La magia di Escher a Palazzo Bonaparte

- di: Samantha De Martin
 

Foto: Maurits Cornelis Escher, Vincolo d’unione, 1956, Litografia, 253x339 mm, Collezione M.C. Escher Foundation, Paesi Bassi, All M.C. Escher works © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved

A novembre del 1923 Maurits Cornelis Escher arrivava a Roma stabilendosi al 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio. Nella capitale sarebbe rimasto dodici anni, affascinato da quelle architetture che avrebbe ritratto al chiaro di luna e alla luce di una lanterna nel corso delle sue passeggiate di notte. Questo amore viscerale per Roma, e, in generale per l’Italia, è uno dei filoni al centro della bella mostra, la più grande mai organizzata, che da oggi, 31 ottobre, fino al 1° aprile, Palazzo Bonaparte dedica all’incisore olandese.

La magia di Escher a Palazzo Bonaparte

L’esposizione, curata da Federico Giudiceandrea e da Mark Veldhuysen, ceo della M.C. Escher Company, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits e vede come sponsor Generali Valore Cultura.

A un secolo esatto dal suo arrivo a Roma, la città eterna rende omaggio all’artista che, con le sue incisioni e litografie ha avuto la capacità unica di trasportare il pubblico in un mondo immaginifico e impossibile, dove si intrecciano arte, matematica, scienza, fisica, design.

Tra le quasi 300 opere, molte delle quali mai esposte prima, ce ne sono alcune iconiche come Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la celebre serie degli Emblemata.

Ma ad affascinare forse di più i visitatori, conducendoli in giro per quell’Italia che Escher amò esplorando da nord a sud, sono senza dubbio i paesaggi. Dalla Calabria alla Campania, dall’Abruzzo alla Sicilia, colline e borghi inaccessibili racchiudono il legame indissolubile tra Escher e l’Italia, paese dove “l’alto biondo pittore olandese, che beve il sole con gli occhi” si sposò, creò una famiglia e raccolse i primi successi professionali.

Il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni, soprattutto di scorci, architetture e vedute diquella Roma antica e barocca che amava indagare nella sua dimensione più intima, alla luce fioca di una lanterna.

I visitatori di Palazzo Bonaparte - in un perfetto allestimento che, all’esaustivo apparato didascalico affianca undici postazioni interattive, una sala immersiva, presentata per la prima volta, la ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda, con i vari strumenti originali - apprezzeranno soprattutto la serie completa dei dodici “notturni romani” prodotta nel 1934. Escher invita a entrare nel “Colonnato di San Pietro”, a “San Nicola in Carcere”, a esplorare “Santa Francesca Romana”, e ancora i fasti dell’antica Urbe, San Michele dei Frisoni.

Le otto sezioni del percorso esortano a conoscere il suo linguaggio dagli esordi - attraverso i primi lavori influenzati dalle forme sinuose dell’Art Nouveau - a seguirlo a Granada nel 1936, dove la visita all’Alhambra, con le sue elaborate decorazioni geometriche in stile moresco, determinerà un punto di svolta nella sua carriera, spingendolo a interessarsi alle tassellature.

Queste ultime sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, tema che Escher affronta a partire dal 1937. Affondando lo sguardo tra pesci che diventano barche seguiamo queste trasformazioni di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, lasciandoci letteralmente travolgere da vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa. La xilografia Metamorfosi II (1939-1940), uno dei suoi capolavori, è un universo circolare nel quale una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta evolve in un cubo e poi in un tetto.

È magico Escher quando ci invita a confrontarci con sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o superfici topologiche, come il nastro di Möbius, un oggetto percepito come superficie a due facce ma che, ad una più attenta osservazione, ne rivela una sola. Tra paradossi, distorsioni prospettiche e illusioni ottiche, percorrendo scale che scendono o salgono a seconda dei punti di vista, scopriamo il complesso rapporto dell’artista con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito.

Non mancano in mostra alcuni lavori realizzati dall’incisore su commissione, biglietti d’auguri o ancora design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari, per i quali l’artista fa ampio uso delle tassellature, perfette per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.

L’ultima sezione di questo viaggio travolgente e a tratti straniante nei mondi impossibili (o possibilissimi) del genio olandese è dedicata al successo della sua arte, testimoniato attraverso una serie di opere d’arte ed oggettistica. Dimostrano quanto, attraverso il suo lavoro avanguardistico e il linguaggio attuale, Escher non abbia mai smesso di esercitare, ancora oggi, una forte influenza sul processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari e fumettisti.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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