Dopo oltre tre anni di discussioni accese, sospensioni e rinvii, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raggiunto un accordo sul nuovo patto internazionale per il contrasto alle pandemie. Un traguardo politico e tecnico rilevante, che segna la volontà di apprendere dalle fragilità emerse durante l’emergenza Covid.
OMS, accordo globale senza gli Stati Uniti: nasce il patto per prevenire le prossime pandemie
Ma c’è un’assenza clamorosa: gli Stati Uniti non firmeranno. Il testo, che sarà portato all’approvazione dell’Assemblea mondiale della sanità in maggio, è stato definito dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus come “una vittoria del multilateralismo”, nonostante le fratture internazionali ancora evidenti.
Equità, trasparenza, solidarietà: i principi chiave del nuovo testo
La bozza dell’accordo si fonda su tre pilastri: equità, trasparenza e solidarietà. Obiettivi ambiziosi che puntano a correggere le disuguaglianze viste durante il Covid-19, quando l’accesso ai vaccini e alle cure è stato dominato dalla logica del profitto e delle alleanze geopolitiche. Il patto mira a istituire meccanismi condivisi di risposta rapida, scambio obbligatorio di dati tra Paesi e una rete di supporto per garantire le forniture sanitarie essenziali anche alle nazioni più fragili. Inoltre, prevede una revisione dei piani di preparazione nazionali e una rendicontazione periodica sotto la supervisione dell’OMS.
L’assenza americana: strategia o frattura definitiva?
La decisione degli Stati Uniti di non firmare l’accordo rappresenta una svolta significativa nel rapporto tra Washington e le istituzioni sanitarie globali. Secondo fonti interne all’amministrazione Trump, il motivo sarebbe l’opposizione a qualsiasi vincolo considerato “lesivo della sovranità nazionale”. Una posizione coerente con l’approccio protezionista della nuova Casa Bianca, ma che rischia di compromettere l’efficacia del patto. Gli Usa, che durante la pandemia sono stati uno degli epicentri globali dell’emergenza, sembrano ora sfilarsi da qualsiasi forma di coordinamento sanitario internazionale.
Ghebreyesus: “Il mondo può ancora unirsi”
In un momento in cui la cooperazione globale appare in crisi, il direttore dell’OMS ha sottolineato il valore simbolico dell’accordo. “È la prova che il multilateralismo è vivo – ha detto – e che, nonostante le divisioni, i Paesi possono ancora trovare un terreno comune per affrontare minacce condivise”. L’ottimismo di Ghebreyesus è accompagnato però da una consapevolezza: senza il coinvolgimento delle superpotenze, l’accordo rischia di essere più una dichiarazione d’intenti che uno strumento vincolante. Eppure, l’adesione di blocchi regionali come l’Unione Africana, il Sud-Est asiatico e l’America Latina dimostra che la maggioranza dei Paesi è pronta a condividere responsabilità.
Le ombre sul futuro: farmaci, brevetti e trasparenza reale
Nonostante l’entusiasmo per il testo, molti esperti invitano alla cautela. Il documento, infatti, non scioglie alcuni nodi strutturali emersi con forza durante il Covid, come quello dell’accesso ai brevetti e della gestione delle forniture mediche da parte delle grandi aziende farmaceutiche. Inoltre, restano da chiarire le modalità di finanziamento di questo nuovo sistema globale e il reale potere sanzionatorio dell’OMS in caso di inadempienze. Se l’accordo resterà solo sulla carta, il rischio è quello di ritrovarsi impreparati alla prossima crisi sanitaria, con gli stessi errori già visti.
Europa in prima linea, la Cina attenta spettatrice
L’Unione europea ha giocato un ruolo centrale nella redazione del testo, spingendo per inserire principi di equità e per rafforzare le capacità di risposta dell’OMS. Bruxelles ha ribadito che la salute pubblica è un bene globale e ha chiesto che il nuovo patto venga ratificato anche a livello parlamentare nei singoli Stati membri. La Cina, invece, pur sostenendo formalmente il processo, ha mantenuto una posizione attendista, senza sbilanciarsi troppo su eventuali impegni vincolanti. Un atteggiamento che riflette il suo desiderio di evitare pressioni future sulla trasparenza in caso di nuove epidemie.
Una nuova governance sanitaria tra idealismo e realismo
Il patto dell’OMS rappresenta un primo passo verso una nuova governance globale della salute pubblica. Ma tra gli ideali espressi nel testo e la realtà delle relazioni internazionali c’è ancora un abisso. Serviranno volontà politica, fondi concreti e la capacità di superare interessi nazionali per dare vera forza all’accordo. In un mondo frammentato, dove ogni emergenza rischia di diventare terreno di scontro ideologico, il vero test arriverà con la prossima crisi.