Due giorni per dare dignità alla tristezza: musica, filosofia, Proust, Tove Jansson e un “trio” che fa vibrare l’autunno.
Perugia sceglie la tristezza come risorsa e inaugura un rito civile nuovo: il Festival della malinconia (7-8 novembre), costola di Umbria Green Festival. Non è l’ennesima rassegna: è un laboratorio emotivo che intreccia cultura, ecologia interiore e consapevolezza collettiva. L’idea, firmata Daniele Zepparelli e curata da Valeria Cecilia, mette al centro un sentimento che la modernità ha provato a zittire: la malinconia come lente per capire il presente e abitare le ombre senza rimuoverle.
“Esiste una malinconia silenziosa che rende lo sguardo più sacro”, ricorda Zepparelli, e aggiunge: “In un tempo opaco vogliamo offrire un’esperienza interiore: non divertire soltanto, ma turbare dove serve”.
Il programma, in cammino tra teatro, archivi e librerie
La serata d’apertura è un manifesto: Elio sale al Teatro del Pavone con La rivalutazione della tristezza (venerdì 7, ore 21.30). Tra canzoni e micro-narrazioni, inchioda il pubblico a una domanda semplice: perché scappiamo da ciò che ci salva? La cornice conta: il Pavone, gioiello settecentesco nel cuore di Perugia, oggi accoglie circa 400 spettatori; un guscio perfetto per un rito intimo.
Il mattino dopo, all’Archivio di Stato (sabato 8, ore 11), il filosofo Paolo Godani indaga la “tonalità emotiva” del nostro tempo: “La malinconia non è solo un fatto privato: è l’aria che respiriamo quando il mondo perde senso”.
Il pomeriggio (ore 17) si passa al gusto della memoria con Anna Isabella Squarzina che, partendo dai Settantacinque fogli di Marcel Proust, mostra come una madeleine possa diventare “un detonatore di tempo”. Tè e linguaggio convivono, mentre l’italiano—ricco di melancolia, melanconia, malinconia—racconta tre sfumature dello stesso campo emotivo.
Alle 18 in Feltrinelli, la giornalista Laura Pezzino apre l’autunno di Tove Jansson: tra i Mumin e la biografia Lavorare e amare. Amare e lavorare, spiega come la solitudine del Nord possa fiorire in letteratura universale.
Chiusura in musica e parole al Teatro della Sapienza (sabato 8, ore 21.30) con Trio malinconico: Diego De Silva (voce), Aldo Vigorito (contrabbasso), Stefano Giuliano (sax) intrecciano lettura e improvvisazione: “La tristezza è una firma d’autenticità: dice che ci siamo, qui e ora”, afferma De Silva.
Un festival “green” anche nello sguardo
La costola “melanconica” nasce dentro Umbria Green Festival, attivo dal 2016 tra cultura, scienza e natura. Qui la sostenibilità non è slogan: durante i due giorni è presente uno spazio informativo dedicato a Linea 21 di ARPA Umbria, la campagna regionale che riduce le emissioni da riscaldamento a biomassa e promuove la sostituzione di camini e stufe obsolete. È ecologia pratica dentro un percorso di ecologia emotiva: aria più pulita fuori, aria più larga dentro.
Perché proprio malinconia
La malinconia è energia lenta. Non deprime: mette a fuoco. È ciò che ci permette di sentire il limite, accettare la perdita, far spazio al mondo. In un’epoca che pretende efficienza e allegria per decreto, Perugia inserisce nel calendario un contro-gesto: due giorni per abitare i chiaroscuri, riconoscendo alla tristezza uno statuto di verità.
La città come scenografia interiore
Perugia è scavo e verticalità. Saliscendi, archi, pietra: la topografia emotiva perfetta per un festival che permette di stare. Dal Pavone alla Feltrinelli, dall’Archivio di Stato al Teatro della Sapienza, l’itinerario è pedonale e compatto: si cammina, si ascolta, si riflette.
Biglietti, accessi, suggerimenti d’ascolto
Consigli pratici: per Elio conviene prenotare; molti appuntamenti sono a ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Portatevi tempo, non solo un’agenda. E per entrare nel mood, riascoltate Jannacci e Modugno, sfogliate Proust, segnate sul taccuino Brecht.