In un vortice di carestia esplosa per mano dell’uomo, centinaia di vite si perdono ogni giorno.
(Fotomontaggio realistico sulla fame a Gaza che uccide donne, uomini, bambini).
Quando la fame diventa strumento di guerra
La Striscia di Gaza è oggi teatro di una tragedia silenziosa e devastante: una carestia dichiarata, definita “ingegnerizzata” da più parti, sta mietendo vite — tra cui molti bambini — in un contesto segnato dalla distruzione, dalla limitazione degli aiuti e dal collasso dei servizi essenziali.
Secondo l’ultimo rapporto del ministero della Salute di Gaza, nelle precedenti 24 ore si registrano 10 nuovi decessi attribuiti a malnutrizione, tra cui due bambini, portando il totale a 313 vittime da fame, di cui 119 minori.
Una carestia riconosciuta dall’Ipc e dall’Onu
Il sistema Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha ufficialmente sancito la carestia nella regione di Gaza City — la prima conferma in Medio Oriente — e stima che entro fine settembre saranno oltre 640.000 le persone intrappolate in condizioni catastrofiche (fase 5), con 1,14 milioni in situazione di emergenza e quasi 396.000 in crisi alimentare grave.
La vice capo delle operazioni umanitarie ONU, Joyce Msuya, ha avvertito che “oltre mezzo milione di persone è già sull’orlo della morte, e il numero potrebbe estendersi a 640.000 entro fine settembre”, ha dichiarato Msuya.
Cifre che fanno male: emergono drammatiche realtà
L’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala tassi di malnutrizione tra i più gravi mai registrati: solo in luglio si contano 63 decessi legati alla malnutrizione, tra cui 24 bambini sotto i cinque anni, e oltre 5.000 visite ambulatoriali per malnutrizione, con un impatto letale anche tra le donne in gravidanza o in allattamento.
“La carestia c’è, è fatta da noi”
Il Consiglio di Sicurezza ONU — meno gli Stati Uniti — ha etichettato la crisi come “manifesta carestia realizzata per mano dell’uomo”, denunciando l’uso della fame come strumento bellico e invitando a un immediato cessate il fuoco e all’accesso illimitato agli aiuti.
Testimonianze che spezzano il cuore
In dichiarazioni al Consiglio di Sicurezza, la direttrice di Save the Children, Inger Ashing, ha raccontato senza veli gli orrori quotidiani: bambini troppo debilitati persino per piangere o reagire; i loro corpi consumano prima il grasso, poi i muscoli e infine gli organi vitali.
Instabilità e negazione
Nonostante queste evidenze, Israele respinge categoricamente la definizione di carestia, contestando l’accuratezza dei dati IPC. Nel frattempo, famiglie assetate e affamate attraversano zone pericolose per raggiungere punti di distribuzione scarsamente riforniti, mentre le strutture sanitarie sopravvivono con difficoltà al blocco elettrico e alla carenza di carburante.
Analisi critica e riflessioni
Questa non è una carestia naturale, ma una tragedia costruita: la combinazione tra assedi prolungati, attacchi militari, interruzione degli aiuti e collasso dell’infrastruttura umanitaria crea un disastro evitabile. I dati clinici e umanitari parlano chiaro, e la risposta dell’opinione pubblica e delle istituzioni internazionali, seppur crescente, risulta ancora insufficiente rispetto all’urgenza della crisi.
Serve azione immediata e corale: un cessate il fuoco permanente, il via libera totale e continuo agli aiuti, il supporto ai sistemi sanitari locali e la protezione dei civili secondo il diritto umanitario.