Campania "zona gialla": un mistero irrisolvibile

 
La Campania che, contro ogni evidenza e contro il parere dei suoi amministratori, resta in ''zona gialla'' è uno dei misteri più inestricabili di queste settimane della strategia che il governo sta portando avanti, tra mille fatiche e contestazioni, per frenare il dilagare dei contagi del Covid-19.
Mistero irrisolvibile perché tutto lascerebbe pensare che questa classificazione "light" non abbia alcuna giustificazione se si guarda alla situazione complessiva della sanità campana e quindi dei suoi ospedali.

I nosocomi campani ormai stanno collassando sotto il peso di decine e decine di contagiati che chiedono, implorano d'essere ricoverati laddove letti disponibili non ce ne sono più e il personale - dai medici agli infermieri ed a tutti quelli che cercano di portare il loro contributo - è allo stremo, sfiancato, oltre che da turni lunghi e pesantissimi, dalla consapevolezza di non potere opporsi alla marea montante del coronavirus.

Eppure, nonostante gli appelli di molti, la Campania viene considerata ancora come una regione che non ha raggiunto e superato il limite minimo dell'emergenza. Dal che si dovrebbe pensare che i dati ufficiali che si conoscono (anche se sarebbe forse più corretto parlare di dati resi noti) non corrispondono alla realtà. Se così fosse ci troveremmo davanti ad un interrogativo che verte su chi dice la verità e chi no, su chi ha la giusta percezione della reale situazione e chi no, quindi su chi sbaglia e chi no.

Visto il moltiplicarsi di contagi registrato in Campania (conseguenza dell'aumento esponenziale delle potenziali occasioni di contagio non osteggiate) la misura che ci si aspettava era di misure ben più severe di quelle che la classificazione di "zona gialla" prevede. Ma se non si adottano criteri più stringenti, niente può convincere la gente a cautelarsi maggiormente, se non addirittura a chiudersi in casa, facendo il paio con la chiusura degli esercizi commerciali che vendono prodotti non essenziali.

E in questo rimpallarsi di accuse e rivendicazioni si assiste ad uno scontro dentro e tra le istituzioni che certo rende ancora più inquietante la situazione.
Stiamo parlando, non dimentichiamolo, di una regione che, il 23 ottobre, all'annuncio del presidente De Luca di un imminente lockdown, ha reagito con una impressionante prova di forza, mettendo sulla strada migliaia di persone che, partendo da una protesta che avrebbe dovuto essere pacifica, hanno messo a ferro e fuoco il centro di Napoli. La composizione di quella massa vociante, e non solo, è stata oggetto di analisi politiche e di indagini di polizia giudiziaria, che però poco hanno aggiunto al giudizio generale e che riguarda l'esasperazione che i campani ritengono di avere diritto a manifestare. Una esasperazione che ha avuto nel lockdown e nel Covid-19 solo dei pretesti, essendo vecchia di decenni.

Ma le recriminazioni possono sino ad un certo punto ostacolare uno sforzo nazionale contro la pandemia perché il contagiato asintomatico di oggi in Campania, spostandosi può essere il primo anello di una catena dagli esiti sanitari imprevedibili. Ma lo stesso si potrebbe dire per ogni regione, ovviamente.
E in questo magma, che è sanitario e sociale assieme, il Governo aspetta.
Cosa ancora non si sa.
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