Definisce i viaggi della memoria “gite scolastiche”. Ma Liliana Segre ha colto il punto: la storia non si banalizza, si ricorda.
Eugenia Roccella, ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, ha definito i viaggi delle scolaresche italiane e non al campo di sterminio di Auschwitz, in occasione del Giorno della Memoria, “gite scolastiche”.
Il bello è che lo ha detto di fronte all’Unione delle Comunità ebraiche in Italia.
Queste le sue parole:
“Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz cosa sono state? Sono state davvero gite? A che cosa sono servite? Sono servite, secondo me, ad incoraggiare e valorizzare esattamente l’inverso. Cioè servivano a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, in un passato storico e in una precisa area: il fascismo.”
È evidente che la premier, Giorgia Meloni, abbia un serio problema con l’inadeguatezza della sua compagine governativa. Alle sortite ridicole dei vari Lollobrigida e Santanchè, adesso si aggiunge anche la Roccella che, dai trascorsi giovanili nel Partito Radicale — memorabile nel 1975 la pubblicazione del suo libro “Aborto: facciamolo da noi” — si è convertita nel tempo in una cattolica ultraconservatrice, fino all’adesione a Fratelli d’Italia e alla nomina a ministra.
La logica è sempre la stessa: si nasce incendiari e si muore pompieri.
Alla neo-convertita ministra ha risposto a stretto giro la senatrice a vita Liliana Segre, deportata a 13 anni proprio ad Auschwitz:
“Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito ‘gite’ i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo: e quale sarebbe la colpa?”
E conclude:
“Le ‘gite’ ad Auschwitz secondo me sono state un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista. La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della storia. La memoria della verità storica fa male solo a chi conserva scheletri negli armadi.”
Sono stato ad Auschwitz e Birkenau nel luglio scorso per raccogliere storie e documenti su un libro che sto scrivendo ma, soprattutto, per vedere con i miei occhi gli orrori che la “bestia umana” è in grado di compiere. Altro che le gite della ministra: ti assale un crampo allo stomaco camminare tra il filo spinato, vedere le tonnellate di capelli, scarpe, pennelli da barba, i forni crematori, le foto di migliaia di deportati con il pigiama a righe ridotti a larve, la forca, il muro delle fucilazioni.
Vi assicuro che quando sei lì non riesci a pensare ad altro che all’orrore. Lo vedi negli occhi di quei ragazzi in “gita scolastica” che, secondo la ministra (a proposito: ma lei c’è mai stata?), farebbero meglio ad andare a Mirabilandia.