferma Netanyahu.

Contro l’ascesa islamista di al Sharaa

  • Dopo la caduta di Assad, il nuovo presidente Ahmed al Sharaa ha instaurato un governo dominato da islamisti.
  • Israele teme che la Siria, consolidando l’esercito, diventi piattaforma per armamenti iraniani verso Hezbollah o milizie sciite.

Distruggere arsenali ed evitare trasferimenti

  • Gli attacchi hanno preso di mira depositi militari vicino al palazzo e nel sud della Siria, oltre a convogli dell’esercito.
  • Israele vuole impedire il transito di armi avanzate verso i gruppi anti-israeliani in Libano.

La cronaca più recente

  • 16 luglio 2025: raid sull’entrata del quartier generale del comando generale e sulla struttura ministeriale, fino al palazzo presidenziale. Ufficialmente un “colpo doloroso”, annunciato da Katz.
  • Contemporaneamente, attacchi contro carri armati dell’esercito a Sweida e bombardamenti su convogli.

Vittime e danni

  • Circa 50–70 soldati e drusi uccisi a Sweida, oltre a civili e miliziani beduini.
  • Nel bombardamento di Damasco: un morto e 18 feriti.

Reazioni e commenti

  • Siria: condanna forte, parla di “escalation pericolosa” e violazione di sovranità.
  • USA: chiede cessate il fuoco e rispetto per la popolazione civile.
  • Arabia Saudita, Turchia, Egitto: autorevoli critiche e inviti alla moderazione.
  • Druzi in Siria: Hikmat al Hijri parla di “esecuzione di massa”, chiede protezione internazionale; altri leader invitano alla calma e all’attesa di investigazioni.
  • Druzi in Israele: forte pressione sul governo affinché “paghi ciò che deve” in termini di protezione e fedeltà.

La narrazione ufficiale di Israele è gravemente incompleta

La narrazione ufficiale – difesa dei drusi – sembra verosimile ma non esaustiva. Israele agisce più per strategie geopolitiche: creare una “zona cuscinetto” nel sud siriano, impedire il riarmo dell’esercito di al Sharaa e bloccare la propagazione di armi iraniane verso Libano e Hezbollah. Il tutto con l’effetto collaterale ma utile di soddisfare le pressioni politiche interne dei drusi israeliani.

Il palazzo presidenziale attaccato non era solo “simbolico”, ma militarmente strategico: sede della pianificazione e comando. L’approccio è quindi una miscela di interessi ideologici, geopolitici e interni.

Non certo una missione altruista

Non è una missione altruista, ma una serie di mosse razionali: mantenere un vantaggio strategico, garantire il rapporto con i drusi, e bloccare le minacce iraniane. Israele tira fili su più piani: frontiera, tattica militare, pressione democratica interna. Il risultato? Una Siria sempre più fragile, investita da calcoli che vanno ben oltre la protezione della comunità drusa.

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