Fibra unica, Commissione Ue: "Veglieremo sul rispetto delle regole della concorrenza"

- di: Redazione
 
Il Governo italiano si prepara alla stretta finale per la redazione del piano da proporre all’Europa comunitaria, grazie al quale ottenere i fondi su cui il Paese confida per il rilancio della propria economia. Ma ci sono delle regole da rispettare e, soprattutto, confini da non oltrepassare nel momento in cui gli oltre 200 miliardi di euro saranno nella disponibilità del governo che dovrà decidere dove e come indirizzarli.

Dovrebbe essere una situazione chiaramente definita, al punto tale da obbligare l’opera del governo entro ben definite direttrici, che consentano al Paese di rilanciarsi tenendo in debito conto che non ci potrà essere una destinazione creativa. Per dirla in breve, non ci possono essere alternative alla rigida applicazione di quelle regole che l’Ue pone a base del corretto esercizio di distribuzione dei fondi, a cominciare dal rispetto, puntuale e quindi senza deroga alcuna, delle regole. Quindi la vigilanza della Commissione potrebbe manifestarsi nel momento in cui i singoli Stati (non solo l’Italia, quindi) dovessero cadere nell'errore di trasformare l’erogazione e la distribuzione dei miliardi del Recovery Fund in operazioni che tradiscano la lettera delle norme che regolano, in modo cogente, la concorrenza.

Su questo, comunque, la Commissione ha detto chiaro e tondo che non ci saranno tentennamenti, che non si transigerà perché nel momento in cui si rilevassero violazioni del corretto esercizio della libera concorrenza, di fatto depotenziandola, saranno adottate le conseguenziali determinazioni, con il pericolo di perdere tutto.
Che questo sia l’indirizzo dal quale non si intende derogare è deducibile dalle parole usate dalla commissaria Verstager per rispondere ad una interrogazione presentata, in tema di concorrenza, dall’europarlamentare Stéphanie Yon-Courtin che ha parlato espressamente della situazione che si è determinata in Italia nella vicenda della fibra unica, con Tim che di fatto sta promuovendo la fusione con Open Fiber, sua concorrente, con una operazione che darebbe al Paese un unico interlocutore in questa materia.

La risposta della vicepresidente della Commissione è stata netta: “Parallelamente al monitoraggio dell'attuazione dello strumento per il recupero e la resilienza, la Commissione continuerà la sua vigorosa applicazione delle norme dell'UE esistenti, comprese le norme antitrust e sulle concentrazioni, se del caso, per garantire una concorrenza effettiva nel mercato delle telecomunicazioni a vantaggio delle imprese e consumatori”. In pratica, la commissione valuterà se, nella distribuzione dei fondi del Recovery da parte del Governo italiano, siano rispettate tutte le prescrizioni in materia di concorrenza, quindi con un occhio particolare alle norme antitrust ed a quelle che sono di sbarramento alle concentrazioni. Le parole della commissaria Verstager non possono essere prese per una semplice precisazione, vista la meticolosità con cui l’europarlamentare francese Yon-Courtin ha motivato la sua interrogazione.

Che parte da alcuni presupposti che sono chiari: i finanziamenti del Recovery and Resilience Facility (RRF) dovrebbero essere investiti per promuovere 5G e Gigabit in tutta Europa, dove è vitale garantire la massima connettività. Quindi “è fondamentale preservare una concorrenza equa e sostenibile nelle telecomunicazioni mercati”. L'RRF, poi, secondo l'europarlamentare, “non dovrebbe rafforzare la posizione degli operatori di telecomunicazioni dominanti nel singolo mercato”. parole che suonano di avvertimento rispetto alla tentazione degli Stati membri di attribuire finanziamenti a proprietà statali o sostenute dallo Stato, società che erano in difficoltà finanziarie anche prima della crisi COVID-19.

E qui l’europarlamentare ha parlato espressamente dell’Italia che potrebbe considerare la possibilità di ristabilire un monopolio fisso della banda larga attraverso la fusione dell'incumbent operatore, Telecom Italia, con il suo principale concorrente infrastrutturale, Open Fiber. Ed è qui che Yon-Courtin lancia più che un allarme una precisa accusa, quando sostiene che il finanziamento derivato dal Recovery fund “potrebbe quindi essere incanalato nell'entità risultante dalla fusione al fine di finanziare la distribuzione della fibra; un Rrf che non dovrebbe essere utilizzato per distorcere la concorrenza e ostacolare il benessere degli utenti finali nei mercati europei delle telecomunicazioni, trasformando il orologio indietro all'era pre-liberalizzazione”.
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