Mar Rosso, Cgia: a rischio importazioni soprattutto di Lombardia e Veneto

- di: Barbara Leone
 
Fino ad ora, i venti di guerra che soffiano in Medio Oriente non hanno  ancora prodotto effetti particolarmente gravi per i nostri scambi  commerciali. Tra i primi due mesi del 2023 e lo stesso periodo di  quest’anno, infatti, il numero di navi mercantili (cargo e cisterna) in  arrivo nei porti italiani è diminuito di 169 unità (pari a -3,6 per cento  del totale arrivi).  Insomma, la guerra tra Israele e Hamas e gli effetti che la stessa sta provocando nella regione del Mar Rosso non si sono ancora fatti sentire in misura importante. Certo, il crollo dei passaggi delle navi mercantili  nei primi due mesi del 2024 negli stretti di Bab el-Mandeb Strait (-50,5  per cento) e nel Canale di Suez (-39,3 per cento) è stato significativo;  conseguentemente, i transiti lungo il capo di Buona Speranza hanno  subito un’impennata dell’84,5 per cento.   Questo vuol dire che, almeno fino adesso, le navi mercantili provenienti  dal Sud Est Asiatico sono approdate quasi tutte nel Mediterraneo e  successivamente nei nostri porti.

Mar Rosso, Cgia: a rischio importazioni soprattutto di Lombardia e Veneto

Ovviamente i tempi di percorrenza si  sono allungati, provocando un deciso aumento del costo dei noli. Per  un container di 40 piedi che a metà gennaio ha percorso la rotta Cina  Asia Orientale è arrivato fino al Mediterraneo, il prezzo ha toccato il  picco di 6.673 dollari. Nulla a che vedere, comunque, con le tariffe che  venivano praticate nell’estate del 2021, quando si aggiravano attorno  ai 12.000 dollari. Va altresì segnalato che rispetto a un paio di mesi fa  i costi sono in discesa. Lo scorso primo marzo, infatti, il prezzo è sceso a  4.972 dollari per container, contro i 3.300 dollari registrati dall’indice  mondiale noli calcolato da Freightos Baltic Index. A dirlo  è l’Ufficio studi della Cgia nel sottolineare che tra il primo bimestre del 2023 e lo stesso   periodo di quest’anno il numero delle navi mercantili (cargo e cisterna)  in arrivo nei porti italiani ha subito una riduzione di 169 unità (-3,6 per  cento del totale). Tra i principali sistemi portuali presenti nel Paese, la  contrazione più importante in termini assoluti ha riguardato Genova che  ha visto diminuire gli attracchi di 61 unità (-10,7 per cento). Seguono  Livorno con -43 (-9,8 per cento) e Venezia con -34 (-6,4 per cento).

In  controtendenza, invece, i risultati conseguiti dal porto di Augusta che  ha registrato un aumento degli approdi di 30 unità (+12,2 per cento),  da quello di Napoli con +35 unità (+18,2 per cento) e da quello di  Sarroch-Cagliari con +39 unità (+18,7 per cento). In riferimento agli ultimi dati statistici disponibili, il commercio estero  italiano (import + export) che “viaggia” su nave con i paesi influenzati  direttamente o indirettamente dalla crisi del Mar Rosso ammonta a  161,7 miliardi di euro. Questo importo incide sull’intero commercio  estero del nostro Paese per il 12,6 per cento. Di questi 161,7 miliardi,  110 (pari al 68 per cento) riguardano le importazioni e “solo” 51,7  miliardi di euro (pari al 32 per cento) le esportazioni. Alla luce di queste cifre, se la situazione nell’area Mediorientale dovesse precipitare  ulteriormente, l’impatto negativo si potrebbe far sentire maggiormente  sulle importazioni di merci.

A livello regionale, Lombardia e Veneto sono  le realtà che potrebbero essere le più a rischio: se la prima cuba nei  paesi interessati 30,4 miliardi di importazioni, la seconda quasi 17. Di  seguito l’Emilia Romagna con 9,3 miliardi e il Lazio con 7,4 miliardi. Sul  fronte delle esportazioni, invece, la più in “pericolo” rimane ancora una  volta la Lombardia che registra 12,5 miliardi di vendite in queste aree. Seguono l’Emilia Romagna con 8,7 e il Veneto con 5,7 miliardi di euro. Va altresì sottolineato che il valore dell’import influenzato  dalla crisi del Mar Rosso si sta riducendo rispetto al 2022 (da 110 miliardi di euro si è passati ai 95 stimati per il 2023), per effetto della  discesa dei prezzi delle importazioni, in particolare dei prodotti  energetici. Se, invece, le tensioni in quella regione dovessero  proseguire, non è da escludere una nuova impennata dei prezzi sia del  greggio che del gas naturale. Dall’analisi delle categorie merceologiche emerge che dei 161,7 miliardi  di euro a cui ammonta il commercio estero con i paesi influenzati dalla  crisi del Mar Rosso, sono le macchine e gli apparecchi  elettrici/meccanici le produzioni che potrebbero essere più penalizzate  dai venti di guerra che stanno soffiando in quell’area. Gli ultimi dati  disponibili ci dicono, infatti, che questa categoria merceologica vale  complessivamente 36,5 miliardi di euro all’anno (20,1 di import a cui si  sommano 16,4 miliardi di export). Seguono i prodotti petroliferi e il gas  naturale con 24,9 miliardi di import, i prodotti chimici/gomma/plastica  con 18,9 miliardi (12,4 di import e 6,4 di export) e i metalli con 18,6  miliardi di euro (15,4 di import e 3,2 di export).

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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