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“Voglio una Borsa Rosa” la finanza che parla al femminile

- di: Redazione
 
“Voglio una Borsa Rosa” la finanza che parla al femminile

C’è una nuova stagione in cui le scelte economiche delle italiane non sono più un capitolo a margine ma il cuore della narrazione familiare e d’impresa. Donne che pianificano, risparmiano, investono e chiedono strumenti chiari, senza rinunciare alla prudenza. Da questa fotografia prende forma “Voglio una Borsa Rosa”, il programma di Banca Sella dedicato all’empowerment femminile con l’obiettivo di ridurre il divario di genere attraverso iniziative di educazione finanziaria. Un’idea semplice: partire da ciò che funziona e rafforzarlo con consapevolezza.

“Voglio una Borsa Rosa” la finanza che parla al femminile

La base è una survey nazionale su 650 persone con ruoli apicali, imprenditori e lavoratori autonomi. Il risultato rompe qualche luogo comune: quasi otto donne su dieci hanno investito negli ultimi cinque anni, una percentuale ormai vicina a quella maschile. E sette su dieci possiedono un piano pensionistico, contro il 57% degli uomini: un segnale di previdenza concreta, che sposta il baricentro dal breve al lungo periodo.
C’è, però, uno scarto tra comportamenti e autopercezione: solo il 26% delle intervistate si considera molto competente in materia finanziaria, mentre una su quattro valuta le proprie conoscenze basse o molto basse. È un paradosso: la pratica corre, l’autostima no.

Più tecnologiche, più previdenti
Nella vita quotidiana la tecnologia è diventata un alleato naturale. Il 45% delle donne usa il mobile payment, contro il 34% degli uomini; il 44% riconosce che le carte aiutano a gestire meglio le spese, mentre il contante arretra: il 70% delle donne lo usa quotidianamente, contro il 75% degli uomini. Non si tratta solo di comodità: cresce la percezione di sicurezza e controllo. I timori restano, ma cambiano segno: gli uomini temono più spesso l’eventualità di problemi tecnici o di mancata accettazione della carta, le donne pesano meno questi rischi e puntano su tracciabilità e governo del budget.
Questo approccio prudente si riflette anche nell’indebitamento: il 52% delle donne ha sottoscritto un mutuo o un prestito personale, contro il 63% degli uomini. È una differenza che racconta priorità. Circa il 40% del campione non riesce a risparmiare; tra chi ci riesce, il 43% delle donne non è soddisfatta (38% gli uomini) e il 17% si dice soddisfatta (21% gli uomini).

Le decisioni: autonomia, fiducia, famiglia
Se guardiamo agli investimenti, emerge un doppio binario. Il 53% delle donne preferisce gestirli in autonomia, ma una quota rilevante coinvolge partner o familiari (30% con il partner, 9% con amici o parenti), segno di una cultura della scelta condivisa. Gli uomini sono leggermente più orientati all’autonomia (57%) e si affidano di più ai professionisti (19% rispetto al 12% delle donne). Questa distanza, però, si riduce – e si ribalta – quando crescono reddito e istruzione: tra le laureate con RAL familiare oltre 50 mila euro, il 75% si occupa da sola delle decisioni finanziarie domestiche, contro il 54% degli uomini con profilo analogo. Con studio e stabilità, la competenza diventa leadership.

Nel portafoglio si vedono scelte coerenti con questa prudenza: gli uomini possiedono più spesso azioni e titoli di Stato (+9%) e risultano più indebitati (+11%), mentre le donne puntano di più sulla previdenza integrativa (+11%). Non è mera cautela: è pianificazione.

L’educazione come libertà
A questi dati Banca Sella risponde con un progetto pensato per il territorio e per le comunità. “Voglio una Borsa Rosa” porta la finanza fuori dalle aule. Si parte da Torino e poi Milano, Bologna, Roma, Salerno e Lecce: sei tappe, sei occasioni per incontrarsi, ascoltare storie, fare domande, imparare a leggere un estratto conto, un contratto, un portafoglio.
La formula mescola linguaggi: stand-up comedy con Giulia Cerruti e Cecilia Forastieri per smontare con leggerezza stereotipi e disparità; interventi di esperte e imprenditrici che portano casi reali; rappresentanti delle istituzioni per tenere insieme finanza, impresa e comunità. Ogni tappa si chiude con networking. Non solo informazione, ma spinta all’azione.
E le voci di creator e influencer - Simona Melani, Pecuniami, Tia Taylor, Claudia De Lillo, Annalisa Monfreda – che portano il dibattito online, dove molte cercano risposte pratiche prima della teoria.

