Le Monde: "Bene il muro di Draghi contro le acquisizioni cinesi"

- di: Jean Aroche
 
La nomina di Mario Draghi, a capo del governo, in febbraio, "ha avviato un ritorno all'ordine europeo da parte della Penisola, a lungo permeabile alle acquisizioni cinesi a causa della debolezza del suo capitalismo". È questo il giudizio di Jean-Michel Bezat, giornalista economico del quotidiano francese Le Monde, in una analisi della situazione politica ed economica italiana.
Secondo Bezat, l'Italia, "aperta alla Cina, saldamente ancorata all'Europa e chiaramente atlantista'', con la nomina di Mario Draghi, a febbraio, è "più vigile di prima sugli investimenti cinesi nelle sue società. Per due volte in poche settimane, il presidente del consiglio ha posto il veto all'acquisizione di due società, utilizzando un arsenale a lungo dimenticato. Mattone su mattone, la Penisola sta costruendo un 'muretto' per contenere l'insaziabile appetito di Pechino".

L'analista economico del quotidiano francese ricorda che a fine marzo Draghi ha bloccato l'acquisizione del 70% di LPE Spa, azienda milanese produttrice di componenti per l'industria dei semiconduttori, da parte del gruppo semistatale Shenzhen Investment Holdings. Nel bel mezzo di una carenza globale di chip elettronici, ha ritenuto questa risorsa 'strategica' . Allo stesso tempo, secondo Bloomberg, ha esortato John Elkann, capo della holding della famiglia Agnelli, Exor, a non vendere i camion e gli autobus di Iveco, filiale dell'italo-americana CNH Industrial, alla casa automobilistica cinese FAW., di cui Exor detiene il 27%. In nome, ancora, dell' 'interesse strategico nazionale' .
"E se ora" - si chiede Bezat - "fosse Roma a dare lezioni di sovranità industriale al resto d'Europa?''.

Il giornalista dice che, comunque, "non è sempre stato così. Questi due rifiuti sono uno sgarbo per il Regno di Mezzo quanto un segnale di cambio di passo, illustrato anche dalla decisione di Vodafone Italia di imporre condizioni severe a Huawei per lo spiegamento del 5G. Nonostante sia solo il terzo posto per investimenti cinesi in Europa, dietro a Germania e Regno Unito, il Paese si è dimostrato molto permeabile a causa del suo debole capitalismo''.

Nell'ultimo decennio le sue ''ammiraglie sono passate sotto bandiera cinese: il costruttore di yacht Ferretti, il produttore di pneumatici Pirelli, il fornitore di attrezzature Ansaldo Energia... La Commissione Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (il Copasir, ndr) ha rilevato che 405 aziende cinesi detengono partecipazioni in 760 italiane imprese in settori molto redditizi o strategici''. Quindi, ha spiegato Bezat, il primo governo Conte, sostenuto dalla Lega (che definisce di ''estrema destra") e dal Movimento 5 stelle (etichettato come "populista"), "aveva integrato l'Italia nelle 'nuove vie della seta' cinesi nel 2019".
Insomma, secondo l'analista, "Draghi imprime, a piccoli tocchi, una politica di contenimento condivisa da Berlino e Parigi, ma anche da Washington".
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