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Bonus trasporti, la geografia delle disuguaglianze: dove gli studenti viaggiano gratis e dove no

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bonus trasporti, la geografia delle disuguaglianze: dove gli studenti viaggiano gratis e dove no

In Italia andare a scuola o all’università significa anche fare i conti con il prezzo del viaggio. Il bonus trasporti nazionale, che negli anni scorsi aveva aiutato migliaia di famiglie, oggi convive con una costellazione di iniziative locali: una mappa che rivela le disuguaglianze territoriali. Ci sono regioni in cui un ragazzo prende l’autobus senza tirar fuori un euro e altre in cui i genitori devono pagare l’abbonamento quasi per intero.

Bonus trasporti, la geografia delle disuguaglianze: dove gli studenti viaggiano gratis e dove no

È il paradosso di un Paese che parla di diritto allo studio ma che, davanti al tema della mobilità, continua a dividere i ragazzi in fortunati e meno fortunati a seconda della città in cui vivono.

Il Nord che corre

In Emilia-Romagna il progetto “Salta su!” garantisce l’abbonamento gratuito fino alla quinta superiore a chi ha un ISEE sotto i 30 mila euro, con tariffe comunque ridotte per gli altri. È un modello che molte famiglie indicano come un investimento per ridurre il costo dell’istruzione.
In Lombardia, i giovani sotto i 26 anni godono di sconti fino al 50% sugli abbonamenti ferroviari e urbani, mentre comuni come Milano integrano con contributi extra per abbattere ulteriormente il prezzo.

Il Centro che sperimenta
Nel Lazio, la giunta ha scelto di rendere gratuito il trasporto pubblico per studenti e universitari con ISEE inferiore a 15 mila euro; per tutti gli altri l’abbonamento annuale costa 50 euro, una cifra simbolica.
Nelle città universitarie come Firenze e Bologna, anche gli studenti fuori sede possono contare su tariffe ridotte grazie a convenzioni tra atenei e aziende di trasporto.

Il Sud che rincorre
Nelle regioni meridionali il sostegno è spesso frammentario. In Puglia, l’aiuto è legato all’ISEE e può coprire gran parte della spesa per le famiglie sotto i 25 mila euro di reddito. In Calabria, invece, gli sconti sono più contenuti e variano a seconda dei comuni.
È proprio nel Sud che le differenze diventano più pesanti: non solo per il costo del viaggio ma anche per la minore offerta di mezzi pubblici, che costringe molti ragazzi all’uso dell’auto privata, con spese più alte per le famiglie e maggiori emissioni inquinanti.

Un sostegno che è anche politica sociale
Dietro le agevolazioni non c’è solo una misura di welfare ma una scelta politica: rendere l’istruzione più accessibile e ridurre la dipendenza dall’auto.
Secondo stime del settore trasporti, un abbonamento gratuito o fortemente scontato libera per le famiglie tra i 250 e i 300 euro all’anno, un sollievo concreto in tempi di rincari.
Gli esperti ricordano anche che un trasporto pubblico più accessibile incentiva l’uso dei mezzi, riducendo traffico e emissioni di CO₂.

La sfida di unire il Paese
L’assenza di una cornice nazionale lascia oggi troppo spazio alle disparità. Alcuni governatori chiedono che il governo stabilisca un fondo stabile per sostenere le regioni meno attrezzate, trasformando l’accesso ai trasporti in un vero diritto universale.
Ma la discussione è ancora aperta e sarà uno dei nodi della prossima legge di bilancio, in bilico tra le esigenze di bilancio e l’urgenza sociale di garantire pari opportunità agli studenti.

Per ora resta una geografia irregolare: a Bologna, Milano, Roma viaggiare sui mezzi costa poco o nulla; in altre province un abbonamento pesa ancora come una tassa aggiuntiva sul diritto allo studio.

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