Giornata mondiale del risparmio, Acri-Ipsos: “Italiani cautamente ottimisti”

- di: Barbara Bizzarri
 

L’indagine annuale svolta da Acri Ipsos sugli italiani e il risparmio, in vista della 99esima giornata del risparmio che si celebra oggi, 31 ottobre,  intitolata “Scelte consapevoli, educazione, responsabilità: la sfida del risparmio per le nuove generazioni” rileva che, nonostante siano state messe a dura prova da conflitti, inflazione e aumento dei tassi di interesse, le famiglie italiane nel 2023 rivelano una sorprendente capacità di adattamento, imparando non soltanto a risparmiare, scegliendo meglio come fare acquisti anche online, ma anche a orientare di più i soldi risparmiati verso gli investimenti. Complice, probabilmente, il rialzo dei tassi che ha reso più facile trovare strumenti di investimento sicuri e con rendimenti interessanti, come dimostra il caso del successo del collocamento dei Btp destinati al pubblico indistinto.

Giornata mondiale del risparmio, Acri-Ipsos: “Italiani cautamente ottimisti”

La capacità di resilienza, per usare un termine abusato ma esplicativo, è stata tale che, nel 2023, non soltanto le famiglie affermano che il tenore di vita è lievemente migliorato (tornando ai livelli pre-pandemia), ma si vive perfino una forma di ottimismo verso il futuro. Lo studio Acri-Ipsos evidenzia «un ritorno a un cauto ottimismo, con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato. Complice una certa “normalizzazione/assuefazione” all’elevato livello dei prezzi, la speranza di una discesa a breve dell’inflazione, combinata alla percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso», e un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia: un fenomeno che è dovuto al fatto che si è ridotto il numero delle famiglie in forte difficoltà economica e che, quindi, hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita. Ciò, secondo il rapporto, si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà, mentre coloro che lamentano un peggioramento scendono dal 19 al 13 per cento. «Di fatto - si spiega - questi dati segnano un ritorno a una situazione più simile a quella pre-pandemica. Infatti, nel 2022, dopo un anno in cui aveva prevalso una ventata di ottimismo (2021), gli italiani erano stati investiti da un’ondata di forte pessimismo, alimentata da un nuovo contesto fuori controllo: il conflitto in Ucraina e la spirale inflazionistica che faceva temere un rischio di recessione».

In particolare, le prospettive economiche personali volgono in positivo: è pari a un +11% il saldo tra chi pensa che nei prossimi tre anni la propria situazione personale migliorerà rispetto a chi crede che peggiorerà. E sono i più giovani, tra 18 e 30 anni, a guardare la propria situazione economica con maggior ottimismo per il futuro, seguiti dai Millennial (31-44 anni) che recuperano le attese. Rimane invece alto il pessimismo sulla situazione economica del Paese, con un 54% di pessimisti e un 17% di ottimisti. La situazione di miglioramento, secondo l’indagine, ha consentito agli italiani una accresciuta capacità di risparmio: il 48% del campione dichiara di essere riuscito a risparmiare rispetto al 43% del 2022, mentre viene evidenziata una minor necessità di intaccare i propri risparmi. Allo stesso tempo emerge una lieve ripresa degli investimenti più orientati a strumenti finanziari meno rischiosi.

La percezione dell’aumento dei prezzi a causa dell’inflazione non si ferma e continua a mantenere elevato il livello di preoccupazione della popolazione italiana circa l’impatto sul proprio bilancio familiare; circa un terzo degli italiani si dichiarano molto preoccupati. Nel frattempo, hanno adottato strategie di contenimento che sembrano risultare loro efficaci, dalla ricerca di offerte, all’apertura a nuovi prodotti e all’acquisto online. La preoccupazione per il caro vita tocca tutti o quasi, e ben tre quarti degli italiani ha attivato strategie di contenimento per alleggerire le ricadute sul bilancio familiare, che sembrano aver avuto successo.

Sono 3 su 4 gli italiani che hanno già messo in atto delle strategie di contenimento dell’impatto del caro prezzi: la ricerca di sconti e promozioni si conferma la strategia più adottata per far fronte al caro prezzi. In questo contesto il concetto di risparmio assume un’accezione prevalentemente positiva: è associato per lo più alla tranquillità (39%), ma anche a tutela (22%), saggezza (16%) e crescita (10%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su quattro. Allo stesso tempo, per un italiano su tre, il risparmio oggi, più di un anno fa, implica fare dei sacrifici (29% contro il 25% nel 2022).

Coloro che vivono la capacità di risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce sono in crescita (53% contro il 49% nel 2022), tornando di fatto ai livelli del 2021, a fronte di una contrazione di coloro che non vivono tranquilli se non mettono da parte dei risparmi (34% contro il 37% nel 2022). I risparmi accumulati, anche grazie al periodo del lockdown, permettono a molti italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità per piccoli importi. Si tratta di un numero in lieve crescita rispetto allo scorso anno: 77% le famiglie in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (75% nel 2022). Risulta, invece, più difficile affrontare spese impreviste di entità importanti, stante il perdurare di un elevato tasso di inflazione e la volontà di mantenere i propri consumi: il 36% delle famiglie è in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro, in lieve calo rispetto al 2022 (39%).

Aumenta in maniera rilevante la propensione a strumenti finanziari più sicuri (38% contro il 23% nel 2022) che offrono maggiore stabilità e una minore esposizione al rischio, questo a scapito della liquidità, che passa dal 35% al 26%, e di strumenti più rischiosi come l’azionario che scendono dal 10% dello scorso anno al 7% del 2023. Nell’investire, si guarda alla rischiosità dell’investimento (28%) e alla solidità del soggetto proponente (21%). Diminuisce invece la quota di coloro che investirebbero in attività con impatto positivo su ambiente e società (20%), ritornando ad un livello del tutto simile a quanto registrato nel 2021 (19%): la situazione di crisi sembra aver fatto venir meno l’interesse a investire in sostenibilità.

Resta inoltre sopra il 50% la fiducia verso l’Unione Europea, soprattutto tra i giovani, ma nel contempo si indebolisce l’idea che l’Europa, sempre riconosciuta per la sua tutela delle libertà e dei singoli, sia efficace nel difendere gli ideali democratici e la capacità competitiva dell’Unione sui mercati internazionali, come sottolineano le crisi legate a materie prime ed energia. Sembra anche allentarsi il legame percepito tra responsabilità sociale e ambientale, abilitatori della competitività aziendale e lo sviluppo economico del Paese; rimane importante il contributo delle associazioni di categoria, dei corpi intermedi.

Infine, si va attenuando la preoccupazione per il conflitto in Ucraina, probabilmente per il suo protrarsi nel tempo, pur rimanendo a livelli alti e non si prospetta una fine a breve termine; perdura la minaccia del ricorso al nucleare. Il 72% degli italiani resta preoccupato e teme il rischio di un allargamento ai Paesi dell’Europa orientale o addirittura, un’estensione a livello mondiale. Rimane alto il timore di possibili rincari dei costi dell’energia e dei prezzi delle materie prime, a causa del perdurare del conflitto, nonostante una certa stabilizzazione registrata nel corso del 2023 e dell’instabilità in Medio Oriente.

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