Un’analisi critica esplora se un appunto attribuito al Codice Madrid II anticipi lo Shou Sugi Ban, la tecnica che in Giappone protegge il legno bruciandolo.
Negli ultimi tempi circola una suggestiva tesi secondo cui Leonardo da Vinci avrebbe anticipato di secoli la tecnica giapponese dello Shou Sugi Ban (o Yakisugi) mediante annotazioni antiche, recuperate nel Codice Madrid II. In questo articolo facciamo luce sulla questione, verificando plausibilità storica e limiti dell’ipotesi.
Il punto da cui parte l’ipotesi
Secondo la versione che circola, ci sarebbe nel Codice Madrid II, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Spagna, una scritta — “Si manterranno meglio scortecciati e abruciati in superficie che in alcun altro modo” — che suggerirebbe che Leonardo aveva capito l’utilità della carbonizzazione superficiale del legno per migliorarne la durabilità. L’idea è che Leonardo, già nel Rinascimento, avesse intuito un principio simile a quello dello Shou Sugi Ban, la tecnica che usa la combustione controllata per proteggere il legno da acqua, funghi e insetti.
Cosa sappiamo realmente dei codici di madrid
I Codici di Madrid I e II sono quaderni di appunti di Leonardo che raccolgono note su meccanica, statica, geometria, architettura e fortificazioni. Il Madrid II, in particolare, comprende riflessioni su strutture e materiali. Furono riscoperti nella Biblioteca Nazionale di Spagna negli anni Sessanta del Novecento dopo un lungo oblio.
Detto ciò, manca una conferma filologica univoca dell’esatta frase riportata in traduzione moderna e del suo contesto linguistico originale. Finché non emergono edizioni critiche che ne attestino testo e significato, l’ipotesi rimane affascinante ma da trattare con cautela.
Storia e natura dello shou sugi ban
Lo Shou Sugi Ban — o Yakisugi — è una tecnica tradizionale giapponese di conservazione del legno affermatasi in età Edo. Consiste nel bruciare controllatamente la superficie (spesso di cedro) per creare uno strato carbonizzato che aumenta la resistenza agli agenti atmosferici e la protezione da insetti e funghi. Dopo la combustione, il legno viene raffreddato, spazzolato e talvolta trattato con oli.
Analisi critica dell’ipotesi
Punti a favore. La frase attribuita a Leonardo — se confermata — somiglia all’idea base della carbonizzazione superficiale. È inoltre coerente con il suo interesse per materiali, tecniche costruttive e problemi di durabilità.
Punti deboli. Manca una prova documentaria certa del passo. Anche ammettendo l’intuizione, il contesto tecnologico rinascimentale era diverso da quello giapponese: non si tratterebbe di influenza ma, al più, di una invenzione convergente. Infine, traduzioni e parafrasi rischiano di forzare il senso del testo: “abruciare in superficie” potrebbe non coincidere con una pratica codificata come lo Yakisugi.
Quanto è attendibile oggi
Alla luce delle informazioni disponibili, l’ipotesi è stimolante ma non dimostrata. Servono: (1) una edizione critica che riporti il passo con contestualizzazione linguistica; (2) una comparazione filologica sul lessico originale impiegato da Leonardo; (3) evidenze di sperimentazioni pratiche coeve o subito successive che indichino l’uso sistematico della carbonizzazione in area italiana.
Idea intrigante e perfino poetica
L’idea che Leonardo da Vinci abbia anticipato per secoli una tecnica giapponese è intrigante e perfino poetica. Ma senza riscontri solidi resta una ipotesi da verificare. Leonardo fu un osservatore e sperimentatore formidabile: proprio per questo, meritano rigore e metodo le ricostruzioni che legano il suo pensiero a pratiche codificate molto più tardi e lontano dall’Europa.