“Non cancellate il nostro futuro”: il grido d’allarme dei produttori di canapa italiani contro il Ddl Sicurezza

- di: Barbara Leone
 
“No alla legge contro la canapa! Non cancellate il nostro futuro”. È un messaggio chiaro, deciso, quello lanciato dai produttori di canapa italiani riunitisi ieri nella Capitale con Coldiretti, Filiera Italia e ICI – Imprenditori Canapa Italia. In un incontro con Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, i rappresentanti del settore hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo al disegno di legge Sicurezza (Ddl 1236), che nella sua attuale formulazione potrebbe compromettere l’intero comparto della canapa.

“Non cancellate il nostro futuro”: il grido d’allarme dei produttori di canapa italiani contro il Ddl Sicurezza

L’incontro, che ha visto la partecipazione del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, è stato accompagnato da un’esposizione di prodotti derivati dalla canapa: pasta, creme cosmetiche, mattoni per la bioedilizia, e molto altro. L’obiettivo era dimostrare concretamente il valore economico, ambientale e sociale di una filiera che oggi vale mezzo miliardo di euro, conta tremila aziende agricole, oltre trentamila posti di lavoro, e rappresenta un tassello cruciale per l’innovazione green e il rilancio delle aree interne. Il nodo della questione è l’articolo 18 del Ddl Sicurezza, che prevede il divieto totale di “importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.)”. Il provvedimento include anche i derivati delle infiorescenze, come estratti, resine e oli, nonostante il loro contenuto di THC sia inferiore allo 0,3%, quindi privo di effetti psicotropi.

Dopo aver ascoltato le preoccupazioni degli imprenditori agricoli, il senatore De Carlo ha dichiarato la propria disponibilità ad aprire un tavolo tecnico con Coldiretti e ICI:“Il mio impegno è riuscire a capire e far capire come coniugare la posizione ferma del governo verso chi ha abusato della legge 242 del 2016 con le legittime aspettative di chi ha investito in un settore che è parte da sempre dell’agricoltura italiana – ha spiegato il senatore –. Ci batteremo per trovare un punto di caduta che consenta agli agricoltori italiani di continuare a fare la propria attività e al governo di impedire che qualcuno strumentalizzi il lavoro straordinario di migliaia di giovani per aggirare le leggi dello Stato e quelle europee”.

Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha espresso un forte sostegno ai produttori:

“Serve lungimiranza per dare continuità alle tremila imprese agricole che coltivano canapa, continuando sulle indicazioni chiare del passato e creando le condizioni perché vengano rispettate le normative europee. Quel che è certo è che non lasceremo soli i nostri imprenditori di canapa, a costo di arrivare nelle sedi giudiziarie poiché non possiamo permetterci di cancellare i sogni e gli investimenti di tanti giovani che su questo settore hanno scommesso il proprio futuro, costringendoli a chiudere le attività”.

Coldiretti sottolinea come vietare l’uso delle infiorescenze, anche per scopi non ricreativi, equivale a trattare la canapa come una sostanza illegale. Questo accade nonostante oggi la legge permetta la coltivazione, lavorazione e commercializzazione delle infiorescenze, riconoscendone il valore economico e l’assenza di effetti stupefacenti. “Il paradosso – spiegano gli esperti di Coldiretti – è che nel nostro Paese sarebbe consentita la vendita degli stessi prodotti provenienti dall’estero. Questo metterebbe le imprese italiane in una condizione di svantaggio competitivo, annullando anni di lavoro e investimenti”.

Del resto la canapa oggi è utilizzata in diversi settori: alimentare, cosmetico, bioedilizia, bioplastiche, biocarburanti e persino nella produzione di batterie per veicoli elettrici. Secondo le stime, la filiera della canapa potrebbe raggiungere un valore di 8 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, un’opportunità che il nostro Paese rischia di perdere. Leonardo Rocchetti, giovane imprenditore agricolo, racconta la sua esperienza: “Oggi ho 30 anni e sette anni fa ho convinto la mia famiglia a diversificare l’attività dell’azienda florovivaistica perché ho visto nella coltivazione della canapa un’opportunità di sviluppo. Abbiamo cominciato a coltivarla principalmente per il mercato della cosmetica. Circa un anno fa ho scoperto un altro dei mille usi della canapa e ho investito nel settore edilizio con la proposta del mattone in canapa che mi è valso anche il premio Coldiretti Oscar Green. Facciamo il conferimento del materiale a una ditta che poi fa la lavorazione con la calce. Oggi tutto questo potrebbe finire e rischiamo di chiudere se non ci permetteranno di raccogliere, lavorare e commercializzare l’infiorescenza della canapa che è la parte redditizia della pianta. E come me rischieranno di sparire tante aziende in tutta Italia”.

Anche Valentina Capone, fondatrice della Cooperativa Agricola “Canapa del Sud”, esprime le sue preoccupazioni: “Ho dato vita alla cooperativa per reintrodurre la coltivazione della Canapa Sativa L. nella regione Campania e mostrare concretamente un nuovo modello di sviluppo territoriale ed economico sostenibile. Ma oggi quale futuro ci aspetta? Se passa questa norma rischia di crollare tutto quello che ho costruito in questi anni”. Mentre Andrea Senese, imprenditore agricolo, sottolinea l’impatto sociale del settore: “Con l’approvazione del Ddl Sicurezza, ci vedremo costretti a licenziare 25 persone, guardarle negli occhi e dire loro che, per cause non dipendenti da noi, si troveranno in difficoltà economiche”, ha evidenziato Senese.

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