Edoardo Prati, classe 2004, ha il volto serio di chi conosce Leopardi ma anche il linguaggio fluente dei social. È diventato un punto di riferimento per centinaia di migliaia di giovani e adulti grazie a brevi video in cui racconta i classici della letteratura con passione autentica e senza ostentazioni. Su Instagram ha superato i 600mila follower, un numero che continua a crescere grazie alla sua capacità di parlare a tutti, genitori compresi, con lo stile di un insegnante senza cattedra. Il suo modo diretto, spesso ironico ma sempre rispettoso dei testi, ha fatto breccia anche nel pubblico televisivo: da qualche settimana è ospite fisso da Fabio Fazio, a "Che Tempo Che Fa", dove porta la poesia nel prime time.
Il ventenne che fa amare la letteratura ai genitori italiani
Il successo di Prati è arrivato senza filtri e senza mediazioni: nessun team di comunicazione dietro, solo un ragazzo che racconta Petrarca, Omero o Pasolini seduto nella sua stanza. Il passaggio alla televisione non ne ha snaturato il linguaggio, anzi lo ha reso ancora più riconoscibile. Accanto alla partecipazione da Fazio, ha inaugurato anche una rubrica video sul sito di Repubblica, "La periferia del tempo", dove intervista intellettuali e protagonisti del mondo della cultura, mostrando una curiosità viva e uno stile gentile, che non cerca la polemica ma l’ascolto.
Classici senza polvere
Il tratto distintivo di Prati è l’eleganza con cui tratta gli autori che racconta: li considera vivi, li difende dal destino di essere letti solo a scuola e poi dimenticati. Nei suoi video – spesso brevi monologhi – Prati non semplifica i concetti, ma li trasmette con chiarezza, fiducioso nella capacità del pubblico di comprendere. Non si limita a citare versi, ma li collega al presente, al senso del tempo, all’amore e al dolore. Così facendo, diventa un alleato per gli insegnanti e un interlocutore privilegiato per padri e madri che vedono in lui un modo credibile per avvicinare i figli alla letteratura.
Un’icona culturale generazionale
Edoardo Prati è diventato una figura che unisce le generazioni. I giovani lo seguono perché lo sentono vicino, gli adulti perché lo vedono come un antidoto a un mondo digitale spesso superficiale. In un’Italia dove la cultura fatica a trovare spazio nei media generalisti, lui dimostra che c’è fame di parole vere, di storie profonde, di pensiero. Il suo successo non è solo personale, ma dice qualcosa di più grande: i classici non sono morti e c’è ancora chi li sa far parlare.