Nel 2024 stampati 85mila titoli ma solo 3.300 superano le 2.000 copie. Vendite in calo, crisi dei piccoli editori, resiste solo la narrativa.
Un’industria iperproduttiva in cerca di lettori
Nel 2023 l’editoria italiana ha battuto ogni record produttivo: 85.192 titoli stampati, un numero che è cinque volte quello del 1988. L’inizio del 2024 non ha rallentato la corsa: tra adulti e ragazzi sono già 68.820 le novità edite nei primi mesi, appena 183 in meno rispetto all’anno precedente.
Il problema? L’offerta corre più della domanda. I dati mostrano che solo 3.254 titoli nel 2024 hanno superato le 2.000 copie vendute, soglia minima per rientrare nei costi. Di fatto, il 96% dei libri pubblicati non arriva nemmeno a farsi notare.
L’illusione della quantità: quando vendere 5.000 copie è un trionfo
Non basta più stampare tanto. Il successo editoriale si misura nel rapporto tra venduto e stampato. Vendere 5.000 copie su 5.000 stampate è una piccola vittoria. Ma stampare 20.000 copie e venderne 4.000 è un fallimento. Eppure questa dinamica resta poco visibile, offuscata da vetrine online sovraffollate e consigli algoritmici.
Crollano le vendite, crescono le incognite
Il 2024 si è chiuso in calo per il mercato trade: −1,5% a valore e −2,3% in copie, pari a 23 milioni di euro e 600mila libri in meno rispetto al 2023. Il 2025 è partito peggio: nei primi quattro mesi, vendite giù del 3,6%, con quasi un milione di copie in meno.
I più colpiti sono gli editori con fatturati modesti. Chi fattura meno di 5 milioni annui ha visto crollare le vendite del 9,3% nel 2024. Nei primi mesi del 2025 le perdite oscillano tra −6,7% e −13,4%.
La libreria resiste, ma non basta
Cambiano le geografie del consumo: l’e-commerce editoriale ha perso oltre 26 milioni di euro nel 2024, e la grande distribuzione è in ritirata. Le librerie fisiche tengono (+8,8 milioni), ma non compensano il rosso degli altri canali. L’impressione è che l’editoria torni a essere affare da lettori forti, mentre il lettore occasionale si allontana.
La narrativa tiene, saggistica e fumetti arrancano
L’unico segmento in controtendenza è la narrativa: +3,2% per quella italiana e +0,9% per quella straniera. Crescono romanzi d’intrattenimento e saghe consolidate, mentre fumetti, saggi, libri per bambini, manualistica e specialistici calano.
Il digitale tiene ma non cresce: ebook e audiolibri restano stabili attorno ai 100 milioni di euro.
I campioni del 2024: pochi, ma potentissimi
I bestseller dominano: “Il Dio dei nostri padri” di Aldo Cazzullo, “Un animale selvaggio” di Joël Dicker e “Tatà” di Marie-Hélène Perrin hanno superato le 200.000 copie vendute. Altri dodici titoli tra 100.000 e 200.000 copie, circa trenta sopra le 50.000. Quasi tutti romanzi, gialli o memoir. Il resto del catalogo resta invisibile.
Catalogo e classici: un capitale che resiste, ma perde forza
Resiste il mercato dei long seller e dei classici. Ogni anno circa un milione di titoli non nuovi vendono almeno una copia. Opere come Siddhartha, Lolita, L’insostenibile leggerezza dell’essere continuano a generare decine di migliaia di vendite. Ma anche qui si registra un calo: −3,0% sul catalogo nel 2024.
L’effetto saturazione: quando l’offerta uccide il mercato
Il paradosso è chiaro: l’Italia pubblica troppo e legge poco. La platea dei lettori è ferma attorno al 40% della popolazione. Rischio effetto saturazione: un’offerta eccessiva che confonde e smarrisce, rendendo difficile far emergere voci nuove.
Secondo Ricardo Franco Levi, presidente di AIE, “serve un cambio di passo strutturale, che coinvolga filiera, politiche culturali e investimenti nel sistema educativo”.
Quale via d’uscita? Cultura pubblica, promozione mirata, biblioteche
La soluzione non può essere solo editoriale. Serve una strategia di sistema: carte cultura, biblioteche, eventi, marketing intelligente e sinergie tra piccoli editori. Serve anche trasparenza nei numeri: il valore di un libro non si misura solo dal numero di titoli, ma dal loro impatto culturale e sociale.
Come scrive The Watcher Post, “stampare un libro oggi è facile, leggerlo è una sfida, venderlo un’impresa”.
Una macchina poderosa, ma autoreferenziale
Il mercato editoriale italiano è una macchina poderosa, ma spesso autoreferenziale. Pubblica tanto, ma non sa selezionare. Spinge novità, ma dimentica il lettore. Se vuole sopravvivere alla sua bulimia, dovrà ritrovare la misura e il senso: scegliere meglio, investire sui contenuti, tornare a parlare con chi legge. Perché i libri, in fondo, non si vendono: si raccontano.