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Gaza, ospedale in macerie e Israele in rivolta contro Netanyahu

- di: Bruno Legni
 
Gaza, ospedale in macerie e Israele in rivolta contro Netanyahu
Gaza, ospedale Nasser in macerie: Israele in rivolta contro Netanyahu
Tra proteste, accuse di sabotaggio sugli ostaggi e raid sanguinosi, resta sullo sfondo la strage che ha spento le voci del racconto.

La giornata di oggi 26 agosto 2025 segna un nuovo punto di rottura nel conflitto israelo-palestinese. Mentre Tel Aviv e le principali città israeliane vengono attraversate da una ondata di proteste organizzate dai familiari degli ostaggi, Gaza si risveglia tra le macerie del bombardamento che ha devastato l’ospedale Nasser di Khan Younis, lasciando decine di vittime.

Proteste in israele: strade bloccate e accuse al governo

La mobilitazione nazionale lanciata dall’Hostages and Missing Families Forum ha visto migliaia di persone bloccare le arterie principali, dall’autostrada Ayalon di Tel Aviv fino alla Coastal Highway. I manifestanti accusano Benjamin Netanyahu di “sabotare” le trattative in corso con Hamas, preferendo il proseguimento dell’offensiva militare.

“L’esecutivo sta abbandonando i suoi cittadini.” ha denunciato Itzik Horn, padre di due ostaggi. Lo stesso Forum si è rivolto direttamente a Donald Trump, chiedendogli di rispettare la promessa di chiudere la guerra “entro due o tre settimane”.

Il raid sul Nasser hospital

Nelle stesse ore, la notizia del bombardamento sull’ospedale Nasser continua a scuotere la comunità internazionale. Secondo fonti ospedaliere, sono almeno venti le vittime accertate. Israele ha parlato di “tragico incidente” e ha annunciato un’inchiesta, ma l’ONU ha ribadito che “ospedali e civili non sono bersagli”.

Le reazioni globali

La condanna è arrivata immediata. La Cina si è detta “scioccata” e ha espresso cordoglio per la morte di medici e pazienti. Il Canada ha chiesto un cessate il fuoco immediato e garanzie per la sicurezza dei giornalisti. Amnesty International ha evocato la possibilità di “crimini di guerra”, mentre il segretario generale dell’ONU ha parlato di “violazione inaccettabile del diritto internazionale umanitario”.

La dimensione nascosta: le voci silenziate

Tra i corpi recuperati nelle corsie distrutte c’erano anche cronisti locali e internazionali: nomi che ora fanno parte di una lista sempre più lunga di giornalisti uccisi nel conflitto. Secondo i dati raccolti dal Committee to Protect Journalists, dall’ottobre 2023 ad oggi sarebbero ormai oltre 250 gli operatori dell’informazione rimasti uccisi. La loro presenza nelle macerie ricorda quanto sia fragile e pericolosa la frontiera della verità in guerra.

La pressione sul governo israeliano

Netanyahu, stretto tra la crescente opposizione interna e le pressioni estere, ha convocato per oggi il gabinetto di sicurezza. Secondo quanto riferito, insisterà per un accordo “più ampio” con Hamas rispetto alla tregua parziale proposta dai mediatori. Una strategia che appare sempre più in conflitto con la piazza israeliana, determinata a riportare a casa gli ostaggi e a fermare i bombardamenti.

Un doppio volto

Il doppio volto della giornata è lampante: da un lato, la rabbia degli israeliani che non credono più al loro premier; dall’altro, il dolore di Gaza, che conta nuove vittime sotto le macerie. E su tutto, la consapevolezza che la guerra non sta solo spegnendo vite innocenti, ma sta anche tentando di soffocare chi avrebbe dovuto raccontarle.

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