Una piattaforma per strumenti concreti
Il percorso non si esaurisce dal vivo. Sella ha avviato su “Percorsi” una sezione dedicata all’educazione finanziaria delle donne, con articoli, guide, pillole video e, in arrivo, podcast sull’imprenditorialità. I contenuti seguono i temi più richiesti: risparmio, pensione, impresa. L’obiettivo è spostare l’attenzione dalla “paura del linguaggio” alla semplicità degli strumenti: dal budget alla lettura dei costi, dalle coperture alla diversificazione.
È una cassetta degli attrezzi pensata per essere usata subito, senza barriere tecniche e con un lessico chiaro. Le donne mostrano più apertura ai contenuti social, ai video e ai podcast. Per questo il progetto fa leva su formati ibridi: la solidità dell’approfondimento e l’agilità digitale.

La voce delle protagoniste
A legare insieme i tasselli c’è una visione culturale esplicita. “Investire nell’educazione finanziaria e nell’imprenditoria femminile contribuisce a generare valore sia per le donne sia per l’intero sistema economico e sociale. Con la nostra iniziativa intendiamo mettere a disposizione strumenti, competenze e opportunità per accrescere la consapevolezza economica e rafforzare la leadership femminile”, afferma Anna Grosso, Condirettore Generale di Banca Sella.

Nel lancio del programma dedicato emerge anche un altro punto: “Investire nella formazione, aumentare la consapevolezza sui temi finanziari e imprenditoriali e comprendere i diversi comportamenti e abitudini delle donne costituisce una leva essenziale per supportarle”. Il messaggio è netto: conoscenza, autostima, strumenti. La banca lo ha costruito coinvolgendo attivamente le sue dipendenti, che hanno contribuito ai contenuti e condiviso esperienze, perché l’empowerment è credibile solo quando nasce dall’interno.

Tempo, welfare, fiducia
Se c’è un ostacolo trasversale è il tempo. Il 66% delle donne riconosce che l’equilibrio tra vita professionale e familiare incide sulla propria alfabetizzazione finanziaria. Accanto a questo, il 63% indica l’insufficienza delle politiche di welfare come ulteriore freno alla formazione continua. È qui che le donne si fidano meno di università, banche e giornali, e più di esperti e familiari. Non è disincanto: è la ricerca di interlocutori vicini, capaci di tradurre il gergo in scelte concrete.
Anche per questo il progetto insiste sull’educazione come esperienza e su esempi pratici su come, ad esempio, impostare un piano pensionistico, valutare un prestito, organizzare un fondo imprevisti. L’ambizione è ridurre l’asimmetria informativa che spesso scoraggia il primo passo.

Un’Italia che cambia a partire dalle abitudini
I dettagli della survey compongono un mosaico nitido. Carte e contanti oggi si bilanciano, ma le donne usano meno contante e più token sul telefono; quando scelgono il digitale, citano velocità, sicurezza, minore rischio di furto e, soprattutto, migliore gestione del budget. Sul fronte degli svantaggi, gli uomini sono più preoccupati dei problemi tecnici e della non accettazione della carta, mentre le donne pesano meno questi rischi e chiedono strumenti di controllo.
Nel capitolo investimenti, la preferenza femminile per previdenza integrativa è un marchio di fabbrica, così come l’attenzione a condividere le scelte quando serve. E nel bilancio familiare la svolta è sorprendente: la responsabilità cresce con istruzione e reddito. L’autonomia non è un gesto isolato: è il risultato di competenze, stabilità, confronto.

Una rivoluzione gentile, ma non timida
Il roadshow di “Voglio una Borsa Rosa” tiene insieme formazione e intrattenimento, dati e storie. È un modello scalabile perché non impone: ascolta, traduce, restituisce. Parlare di finanza in prima persona significa spostare il baricentro della conversazione: da cosa non si può fare a cosa si può imparare a fare. Per molte donne, la differenza tra rinviare una scelta e prenderla in mano è tutta qui: un linguaggio accessibile, strumenti pratici, una comunità con cui confrontarsi.
In questo spazio, anche l’ironia gioca un ruolo serio: ridere degli stereotipi serve a disinnescare l’imbarazzo e a dare cittadinanza alle domande che spesso restano sullo sfondo. Il risultato è un’energia nuova: la finanza come possibilità.

Il cuore della ricerca di Banca Sella
Se proviamo a tirare le fila, i dati non dicono che le donne siano più “virtuose” degli uomini. Dicono qualcosa di più importante: quando hanno accesso a informazione di qualità e a strumenti comprensibili, le donne trasformano la prudenza in progetto. La differenza sta tutta nella continuità: piccole decisioni, ripetute, che diventano indipendenza. “Voglio una Borsa Rosa” prova a ridurre il rumore che separa le persone dalle scelte.
La finanza è un linguaggio di cittadinanza: saperlo parlare significa partecipare. Qui non si tratta di una nicchia o di un settore “per addette ai lavori”. Qui c’è un pezzo di futuro reale, fatto di competenze condivise e di possibilità che si allargano. E se una borsa rosa oggi è un simbolo, domani può diventare normalità: conoscenza alla portata di tutte, capace di generare valore. Non è marketing quello di Banca Sella: è economia concreta, costruita attorno a chi la vive ogni giorno.

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